Dopo l’ok delle settimane scorse al Piano regionale dell’Amianto, il Consiglio di Palazzo Lascaris, dopo un lungo dibattito durato diverse sedute, ha approvato il Piano dei Rifiuti le cui norme saranno valide fino al 2020.
Il nuovo documento si è reso necessario perché quello precedentemente in vigore risaliva al 1997 (un tentativo di rivederne l’impianto nel 2007 non aveva ottenuto risultati positivi) e, di conseguenza, non rispondeva più alle mutate esigenze del settore.
Infatti, oltre a essere cambiata l’impostazione della raccolta e dello smaltimento dei materiali, con la promozione sempre maggiore della differenziata “porta a porta” e l’entrata in funzione del termovalorizzatore del Gerbido, a Torino, c’era anche il rischio di incorrere in un procedimento di infrazione da parte dell’Unione Europea per l’alta percentuale di immondizia prodotta. In quest’ottica, il Piano ha individuato alcuni obiettivi prioritari. A partire dalla riduzione dei rifiuti generati da ogni abitante a 455 chilogrammi complessivi in un anno, a fronte di una stima di 486 chilogrammi nel 2020 (adesso è di 500 chilogrammi a testa). Poi, il raggiungimento, sempre entro il 2020, di almeno il 65% della raccolta differenziata sull’intero territorio (nel 2013 in Piemonte la media era del 52,5% e nel 2014 del 53,5%) e una produzione pro capite di rifiuti urbani indifferenziati (il “secco”) non superiore a 159 chilogrammi (nel 2013 era di 212,6 chilogrammi per abitante e nel 2014 di 212,2). Con l’obiettivo di arrivare, fra quattro anni, a non più di 670.000 tonnellate di immondizia indifferenziata da gestire a livello regionale.
Altre indicazioni del Piano: ottenere un tasso di riciclaggio pari ad almeno il 55% in termini di peso (nel 2013 era il 50,1%) e l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi sull’intero territorio piemontese. Inoltre, nel nuovo Piano si prevede la riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili fino al loro azzeramento a partire dal 2020 e l’abbandono del ricorso allo smaltimento in discarica dei rifiuti recuperabili. “Si tratta – sottolinea l’assessore all’Ambiente, Alberto Valmaggia – di un traguardo importante, con obiettivi ambiziosi. Dobbiamo aumentare la raccolta differenziata attraverso il “porta a porta”, intercettando soprattutto la massima quantità possibile di frazione organica. Insieme a ciò, è necessario migliorare la qualità del materiale differenziato prodotto, in modo da poterlo riutilizzare riducendo il più possibile gli scarti”.
I progetti sulla provincia di Cuneo? “In Piemonte si va verso la pianificazione dell’impiantistica a livello regionale, con la costituzione di un’apposita Autorità. Invece, a livello di raccolta la competenza rimane in capo ai Comuni, che la svolgono in modo associato: oggi attraverso i Consorzi di Bacino; domani con gli organi che saranno definiti nella nuova Legge di governo del sistema dei rifiuti che dovrà essere portata in Consiglio Regionale entro sessanta giorni dall’approvazione del Piano. Questo perché l’operazione si deve adattare il più possibile alla differenze e alle caratteristiche del territorio. In ogni caso, anche per la nostra provincia vale il discorso di aumentare la percentuale di differenziata”.