Deputata di Fratelli d’Italia e sindaco di Argentera, Monica Ciaburro ha un’attenzione evidente per le esigenze di chi vive e lavora sul territorio. Le abbiamo chiesto di valutare la situazione di un’Italia sospesa tra Fase 2 e ripartenza dell’economia.
Sindaco, partiamo dall’attualità: dopo un’attesa lunga 15 anni arrivano i fondi Crosetto per il territorio. Meglio tardi che mai?
«In primo luogo sono assolutamente felice che il grande lavoro di squadra messo in campo abbia portato risultati attesi dal 2006. L’onorevole Crosetto ebbe una perfetta visione delle necessità della provincia; il problema è che non ha senso siano trascorsi 15 anni da quando sono iniziati gli iter. In un tempo così lungo possono modificarsi le necessità di un territorio, è sempre più inconcepibile che il lavoro dei parlamentari e dei rappresentanti istituzionali venga bloccato e ritardato da una burocrazia farraginosa e lontana dalle esigenze dei cittadini. Ritengo giusto e doveroso esprimere il mio grazie politico e umano a Guido, un uomo che ha sempre messo al primo posto la Patria e la sua provincia di Cuneo che deve essere orgogliosa di avere un figlio di così alto livello politico».
Quali sono le prospettive per il dopo Covid dal suo punto di vista?
«Parlare oggi di dopo covid lo ritengo prematuro; dobbiamo conviverci facendolo al meglio, impegnandoci tutti per limitare al massimo i danni. La strada che sapremo tracciare con misure che possano difendere e sostenere le nostre famiglie e le nostre attività economiche saranno determinanti per affrontare il futuro per ripartire con più entusiasmo e determinazione. Nei grandi momenti di difficoltà l’imprenditorialità e la creatività degli italiani sono sempre emerse in modo decisivo. Bisogna ringraziare la stragrande maggioranza degli italiani che hanno sopportato con immensa dignità le fatiche che la quarantena impone».
Ora lo Stato che cosa deve garantire?
«Deve stabilire una cornice, un perimetro di norme e protocolli sanitari all’interno dei quali ci si possa inventare un nuovo modello lavorativo e di mobilità, che consentirebbero di rispettare le differenze territoriali e strutturali. L’Italia è lunga 1.500 chilometri, con situazioni climatiche ed abitative completamente diverse. Ciò che può andare bene a Cuneo forse non è coerente con le necessità di Cosenza. Le Regioni stanno dimostrando, seppur nella grandissima e complessa gestione degli effetti del Covid 19, una particolare attenzione alla ripresa produttiva dei loro territori. Al tempo stesso vediamo uno Stato accentratore che detta, troppo sovente, regole inattuabili».
Quali aiuti economici ci possiamo aspettare?
«Bisogna partire dal presupposto che lo Stato moderno si fonda sulle tasse dei cittadini, in cambio delle quali eroga dei servizi. Aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà per questa pandemia non è solo un atto dovuto bensì un fondamento del vivere democratico. Come partito di Fratelli d’Italia abbiamo da subito consigliato al governo una seria elargizione a fondo perduto, questo è il momento nel quale lo Stato deve essere al fianco dei suoi cittadini, invece assistiamo esclusivamente a rimbalzi di responsabilità ed a dilazioni di tempi».
Lei è anche insegnante: come valuta il futuro prossimo della scuola? E per quanto riguarda le lezioni online?
«Nella mia scuola ideale i ragazzi devono imparare le materie, ma in primo luogo formarsi come individui, nella loro unicità e nella loro specificità. Non posso immaginare una scuola virtuale, sarebbe un danno irreparabile per la crescita dei nostri giovani. Le lezioni a distanza sono sicuramente state utili in un momento di assoluta emergenza ma non possiamo immaginare un futuro senza aule e senza cortili, dove i ragazzi imparino la socialità, si conoscano, discutano, condividano, litighino, si innamorino. Inoltre la didattica a distanza ha messo ancora più in evidenza il divario digitale esistente sul territorio.
Bisogna progettare un nuovo futuro e questo sarebbe stato il tempo giusto, ma chi ci governa lo sta sprecando».
Quali sono i passi da fare in questa fase 2?
«Mi lascia perplessa la difficoltà che fa il Governo nel dare le linee guida e i protocolli per le aperture in sicurezza di tutte le attività commerciali. Alle volte, sembra che chi siede a Palazzo Chigi dimentichi che per un datore di lavoro i dipendenti sono parte della famiglia, sono l’anima e l’essenza della sua attività, qualunque essa sia. Giusto l’altro giorno un’amica mi diceva di quanto fosse orgogliosa di lavorare per la Merlo. Nessun imprenditore serio vorrebbe il male di un suo collaboratore, la sicurezza sul lavoro in Italia ha fatto grandissimi passi avanti, c’è serietà e preparazione sebbene ogni lavoro, purtroppo, abbia dei rischi nascosti e difficilmente calcolabili ma sui quali bisogna porre particolare attenzione».
Cambiando prospettiva, il dopo crisi può essere un’occasione per cancellare i vecchi errori e ripartire su nuove basi?
«Potrebbe e dovrebbe essere l’occasione giusta per resettare e ripartire, con la consapevolezza di dover alleggerire e semplificare tutti i processi da quella burocrazia che ci sta soffocando, guardiamo alla ricostruzione del ponte di Genova, quella dovrebbe essere la normalità nell’operare, allora sì che non avremmo cantieri bloccati da anni pur essendo finanziati, allora sì che un Sindaco riesce a progettare e vedere ultimata l’opera… Ma dopo tre mesi di questa crisi sanitaria, dopo le esternazioni del presidente del Consiglio Conte fatte di “faremo”,”daremo”, ”proporremo”, sono, come Deputato della Repubblica, molto preoccupata per il futuro. Esso si crea se ci sono visioni, come quelle che Guido Crosetto ebbe 15 anni fa. Vedo una Nazione alla quale manca una guida salda che sappia come e dove tracciare una strada per condurci e proiettarci nel futuro. Gli italiani sono un popolo meraviglioso e non vanno considerati come ladri ed evasori, hanno solo bisogno di parole chiare e sincere, sapranno loro tirarsi su le maniche, come hanno sempre dimostrato nei momenti più bui della storia della nostra Patria».
«Chiediamo linee guida. Al resto pensiamo noi»
Monica Ciaburro interpreta il pensiero dei sindaci e del territorio. «Si può ripartire superando la burocrazia, come per il Ponte di Genova. Ma serve una visione, sull’esempio di Crosetto quindici anni fa»