«Il difficile? Capire l’uomo noi i cani»

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IDEA n.13 del 2 aprile 2020

Approfondimento sul mondo del canile con la volontaria Domenica “Dodo” Filippi

«Il canile più bello è il canile vuoto. Sarebbe un mondo migliore se non ci fosse bisogno di canili, se non esistessero allevamenti in cui la gente va a comprare cani di cui poi si stufa e li abbandona».

A dirlo è una persona che la competenza in materia se l’è conquistata sul campo, visto che da tre anni passa la maggior parte possibile del proprio tempo libero presso il “Pinco pallino club” di Cussanio, a Fossano. Con Domenica Filippi, “Dodo” per gli amici, una “volontaria come tante altre, vegetariana e animalista” (così si autodefinisce la carrucese), IDEA proverà a fornire qualche elemento di riflessione e di approfondimento ai propri lettori.

A partire dal le tipologie di animali ospitati: «Al canile ci sono cani, gatti, 5 cavalli, un toro, una capretta, 400 chilogrammi di maiale, porcellini vietnamiti, e fino a poco tempo fa anche un daino».

Chi viene qui che idea ha dei cani di un canile?
«Alcuni arrivano e ti dicono “ci sono anche cani di razza”, “ci sono anche cani belli!”, perché pensano che ospitiamo cani “sfigati”, quelli che nessuno vuole, ma spesso non è così. Spesso capita che la gente si compri il cane di razza e poi si accorga che non può tenerlo».

Anche sui canili stessi l’opinione è un po’ superficiale?
«Ci sono canili e canili, ma sempre di gabbie si parla e le gabbie sono brutte. Spesso chi arriva in canile pensa che sia un postaccio infelice. In effetti, di suo lo è, ma noi siamo lì a posta. I volontari più che altro distribuiamo coccole. Quando i cani escono dalla gabbia ti si appiccicano addosso, ti chiedono i “grattini”. Un cane, tra un biscotto e una coccola sceglie quasi sempre una coccola. Cominciamo ad abituare i cani, anche quelli più spaventati, pian pianino, con tanta santa pazienza, a essere coccolati, toccati, maneggiati. Nel momento in cui viene qualcuno a cercare un cane, sono già “pronti”. Si addolciscono pian piano. Insegniamo come andare al guinzaglio, perché alcuni sono stati legati a una catena tutta la vita. Altri pensano che il canile s sia un supermercato: ti dicono “io lo voglio bianco, piccolo, con le orecchie dritte e la coda lunga”. Oppure vogliono un “golden retriever” e noi pensiamo subito che non ha capito il senso, li lasciamo fare un giro per il canile e li lasciamo perdere».

Quali sono le prime domande di chi viene a cercare un cane?
«Le dimensioni. Ed una richiesta legittima per poterli indirizzare correttamente sulla scelta. Ad un signore anziano non viene proposto un cucciolo di pastore tedesco: è palese che non avrà la forza fisica e mentale per tenerlo. Magari gli si propone un cane piccolo, con già qualche anno. Si fa così. Ad una persona chiedi che vita fa».

E per capire se una persona è adatta a un cane?
«Eh quello è difficilissimo. Ci siamo presi delle cantonate allucinanti. Cerchi di parlare un po’ con la persona, di capire se ha già avuto dei cani. Alcune persone che sembravano le più brave del mondo, dopo due mesi ci hanno portato indietro il cane. Nonostante tra di noi ci sia una ragazza che si è appena laureata in psicologia, questa rimane la cosa più difficile: capire la persona che hai davanti».

Tra i visitatori che vengono al canile, quanti escono con un cane come compagno?
«Direi la metà».

Pensavo di più, francamente…
«Si tratta di un problema di aspettative. Non dell’uomo ver so il cane, ma degli esseri umani tra loro. Alcune coppie sono composte da uno dei due che vuole il cane, anzi li vorrebbe tutti, e l’altro no. Il canile non è un posto chic, quindi vedi signore vestite per benino che hanno solo dato il contentino al marito, o un papà che fa lo stesso con il bambino».

Quali standard deve garantire potenziale padrone adottivo? So che siete abbastanza rigidi…
«Quando prendi un cane devi essere convinto. Sotto le foto dei cani (sulla pagina Facebook “Pagina del canile Pinco Pallino club”) sono fornite alcune informazioni, per esempio: no box, no catena, no cacciatori. Noi quasi cerchiamo di mettere alla prova chi viene, per capire se ce la possono fare. I cani che vengono riportati indietro ne muoiono. La gente non si rende conto di quanto sta male un cane riportato indietro.

È meglio non prenderlo per poi riportarlo. Per loro è uno colpo terribile.Già ci mettono un po’ ad abituarsi, sono a casa di sconosciuti, con abitudini nuove, quando poi si trovano di nuovo in canile, in gabbia, sono a pezzi. Una volta una giovane coppia ha preso un cane, poi l’hanno lasciato a casa mentre erano a lavorare e al loro ritorno hanno trovato il divano distrutto.

Hanno preso il cane e ce l’hanno riportato. Capire se le persone sono adatte o meno è la cosa più difficile. La gente deve essere pronta ai dispetti che fa ap pena arrivato a casa, specie se è un esemplare giovane. Prima di prendere un cane ci devi pensare bene bene bene. È per tutta la vita del cane che può durare anche 15 anni; ed è quasi come dove accudire un bambino».


  “PINCO PALLINO CLUB”, DA OLTRE 20 ANNI  
La struttura di Cussanio di Fossano ospita un centinaio di bestiole, dandone in adozione qualche decina all’anno

Il canile rifugio “pinco pallino club” sorge a fossano in una vecchia cascina ristrutturata. è un’associazione di volontariato che opera dal 1999 a difesa dei diritti animali, offrendo la propria struttura come pensione per animali di proprietà, e rifugio per cani e altri animali abbandonati o sequestrati per maltrattamento; la gestione è a carico dei volontari.

A dare il là al canile rifugio sono stati Monica Pavani e Danilo De Cesare, entrambi ancora oggi al centro del progetto del “pinco pallino club”, con il supporto di una ventina di volontari assidui e un gruppo di persone che si rende disponibile durante le feste e che dà una mano nei lavori di manutenzione, per esempio. Il canile rifugio è convenzionato con la lida nazionale (lega italiana diritti degli animali) ed è la sede legale della sezione di fossano. all’interno della sua struttura ospita circa 100 cani e ogni anno l’associazione porta a buon fine l’adozione di una sessantina di animali. Affidiamo ancora a “Dodo” filippi il compito di fornire altri elementi di conoscenza.

Quali sono i costi più significativi sostenuti?
«Il costo maggiore a carico è quello legato ai veterinari. A volte i cani vengono ricoverati anche una settimana e allora i costi diventano significativi. Spesso, come volontari, ci si è autotassati per avere i fondi per sterilizzare un cane, altre qualcuno si porta a casa un cane che ha esigenze particolari come certi cuccioli talmente piccoli che devono essere allattati con il biberon».

Da dove arrivano i fondi su cui si regge la struttura?
«Una percentuale sono cani a carico dei comuni, che contribuiscono a sostenere le spese. Altri sono a carico lida e per questi nessuno paga. organizziamo quindi raccolte fondi durante le feste come natale e pasqua. per fortuna ci sono molte persone generose che, pur non partecipando come volontari sono comunque fondamentali per il sostentamento del canile attraverso contributi economici o di materiali quali coperte o anche medicine. E poi c’è il servizio di pensione, oltre ovviamente alla possibilità di adottare un cane a distanza e di donare il proprio “5×1000” al canile».

Ha un ultimo messaggio da condividere con i nostri lettori?
«Sì, voglio ribadire che i cani non si infettano con il coronavirus e non infettano nessuno. Parrà superfluo, ma c’è ancora chi ci crede…