Il Gruppo Cidimu è un’eccellenza nel panorama sanitario del Piemonte in quanto tecnologie di avanguardia e collaborazione con i migliori medici specialisti garantiscono il meglio nella diagnosi, nella prevenzione e nella riabilitazione. In particolare, in questo momento le sette sedi ubicate sul territorio del Piemonte e della Lombardia, grazie alla professionalità del dottor Ugo Riba, specialista in angiologia e con il supporto di Francesco Morabito, direttore sanitario della sede albese del Cidimu, specialista in medicina dello sport, offrono una pronta risposta in un momento di emergenza sanitaria, rappresentando un valore aggiunto per la salute individuale e collettiva.
Dottor Morabito, lei che è stato direttore dell’Asl Cn2, anche attraverso la nostra rivista ha spesso detto a gran voce che ci saremmo trovati senza medici. Poi è arrivato il coronavirus a confermare le sue previsioni.
«La malattia si è sviluppata in maniera improvvisa e ha colto tutti un po’ di sorpresa anche in virtù di ritardi comunicativi da parte della Cina. Ci siamo trovati a gestire una situazione difficile, in un Piemonte che più di altre regioni ha dovuto arginare problemi legati a pregresse deficienze. Se a livello nazionale c’è stata una miopia per quello che riguarda la programmazione sanitaria legata alle strutture e al personale che ha inevitabilmente compromesso l’attivazione di una rete ospedaliera moderna, con personale medico e paramedico scelto razionalmente, il nostro territorio è stato accorto pensando a un nosocomio come quello di Verduno, nato in un periodo in cui in Sanità si sentiva parlare di “ospedale sotto casa”. Ho seguito da vicino l’avvio della Fondazione per il nuovo ospedale, perché ero direttore sanitario dell’Asl e, insieme al direttore generale Giovanni Monchiero, ho potuto apprezzare la lungimiranza di imprenditori come le famiglie Miroglio e Ferrero (a cui, poco dopo, se ne sono aggiunte molte altre), che hanno capito l’importanza della nuova concezione di “ospedale di territorio”, credendo nel progetto e sostenendolo con grande generosità. In questi anni, e mi riferisco al periodo sino al 2016 in cui sono stato attivo come “manager” e operatore della sanità locale, i tagli alla sanità hanno creato enormi difficoltà. È naturale che con questa logica la sanità del Piemonte ne sia uscita “mutilata” e oggi chiamata a rispondere all’emergenza Covid-19 ne ha evidenziato le problematiche. Sergio Leone diceva: “Quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto”. Assoluta verità se pensiamo che noi in Piemonte forse abbiamo combattuto dotati di una fionda, armati comunque, e dobbiamo esserne fieri di molta dedizione. Parlando da igienista ed epidemiologo e approfondendo la questione a livello scientifico (in verità lo sostengo da tempo e chi mi conosce e legge lo sa benissimo) dico che il virus si indebolirà. Nella mia esperienza ricordo, dopo il banco di prova forse più impegnativo, l’alluvione del 1994 (da responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Morabito con il suo “staff” fece fronte efficacemente al grave rischio sanitario per l’interruzione delle reti idriche e per la rottura dei sistemi fognari e degli impianti di depurazione, ndr) anche le diverse epidemie: aviaria, suina, Sars, sino alla comune influenza…».
Si attende il vaccino e intanto si sente parlare di cura al plasma…
«La plasmaferesi è una pratica in uso da tempo che secondo me può funzionare, se eseguita con le dovute attenzioni. È una metodica già utilizzata nel passato per il tetano e la rabbia. Esistono anche dei farmaci “off-label”, ossia utilizzati in condizioni che differiscono da quelle per cui sono stati autorizzati. In realtà il coronavirus è stato considerato una complicanza polmonare per poi comprendere che è anche una patologia vascolare con trombosi di arteriole e di venule in grado di creare complicanze ai polmoni e ad altri organi come il fegato ed il cervello».
Abbandonate le cariche pubbliche è diventato direttore sanitario del Cimidu. Come è nata questa collaborazione?
«È nata per la stima nei confronti del dottor Ugo Riba. Uno scienziato che ha dato vita a un gruppo di istituti medici d’avanguardia, con una visione che è quella preziosa del medico, ma anche con la capacità di anticipare i tempi. Il dottor Riba ha avuto il merito di portare e far conoscere l’Eco-Doppler, la tecnologia che, unendo le informazioni morfologiche dell’ecografia e quelle emodinamiche del Doppler e integrandole tra loro, ha permesso agli ultrasuoni di diventare uno dei più formidabili mezzi diagnostici al momento disponibili in medicina. La sua visione d’avanguardia permette al Cidimu di essere un punto di riferimento: ad esempio, nella Tomosintesi digitale, una radiografia tradizionale in 3d che rappresenta l’evoluzione della stratigrafia tradizionale e ne sintetizza tutti i vantaggi, eliminandone di fatto i limiti. Consiste in multiple esposizioni in una singola acquisizione con successiva elaborazione computerizzata».
Tornando al Coronavirus, dottor Riba, il Cidimu di Alba si sta attrezzando per effettuare i test sierologici…
«Saremo operativi tra qualche giorno nella sede albese per effettuare questi test. A differenza degli ormai noti “tamponi”, esami di laboratorio che consentono di individuare la presenza del coronavirus all’interno delle mucose respiratorie i test sierologici servono a individuare chi è entrato in contatto con il virus. Mentre i primi forniscono un’istantanea sull’infezione, i secondi “raccontano” la storia della malattia. Attraverso i test sierologici infatti è possibile andare ad individuare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus. I test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgA, IgM e IgG. Le IgA vengono prodotte temporalmente per prime in caso di infezione. Poi compaiono le IgM e successivamente le IgG. Quando nel sangue vengono rilevate queste ultime, le IgG, significa che l’infezione si è già verificata e il soggetto potrebbe aver superato la malattia».
Effettuare questi test è utile?
«Conoscere la presenza di questi anticorpi è utile per molte ragioni. Innanzitutto, poiché forniscono il “film” della malattia e non un’istantanea: consentono di sapere quante persone hanno davvero incontrato il virus. Ciò è importante soprattutto alla luce del fatto che molte persone con Covid-19 hanno avuto sintomi blandi o sono asintomatiche ma potenzialmente infettanti. Questi sono i soggetti che dovrebbero effettuare il tampone».
Chi volesse effettuare il test come deve comportarsi?
«Per il privato cittadino è sufficiente fissare un appuntamento presso la nostra sede di Alba e seguire le istruzioni dei nostri addetti. Per le aziende invece, che richiedono la nostra consulenza siamo disponibili a un preconsulto con il loro medico competente e poi a svolgere i prelievi presso le aziende stesse, in completa sicurezza, con il nostro personale. Optare per effettuare i test sierologici in azienda è un modo per preservare la salute dei propri dipendenti, non dimenticando però che il test andrebbe ripetuto dopo un congruo periodo di tempo su chi è risultato negativo in precedenza».