È un’estate tutto sommato positiva quella fin qui registrata sugli alpeggi della provincia di Cuneo dove ogni anno oltre 350 allevatori si trasferiscono con le loro mandrie e greggi. All’iniziale preoccupazione legata ad alcune precipitazioni anche di carattere nevoso, eventi che hanno ritardato di qualche giorno la salita in quota, ha fatto seguito un periodo positivo, con la necessaria presenza d’erba per i capi al pascolo e giornate miti con temperature nella norma. A destare le preoccupazioni maggiori è stata ancora una volta il lupo: se in alcune località sono stati segnalati solo degli avvistamenti, in altre il predatore ha colpito le greggi al pascolo uccidendo alcuni capi e ferendone altri. Situazioni gravi che spingono la Confagricoltura di Cuneo a sottolineare ancora una volta come la condizione di pericolo per gli animali allevati, ma pure per l’uomo, sia sottovalutata, richiedendo una rinnovata attenzione politica e interventi incisivi.
A creare apprensione nei malgari erano state, inizialmente, le precipitazioni di fine maggio. Alcuni problemi si sono registrati a quote di mezza altezza, tra i 1.500 e i 1.700 metri, complici le nevicate tardive e il freddo di maggio, che hanno causato una minor crescita d’erba sui pascoli, come confermato da Bruno Ferrato di Envie, in alpeggio ad Ostana fino ai primi giorni di ottobre con 80 capi di vacche valdostane e Pustertaler Sprinzen: “Abbiamo tardato qualche giorno a salire per via del freddo di inizio primavera – dice -. In generale, però, la stagione è positiva: abbiamo trovato la giusta quantità d’erba in quota”.
“Abbiamo tardato di 10-15 giorni a salire per via della poca erba presente, poi anche grazie ad alcuni temporali la situazione è migliorata e intorno al 10 giugno siamo partiti – aggiunge Andrea Lando, in alpe a San Michele di Prazzo con vacche piemontesi -. A Prazzo il lupo non ha ancora fatto razzia, ma mi hanno segnalato la presenza di due branchi tra Acceglio e Canosio. Bisogna stare all’erta”.
La costante presenza del lupo ha portato i malgari ad intensificare l’attività di guardia, per proteggere gli animali che rappresentano il capitale aziendale. E se in alcune vallate gli attacchi hanno per ora risparmiato gli allevamenti, in altre zone, come nel Monregalese, il grande predatore è invece tornato a colpire. A fine luglio uno dei casi più eclatanti, con un attacco sulle montagne di Soprana, nel vallone della Penna, tra la val Corsaglia e il territorio di Prato Nevoso. A farne le spese un gregge di una trentina di pecore di proprietà di un giovane allevatore. A inizio luglio è stata invece uccisa una manza di due anni di proprietà di Renato Caramello, allevatore di Rocca de’ Baldi, in alpeggio tra Briga Alta e Roccaforte Mondovì: “Già l’anno scorso i lupi ci avevano colpito: stanno aumentando, e si avvicinano sempre di più all’uomo – dice l’allevatore -. Tre esemplari girano sempre intorno al mio allevamento di 170 capi di piemontese, ma dicono che in zona ve ne siano molti di più. Occorre che la politica prenda una decisione su quello che è sempre più un problema irrisolto”. “Non sono più accettabili le incertezze e le difformità normative, senza considerare che i danni sono diretti (capi predati) ed indiretti (costi veterinari, mancata produzione, ecc.) – commenta Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -. Le misure di protezione finora adottate, come i cani anti lupo o le recinzioni, continuano a rivelarsi insufficienti o inefficaci come testimoniamo gli attacchi subiti dai nostri associati. È ora di pensare a interventi capaci di prevenire attacchi e fornire agli allevatori le giuste garanzie per continuare a lavorare in alpe. È giusto e doveroso risarcire integralmente e rapidamente gli allevatori e proteggerli. Siamo disponibili a fornire il nostro contributo di idee e soluzioni per affrontare al meglio questa difficile situazione”.
cs