Sembrava impossibile da realizzare alla luce delle restrizioni legate all’emergenza coronavirus. Invece, il rito del “suono delle conchiglie” si è ripetuto anche quest’anno, a mezzogiorno del sabato santo, il momento in cui, come sostengono gli anziani, occorre “ciamé perdòn” (ovvero “chiedere perdono” per la morte di Cristo in croce). In quegli attimi di silenzio, solo un rumore è ammesso, quello che si ottiene soffiando dentro le conchiglie, resti di un passato marino di cui le nostre colline sono ricche.
Impossibile salire sul punto più alto di Castagnito, dove questo evento è nato ed è risorto, grazie alla spinta della Pro Loco e di persone come Elio Allerino. Impossibile anche arrampicarsi fino alla chiesa di San Servasio di Castellinaldo d’Alba. Allora, ecco la scelta di suonare la conchiglia restando nell’area di casa propria. E, pazienza, se sono mancati gli incroci di bicchieri e le battute su chi avesse suonato meglio la conchiglia. L’effetto è stato comunque emozionante, in un riecheggiare di tonalità cui si è aggiunta anche la parte alta di Guarene, dove diversi abitanti hanno voluto unirsi al “concerto diffuso”.