Dal 2 al 5 novembre l’Amministrazione civica di Alba organizza una serie di iniziative per commemorare i drammatici momenti dell’alluvione che 25 anni fa colpì la città e il territorio.
Il calendario degli appuntamenti è stato svelato nella sala consiliare “Teodoro Bubbio” del municipio, con gli interventi del sindaco, Carlo Bo, dell’assessore alla Protezione civile, Massimo Reggio, del responsabile della Protezione civile comunale, Laura Campigotto, del segretario generale della fondazione “Piera, Pietro e Giovanni Ferrero”, Bartolomeo Salomone, del presidente di “Proteggere insieme”, Roberto Cerrato, e di Emanuela Rosio della società cooperativa “Erica”.
Sabato 2, alle 9,30, sotto i portici del palazzo comunale, sarà inaugurata la mostra fotografica “Memorie d’acqua” realizzata dall’associazione “Proteggere insieme”, visitabile
anche domenica 3 e poi ospitata per tutto novembre nel municipio.
Sempre sabato prossimo, alle 14,30, la sala conferenze del palazzo delle mostre e dei congressi “Giacomo Morra”, in piazza Medford, ospiterà il convegno “25 anni dopo l’alluvione”.
In apertura ci sarà il saluto del sindaco Bo e delle autorità.
Quindi la giornalista Paola Scola parlerà del suo ultimo libro, “Più forti dell’alluvione” (edizioni “Araba fenice”), scritto per il venticinquennale, dialogando con i moderatori Roberto Cavallo e Beppe Rovera e con il sindaco del cataclisma, Enzo Demaria.
Seguirà l’intervento del dirigente della Città metropolitana di Torino Furio Dutto che nel ’94 lavorava all’Autorità di bacino del fiume Po e fu presente nella sala operativa allestita nella sala del Consiglio comunale di Alba per gestire l’emergenza durante l’alluvione. Il suo intervento tratterà il tema “La gestione dell’emergenza ieri e oggi”.
Fabio Luino, direttore del Cnr-Irpi Torino, proporrà una panoramica su “Alba e le sue inondazioni storiche”.
Quindi Gianluca Zanichelli, dirigente dell’Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po), parlerà sul tema de “Le opere di difesa dalle alluvioni”, trattando la tutela del territorio dal punto di vista delle infrastrutture.
Franco De Giglio, dirigente del settore Protezione civile della Regione, si occuperà de “La mitigazione non strutturale del rischio”, ovvero del contributo della Protezione civile in materia di prevenzione, formazione e informazione.
Il convegno proseguirà con Maurizio Bongioanni dell’Aica (Associazione internazionale per la comunicazione ambientale) su “L’importanza del rapporto con i cittadini: comunicare conviene”, il quale sottolineerà l’importanza di condividere le informazioni con i cittadini per stimolare la consapevolezza del rischio e per istruire su come affrontare le emergenze.
La chiusura sarà affidata al capodipartimento nazionale della Protezione civile, Angelo
Borrelli. che parlerà de “Il sistema nazionale della Protezione civile”, con uno sguardo alle prospettive in questo àmbito.
Gli interventi saranno intervallati da video di testimonianza, tra i quali alcuni messi a disposizione dalla “Ferrero”, con il discorso del compianto Pietro Ferrero.
A fine convegno, verso le 18, un corteo partirà dal palazzo delle mostre e dei congressi dirigendosi verso al vecchio ponte albertino sul Tanaro, per il lancio di una corona di fiori in ricordo delle vittime dell’alluvione del 1994.
Domenica 3, alle 10,30, nella Cattedrale di San Lorenzo, il vescovo, monsignor Marco
runetti celebrerà la Messa in ricordo delle vittime.
Lunedì 4, alle 16,30, nella sede della società cooperativa “Erica” e dell’Aica, in via Santa Margherita 26, sarà inaugurata la stazione meteorologica collegata al sistema Smi (Società meteorologica italiana”, i cui dati verranno condivisi con il Comune, in modo da consentire l’attività di monitoraggio su varie componenti ambientali. Dopo il taglio del nastro, dalle 17,30 seguiranno alcuni interventi sulla climatologia e alcune testimonianze in ricordo dell’alluvione del 1994.
Nella mattinata di martedì 5 le scuole attueranno un’esercitazione di evacuazione a cui hanno aderito 28 plessi scolastici per un totale di più di ottomila studenti, oltre al personale docente e amministrativo. I volontari delle associazioni locali di Protezione civile seguiranno le esercitazioni nelle scuole, cui parteciperanno anche alcuni assessori e consiglieri comunali.
Sempre negli istituti scolastici nei giorni successivi seguiranno incontri formativi e informativi sui rischi ambientali.
Alle iniziative prenderanno parte anche i bimbi dell’asilo nido comunale “L’ippocastano”.
Le nove vittime che si contarono sotto le torri
Le vittime dell’alluvione del 1994 morte nel territorio di Alba furono: Caterina Giobergia e Felicita Bongiovanni, annegate all’interno della casa di riposo “Ottolenghi”, Maria Magliano Sobrino e il nipotino Riccardo Sobrino, travolti dall’acqua in via Piera Cillario, i coniugi Daniele Vola e Daniela Mascarello sommersi presso la ditta “Aimeri”, Emiliano Rossano di Macellai travolto dalla piena del Tanaro nella zona del ponte nuovo della tangenziale di Alba
(il corpo venne ritrovato mesi dopo molto a valle), i coniugi Carmine Iannone e Maria Di Paola di Nichelino che persero la vita sulla tangenziale.
Il fondamentale contributo dato da chi ha lavorato in silenzio
Il cataclisma che nel tardo pomeriggio di sabato 5 novembre 1994 e soprattutto nella notte su domenica 6 colpì l’albese, per poi portare morte e distruzione sino all’alessandrino, come sottolineiamo nell’editoriale di questo numero di “IDEA”, originò l’eroismo “nascosto” di tantissimi sul cui operato, determinante, a 25 anni dal disastro è giusto tornare.
Il rischio è di non citarne qualcuno direttamente, ma riferendoci ad alcuni casi concreti intendiamo accendere i riflettori su tutti.
Intanto va ribadito come l’alluvione sia stata il crinale oltrepassato il quale la Protezione civile, qui da noi, ma non solo, è diventata un’altra cosa, anzi si può dire sia nata, prendendo ad esempio altre realtà nazionali già strutturate (le foto sotto sono tratte dal sito delle “Misericordie”, uno dei modelli di riferimento, che intervennero in queste zone, ndr), ben presto quanto meno eguagliandole quanto a numero di volontari e a efficienza.
Fra quanti avevano il “dovere” di agire, oltre alle Forze dell’ordine e all’Esercito, c’erano gli operatori dell’Asl, in particolare (ma non solo!) quelli del Servizio di igiene pubblica, la cui competenza allora comprendeva la tutela ambientale, perché l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) era di là da venire. A guidarlo era Francesco Morabito, in seguito a lungo direttore generale dell’Asl Cn2 di Alba-Bra.
E’ lui a ricordare: «Nei giorni successivi all’alluvione ci trovammo ad affrontare un rischio epidemiologico potenzialmente gravissimo: gli acquedotti interrotti, le carogne degli animali annegati a centinaia (anche i servizi veterinari facevano parte della stessa struttura, ndr), l’inquinamento provocato dai materiali, penso ad esempio ai prodotti fitosanitari, portati via dall’acqua… Anche il “San Lazzaro” era stato messo in serie difficoltà dall’esondazione. Si trattava di poterne garantire in pochissimo tempo il funzionamento in sicurezza per i ricoverati. Era una situazione esplosiva che l’abnegazione dei nostri operatori riuscì a tenere sotto controllo. Ci diedero una mano importante anche i Carabinieri del Nas di Alessandria. Passammo giorni interi, con il direttore dell’Asl, Giovanni Monchiero, e tutti i collaboratori del Servizio di igiene pubblica, nell’eseguire controlli, nel controllare la potabilità dell’acqua ricorrendo al laboratorio di analisi di Cuneo che non era semplice raggiungere, nel coordinamento delle forniture di emergenza dell’acqua. Ricordo come fosse oggi che io stesso provvidi ad affiggere all’entrata del municipio la comunicazione che l’acqua non era potabile. Allora non c’erano i “social” e i telefonini erano una rarità…». Fatto sta che, oltre alle vittime immediate, non ci furono altre conseguenze sulla salute delle persone. Non fu un miracolo, bensì merito di tanti eroici operatori che misero l’interesse collettivo in cima ai propri pensieri.
Il ricordo di ciò che fu creerà consapevolezza sulla prevenzione
«E’ giusto ricordare per non dimenticare», ha esordito il sindaco, Carlo Bo, in conferenza stampa. «Sono passati 25 anni dall’alluvione e le infrastrutture realizzate in città hanno permesso che in successivi eventi della stessa violenza non si siano verificati danni né alle persone, né alle strutture».
Riferendosi ai tristi eventi dei giorni precedenti in provincia di Alessandria, Bo ha sottolineato: «Una volta le problematiche arrivavano dai grandi fiumi, oggi dai torrenti, sui quali facciamo ancora troppo poca prevenzione».
Il primo cittadino ha concluso invitando ad affiancare alla commemorazione del passato l’attenzione al futuro: «In questi giorni dobbiamo ricordare questi 25 anni a noi stessi e sottolineare l’importanza della prevenzione. In tale direzione promuoveremo anche iniziative nelle scuole, perché dobbiamo instillare in tutti i nostri ragazzi la ferma convinzione che, per evitare queste tragedie, l’unico modo è prevenire».
«L’alluvione del 1994 mise a dura prova la città e il territorio», ha ricordato l’assessore comunale alla Protezione civile, Massimo Reggio. «Da allora tante opere di difesa sono state costruite e molto si è fatto, in termini sia di gestione del territorio, sia di organizzazione del sistema della Protezione civile. A cinque lustri di distanza, le iniziative proposte
dall’Amministrazione comunale alla cittadinanza, oltre al ricordo degli eventi e delle vittime di quei terribili momenti e di come gli albesi trovarono la forza di rialzarsi, danno l’occasione per riflettere sull’importanza della sicurezza dei cittadini e del territorio, nonché della sua cura quotidiana, per cui tutti dobbiamo sentirci chiamati a fare la nostra parte. È davvero fondamentale diffondere, soprattutto nelle nuove generazioni, la consapevolezza dei rischi ambientali, della loro prevenzione e della gestione delle emergenze. Grazie alla collaborazione con le associazioni locali di Protezione civile e di tutti gli istituti scolastici albesi, gli spazi dedicati alla memoria di ciò che fu si tramuteranno in un momento di formazione, consapevolezza e cultura di tutela e gestione del territorio».