Ospedale unico, sì. Ma dove? A Cuneo se ne parla da tempo. Lo si fa con il contributo, dalla fine del 2019, di una nuova realtà nata con l’obiettivo di supportare l’ospedale di Cuneo in questo delicato e importantissimo percorso: la fondazione “Azienda ospedaliera ‘Santa Croce e Carle’” Onlus. Costituita a ottobre su iniziativa di venti soci fondatori (a oggi se ne sono aggiunti trenta, portando il totale a cinquanta), a guidarla c’è una persona che conosce molto bene la sanità cuneese, Fulvio Moirano, direttore dell’azienda ospedaliera “Santa Croce e Carle” di Cuneo per 11 anni, dal 1996 al 2007. Poi per lui sono arrivati altri incarichi importanti: direttore generale della sanità piemontese, quindi in Sardegna dove ha guidato l’Azienda sanitaria unica fino allo scorso luglio, prima delle dimissioni e del nuovo ruolo da presidente della Fondazione per l’ospedale cuneese. Una proposta che proprio non poteva rifiutare: «Sono in pensione, ma stare a casa non fa per me. Dire di no a questo incarico era troppo difficile».
Qual è il ruolo di questa nuova Fondazione?
«Tengo a fare una precisazione: la Fondazione nasce per supportare l’ospedale di Cuneo. Potrebbe farlo in diversi modi, per esempio finanziando nuove tecnologie, contribuendo alla ricerca o ancora facendo altri investimenti. è chiaro che all’ordine del giorno, in questo momento, c’è la questione del nuovo ospedale e noi vogliamo dare il nostro contributo in questo percorso».
C’è davvero bisogno di un nuovo ospedale a Cuneo?
«Sì, c’è questa necessità, perché il “Santa Croce” è datato, ha ormai 60 anni. Lei pensi che negli Stati Uniti ogni 30 anni buttano giù gli ospedali e ne costruiscono di nuovi. Bisogna considerare che gli ospedali hanno sempre bisogno di aggiornamenti per quanto riguarda le direttive in tema di sicurezza. Il “Santa Croce” è a norma sotto tutti i punti di vista e ha dimostrato di saper stare al passo con i tempi. è tra gli ospedali che sono stati mantenuti meglio, però ciò non toglie che sia datato: per questo c’è assolutamente la necessità di pensare ad una nuova struttura».
Una struttura unica, che elimini la presenza attuale di due sedi: si va verso questa direzione?
«Pensi che quando arrivai a Cuneo c’erano addirittura tre sedi: il “Santa Croce”, il “Carle” e la cosiddetta “Villa Santa Croce”, in corso Francia, dove venivano ospitate le sezioni di malattie infettive, dermatologia e psichiatria. Attraverso un’operazione fatta in quegli anni, quella struttura fu venduta e le sue funzioni vennero trasferite al “Carle”, a Confreria, un ospedale che è stato fortemente ammodernato, ma che, come il “Santa Croce”, è datato. Quindi sì, la certezza è che si debba andare verso un’unica struttura».
Queste le certezze. La questione che rimane da risolvere e di cui si parla molto è dove realizzare questa nuova struttura. Qual è la situazione al momento?
«Intanto c’è da dire che l’azienda ospedaliera “Santa Croce e Carle” è un ente strumentale della Regione, la quale quindi dovrà decidere insieme alla stessa Aso e al Comune di Cuneo. Noi verremo sicuramente coinvolti, con altre fondazioni, ma la decisione spetta ad altri. Credo si debba tenere presente che l’ospedale è un patrimonio della città, ma anche un riferimento per tutto il territorio provinciale. All’inizio c’erano tre o quattro ipotesi diverse, oggi mi sembra di poter dire che ne siano rimaste in piedi due: la zona dell’attuale ospedale del capoluogo e quella del “Carle”, a Confreria. Il prossimo passo, dal punto di vista operativo, sarà quello di realizzare uno studio comparativo sui “pro” e sui “contro” delle potenziali ubicazioni. Alcune analisi erano già state avviate nel 2008, dunque non si parte da zero: io credo che in pochi mesi si potrebbero avere dei risultati. Quando avremo a disposizione dei numeri per comparare i due siti, lo studio andrà in mano all’Azienda ospedaliera, al Comune e alla Regione che prenderanno una decisione. Lo studio è molto
utile, perché potrà contenere anche le ipotesi di copertura economica e quelle che riguardano la capacità della nuova struttura in termini di posti letto».
Qual è la soluzione migliore, secondo lei?
«Come ho già detto, la decisione non spetta a noi. Io ho dato il mio parere in alcune occasioni, compresa la Commissione consiliare del 9 dicembre in Comune. Il ragionamento parte dal progetto dell’ospedale ideale che il ministro Umberto Veronesi nel 2000 chiese di realizzare a Renzo Piano: prevedeva uno spazio di almeno 10 ettari. Nell’attuale sede del “Santa Croce” ce ne sono 3,2, al “Carle” invece oltre 10, senza contare che intorno ci sono terreni che potrebbero essere acquisiti. Poi, naturalmente, ci sono tante cose di cui tenere conto che dovrebbero essere approfondite dallo studio di cui parlavo prima. La cosa fondamentale, però, è fare in fretta, anche perché ci sono finanziamenti per l’edilizia sanitaria messi a disposizione dallo Stato che dobbiamo essere pronti a prendere. Non possiamo perdere il treno».
Al di là della scelta del luogo, che caratteristiche dovrà avere il nuovo ospedale?
«Bisogna partire dalla consapevolezza che l’ospedale di Cuneo è probabilmente il secondo in Piemonte, insieme a quello di Novara, dopo le “Molinette” di Torino. Parliamo di una realtà che ha volumi di attività importanti, specialità di alto livello e bravissimi professionisti che vi operano. Non dobbiamo dimenticare che chi fa gli ospedali sono i professionisti che ci sono dentro, che siano medici, operatori, specialisti, personale infermieristico o personale amministrativo, e questo all’ospedale di Cuneo già c’è. Serve un contenitore nuovo, in termini di spazi, di tecnologie, di modalità organizzative. Bisogna pensare a modalità spaziali diverse rispetto a quelle attuali, coerenti con un nuovo modello organizzativo. Che ospedale sarà? Una struttura che dovrà guardare ai prossimi cinquant’anni: è necessario ragionare in questo senso. Per quanto riguarda le caratteristiche, dovrà essere un grande ospedale che abbia funzione di primo livello per il territorio di riferimento, quindi il cuneese in senso stretto. E poi per le funzioni di secondo livello, come la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la medicina nucleare, la radioterapia, dovrà essere attrattivo per tutta la provincia di Cuneo e non solo».
I venti soci fondatori, il cda e il presidente
Il 15 ottobre 2019 è stato firmato l’atto notarile che ha dato vita alla fondazione “Azienda ospedaliera ‘Santa Croce e Carle’ Cuneo” Onlus.
Come spiega il presidente, Fulvio Moirano, «l’iniziativa è nata da un gruppo di persone che hanno a cuore l’ospedale di Cuneo».
Queste persone sono i venti soci fondatori: Rita Aimale, Osvaldo Arnaudo, Corrado Bedogni, Federico Borgna, Carlo Borsalino, Giovanni Cappa, Daniela Carboni, Ferruccio Dardanello, Umberto Fino, Luisa Frandino, Mauro Gola, Giuseppe Maria Settimo Malfi, Amilcare Merlo, Fulvio Moirano, Riccardo Preve, Luigi Salvatico, Piero Delbosco, Adriano Spada, Giuseppe Tardivo e Lucia Turci.
Il Cda (composto dal sindaco di Cuneo e presidente della Provincia, Federico Borgna, dal presidente del Comitato etico interaziendale di Aso “Santa Croce e Carle” e Asl Cn1, Luigi Salvatico, dal rappresentante della Confraternita della “Santa Croce”, Bruno D’Angeli, e dal cofondatore del Campus di management ed economia di Cuneo, Giuseppe Tardivo) ha scelto come presidente Fulvio Moirano.
«Me l’hanno proposto e ho accettato», spiega l’ex Direttore sanitario dell’azienda ospedaliera “Santa Croce e Carle”. «Sono in pensione, ma non riesco a stare fermo. Ho costituito una società di formazione e consulenza e sono sempre in giro per l’Italia, ma per me era difficile rifiutare questo incarico, considerando che per undici anni ho diretto la struttura e sono ancora molto legato a questa realtà».