Reduci da un periodo di silenzio dovuto a una situazione imprevedibile, il Bra e il Raschera Dop sono pronti a ricoprire la carica di ambasciatori di gusto ed eccellenza. Con una marcia in più. I sapori che da sempre contraddistinguono la nostra tavola rivestono un ruolo quanto mai emblematico: gustare un piatto di risotto mantecato al Bra duro o una fonduta al Raschera ha un valore molto più profondo che trascende il mero aspetto alimentare.
È piuttosto un legame con la genuinità delle origini di queste Dop, con la storia di due formaggi che costituiscono un punto di riferimento imprescindibile del territorio, tedofori dell’orgoglio di tradizioni perpetuate nel tempo.
Ora che stiamo poco per volta ritornando alla normalità c’è più bisogno che mai di ritrovare quei sentori e quelle consistenze che hanno caratterizzato le nostre abitudini alimentari.
Se uno degli aspetti più importanti della quarantena è stato il recupero di quei valori che davamo per scontati, il discorso vale anche per quei cibi che da secoli costituiscono le basi della nostra tavola.
Ed è a questo che c’è più che mai bisogno di tornare. Al gusto sapido e raffinato del Bra duro che, con quella sua personalità decisa conferita da sei mesi di stagionatura, si presta sia a essere consumato da solo, sia a essere incoronato da sfiziose ricette: il risotto, ad esempio, che si declina, complice la mantecatura di questa Dop, in una pietanza elegante e adatta a circostanze in cui vogliamo sfoggiare le nostre doti di chef.
Tra i sapori che maggiormente ci evocano una “zona di conforto” vi è il Raschera, con il suo gusto morbido e delicato, la sua consistenza soffice, adatta a dar vita a uno dei piatti simbolo della convivialità tra affetti: la fonduta, impreziosita da una Dop tipica delle nostre zone il cui aroma si insinua nelle papille gustative assicurando gli input necessari per una camminata lungo il viale dei ricordi.
E per chi invece non vorrà allontanarsi dalle sperimentazioni, il Bra tenero Dop offre la possibilità di allettare il proprio ingegno mettendosi alla prova con ricette che tengono conto di punti saldi da cui partire.
Uno degli appuntamenti culinari irrinunciabili all’interno delle nostre cucine è stato quello con la pizza. Ma forse non tutti sanno che il Bra tenero (con una stagionatura minima di 45 giorni) si presta alla perfezione alla realizzazione del piatto simbolo della tradizione italica. Pur essendo ideale come formaggio da tavola, in grado di appagare il palato di grandi e piccini, sfodera doti nascoste rivelandosi all’altezza delle più alte aspettative. Il suo sentore genuino e avvolgente bilancia con garbo gli altri ingredienti consentendo di servire una variante all’altezza della tradizione che non snatura ma reinterpreta le sue specificità più intrinseche.
Uno dei principali motivi di orgoglio della nostra Provincia è l’universo agro-alimentare che attira un folto pubblico di visitatori che si riversano in ogni zona della Granda, catturati da profumi e sapori. Come abbiamo imparato a non dare per scontate le abitudini, allo stesso modo occorre rispettare e tutelare sempre di più quel forziere di materie prime rappresentato dalle nostre terre.
Queste tre Dop si confermano ambasciatrici di un gusto e di una tradizione capaci di sopravvivere, non soltanto al tempo, ma anche alle difficoltà e alle emergenze.
Prepariamoci quindi a ricominciare non solo da un punto di vista legato alle più radicate consuetudini ma anche da quelle certezze culinarie che simboleggiano un forte senso di appartenenza.
Ripartiamo dai valori sani che non ci hanno mai abbandonato e che ora più che mai rappresentano le radici a cui restare ancorati per dare una concreta dimostrazione del fatto che la riscoperta delle ricchezze delle nostre vite non è soltanto mera retorica ma un effettivo caposaldo da rispettare e tutelare.