Come funziona la macchina “cattura plastica” attiva al Parco del Monviso? L’apparecchiatura è caratterizzata dalla presenza di una “barriera”, ovvero una rete alta un metro con maglie larghe cinque centimetri, fissata in modo da garantire resistenza ed elasticità.
La struttura è stata ancorata con tiranti in acciaio alla tubazione di scarico, in modo da essere facilmente rimovibile. L’obbiettivo era quello di ideare un dispositivo facilmente realizzabile e replicabile con costi estremamente contenuti: si parla di una spesa di materiale di poche decine di euro.
La maglia filtrante permette, da un lato, l’agevole transito dell’acqua, dall’altro, l’azione di “cattura” di rifiuti e detriti, molti dei quali sono vegetali e rifiuti organici. In circa tre settimane di sperimentazione, durante il periodo estivo, il sistema “cattura plastica” ha consentito di evitare lo scarico nelle acque del Po di un quantitativo di rifiuti compreso tra gli 0,5 e gli 0,7 metri cubi, riguardanti principalmente oggetti di plastica.
Tutto ciò senza intralciare il passaggio dei pesci. Utilizzata in via sperimentale, in futuro quale impiego potrà avere? Risponde Mario De Casa, responsabile del servizio promozione del Parco del Monviso: «La gestione dei dati raccolti mediante l’utilizzo di tale apparecchiatura potrà essere oggetto di specifiche attività di educazione ambientale a favore delle scuole del territorio. I temi del consapevole utilizzo e del recupero della plastica rientrano tra i progetti didattici che verranno proposti per il prossimo anno scolastico. Proporremo anche un corso di aggiornamento rivolto agli insegnanti».