I Caf, i patronati, i Centri di assistenza agricola, enti vigilati dai ministeri, sono servizi di pubblica utilità e come tale debbono rimanere aperti? I decreti ministeriali dell’8 marzo e dell’11 marzo con le ultime direttive non hanno sciolto il nodo che coinvolge oltre 20mila sedi operative aperte in tutta Italia di questi sportelli che erogano servizi ai cittadini e alle aziende. Di questi strumenti a disposizione di un’ampia utenza non c’è menzione.
“Noi abbiamo 2.300 sedi sul territorio nazionale, con 1.700 dipendenti e qualche migliaio di operatori. E a livello territoriale riscontriamo situazioni differenti da comune a comune” spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori, che ha raccolto centinaia di segnalazioni dalla chat interna.
“Pur coscienti del nostro ruolo essenziale nel supportare la cittadinanza negli adempimenti quotidiani, vorremmo però anteporre le esigenze sanitarie e quindi chiudere tutto. Questo ci chiedono dai territori locali. Ma è una decisione che non possiamo prendere in autonomia. Stiamo scrivendo ai ministeri per sollecitare interventi immediati e indicazioni in quanto siamo esposti notevolmente. In alcune situazioni le autorità locali contestano le aperture, emettendo anche multe, mentre in altre ciò non avviene”.
Ai Caf, che sono vigilati dal ministero dell’Economia e delle Finanze, si rivolgono annualmente oltre 30 milioni di contribuenti soltanto per le dichiarazioni dei redditi. Tra le altre attività, il reddito di cittadinanza, i contratti in locazione, le visure catastali, le successioni, i servizi per colf e badanti e altre dichiarazioni fiscali.
I patronati, vigilati dal ministero del Lavoro, si occupano invece di previdenza (quota 100, anzianità, complementare, invalidità), di permessi di soggiorno per i lavoratori extracomunitari e di ricongiungimenti familiari, di infortuni e di handicap, di assegni al nucleo familiare, del bonus bebè e di asili nido, di indennità di disoccupazione Naspi.
Un discorso a parte per i Caa, i Centri di assistenza agricola, perché potrebbero rientrare nei servizi di “filiera agricola”. Ma anche qui serve l’indicazione del ministero delle Politiche agricole.
c.s.