Posti a sedere esauriti, tanta gente in piedi, in tutto circa 180 persone. Maria Elena Boschi ha fatto il pienone nella sala Barbero del suggestivo castello degli Acaja, a Fossano, dove ha “spiegato” alla platea la riforma costituzionale.
Dopo essere stata ad Alba, intorno alle 11,30 il ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento ha fatto il suo ingresso in sala, dove ad attenderla c’erano la senatrice Pd Patrizia Manassero e i deputati Chiara Gribaudo e Mino Taricco. Quest’ultimo ha fatto da padrone di casa, introducendo i relatori di fronte ad una sala gremita di autorità politiche locali, ma anche di tanti cittadini, curiosi di vedere da vicino la bella ministra e di farsi un’idea più chiara della riforma costituzionale in vista del referendum.
Dopo gli interventi iniziali di Chiara Gribaudo e Patrizia Manassero, accolta da un grande applauso ha preso la parola la Boschi. “Spero di convincere almeno qualcuno di voi a votare per il sì, altrimenti torno a casa senza aver fatto bene i miei compiti”, ha esordito scherzando, per poi entrare nel cuore della questione, la riforma costituzionale appunto, che, “a differenza di altre che sono state proposte in passato, non ha modificato l’articolo 138: non abbiamo cercato scorciatoie, strade più brevi, ma abbiamo seguito tutto il percorso che la nostra costituzione prevede”.
Il ministro ha parlato senza pause per circa 25 minuti, catturando l’attenzione degli spettatori: “Noi in questa riforma abbiamo voluto coinvolgere tutti – ha detto – abbiamo voluto che siano i cittadini a decidere, perché si tratta di una cosa davvero importante, che riguarda ciascuno di noi, i nostri figli, i nostri nipoti. Ecco perché il referendum è così importante. Dobbiamo sentirci protagonisti di questo cambiamento, non solo spettatori. Abbiamo bisogno di voi, noi non possiamo personalizzare, ma abbiamo bisogno che voi personalizziate, che voi sentiate questa sfida come vostra: il voto di ciascuno di voi è determinante per il futuro del Paese”.
Maria Elena Boschi ha poi cercato di spiegare le ragioni di un tale impegno da parte del Governo su questa riforma: “Prima di tutto è una questione di serietà, perché dopo 30 anni che si promette di cambiare e di rendere le istituzioni più funzionanti, è giusto anche che queste promesse vengano mantenute. Per noi significa mantenere un impegno con il Parlamento e con i cittadini. Sappiamo che questa riforma non è perfetta, ma per 30 anni ci hanno fatto credere che sia meglio niente rispetto a qualcosa di perfettibile: ecco, adesso credo sia il momento di dire che qualcosa si può anche perfezionare dopo, ma il niente è drammatico”.
Entrando nel dettaglio della riforma, il ministro ha cercato di far capire cosa vuol dire il superamento del bicameralismo perfetto: “Significa che per approvare una legge non si fa più avanti e indietro da un ramo all’altro del Parlamento per mesi, a volte per anni; significa che la Camera dei Deputati ha la parola finale, e ce l’ha in tempi certi; perché bisogna approvare le leggi che servono nei tempi che servono, non si possono aspettare anni. Abbiamo bisogno di un Parlamento che riacquisti la sua centralità, ma anche che abbia una maggioranza scelta direttamente dai cittadini attraverso il voto. Il Senato avrà funzioni nuove, una funzione importante di controllo, sarà composto da sindaci e consiglieri regionali: un Senato delle autonomie, libero, trasparente. C’è una norma che credo sia molto saggia all’interno della riforma costituzionale, per cui se ci sono amministratori locali che non hanno fatto bene il loro lavoro e hanno fatto fallire l’ente locale, devono fallire anche loro, come succede nel mondo privato. Questa è una scelta che dobbiamo fare tutti insieme – ha concluso – e spero che anche chi non ha mai votato e mai voterà Pd, possa votare sì alla riforma perché ha a cuore l’Italia. Chiedo a tutti voi una mano, e vi chiedo di farlo con entusiasmo e allegria, e con la consapevolezza che stiamo dando al nostro paese una nuova opportunità”.
Gabriele Destefanis