È una fase decisiva: come ha sottolineato Gianna Gancia, l’Europa mette in gioco la sua stessa credibilità. È il momento di fare le mosse giuste, dare liquidità agli stati che devono tirarsi fuori dalla palude economica provocata dall’emergenza sanitaria. Il Consiglio europeo dello scorso 23 aprile ha identificato con tre strumenti la possibilità di finanziare gli aiuti agli stati membri. Si tratta di Bei, la banca Europea per gli Investimenti che metterà a disposizione fino a 200 miliardi; il fondo Sure che permetterà di garantire il pagamento della cassa integrazione nei diversi stati per 100 miliardi complessivi; la linea di credito Mes da 240 miliardi (36 per l’Italia) da utilizzare per l’emergenza sanitaria. Il quarto pilastro è rappresentato dal Fondo per la ripresa con un valore da un trilione di euro. In questo caso non è ancora stata definita la ripartizione tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti. Il criterio che sta per essere concordato dovrebbe privilegiare gli stati che sono stati maggiormente colpiti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria lagata al Covid-19. Sono in corso le ultime contrattazioni. Le obbligazioni europee dovrebbero avere una lunga durata, come già anticipato da Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici dell’Unione europea ed ex premier.