La pandemia in atto, com’è noto, oltre alle tragiche conseguenze in termini di vittime, ha avuto un impatto molto negativo sull’economia dell’intero paese. In tale prospettiva le Autorità statali e comunitarie stanno valutando e ponendo in atto misure economiche di sostegno che si auspica siano efficaci. Ebbene, a oggi su questo aspetto si rilevano una serie di criticità, in particolare nei cantieri, che rendono problematica, se non impossibile, l’adozione delle necessarie misure di tutela. L’impossibilità di mantenere il distanziamento di sicurezza tra gli operatori per la natura intrinseca di alcune lavorazioni, indisponibilità contingente di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale necessari, la precarietà della sicurezza dei lavoratori per la difficoltà a soccorrere eventuali infortuni nell’ambito della situazione emergenziale in cui ai Pronto soccorsi, ambulanze ed ospedali sono in situazione altamente critica. Inoltre, laddove si ritenesse di far sostenere detti costi all’operatore economico privato o pubblico (stazioni appaltanti), si assisterà, fisiologicamente ad una paralisi delle commesse ovvero al mancato rispetto delle previsioni assunte in materia di sicurezza anti contagio. Se non si vuole bloccare l’intero sistema degli appalti, i costi della sicurezza connessi all’evento straordinario Covid 19, dovranno essere adeguatamente quantificati e remunerati. Quindi il coordinatore della sicurezza del cantiere proporrà al direttore dei lavori i nuovi prezzi per le seguenti disposizioni: misura della temperatura all’ingresso del cantiere, aumento dei dispositivi di protezione individuale, adozione di nuovi container adibiti a refettorio, spogliatoi e servizi igienici, pulizia e sanificazione giornaliera, smaltimento rifiuti dedicati Covid 19 ecc… Al momento per quanto riguarda Covid 19 non esistono ovviamente dei prezziari di riferimento e con ogni probabilità il Coordinatore dovrà procedere ad effettuare delle specifiche indagini di mercato sottoponendone l’esito e la valutazione quantitativa ed economica all’operatore economico. Alla luce, della normativa attuale la funzione del Protocollo Anti-contagio di Cantiere (Pac), non è chiaro su chi ricadranno i costi e gli oneri correlati all’applicazione delle misure per il rischio. Tutto si riassume in una voce di spesa che dovrebbe aggiungersi al costo di realizzazione dell’opera. Ma è questo il vero problema, perché questa spesa non prevista né prevedibile sarà oggetto di una “rivalutazione” del rapporto contrattuale tra le imprese e il committente, e quest’ultimo anche se d’accordo in linea di principio potrebbe non avere le somme necessarie per farvi fronte, e non ho citato i costi tecnici del Direttore dei lavori e del coordinatore per la sicurezza. In questo scenario è possibile che il committente chiuda il cantiere. Sarebbe più che opportuno che il chiarimento venisse inserito addirittura in una legge, con una previsione da parte dello Stato di rimborsi delle spese maggiorate o nel caso di lavori pubblici la riutilizzazione dei ribassi d’asta o di un fondo che ristori i maggiori costi.
Per cui i problemi nell’applicazione di tutti i protocolli sono sostanzialmente due: soldi e responsabilità. Purtroppo, alcune imprese non saranno in grado di ripartire. Non mi preoccupo delle imprese che hanno una storia ed un’organizzazione, e che hanno impegnato il periodo di fermo nello studio di una sana riorganizzazione aziendale, ma di tutte quelle imprese che si presentano nei cantieri in forza di contratti di subappalto e che a mio giudizio non saranno nemmeno in grado di approvvigionare i Dpi necessari, ovviamente queste non ripartiranno. Per far riaprire i cantieri, abbiamo il dovere di prestare la massima attenzione a tutte quelle attività che espongono i lavoratori a rischi elevati, in primis a quelle che si svolgono nei cantieri edili. Il testo del protocollo del 24 aprile, per gli ambienti di lavoro, evidenzia la responsabilità di tutti, imprenditori e lavoratori, sul rispetto delle indicazioni anti contagio ma non considera ne l’applicazione a costo zero per l’azienda e i tecnici, ne un preciso e regolamentato elenco di costi della sicurezza anti-covid. Sarebbe opportuno considerare anche questi aspetti non poco marginali.
Cinzia gotta
Laureata al Politecnico di Torino-Dipartimento di “Scienza e tecnica per i processi di consolidamento”, master in Urban Management e Domus Academy di Milano, oggi svolge la professione di architetto libero professionista iscritta all’albo dell’Ordine degli architetti della provincia di Cuneo con il numero 605.
Dal 1995 si è occupata di progettazione architettonica, strutturale e relativa D.L.; redazione di studi inerenti alla mobilità e al traffico; coordinamento della sicurezza; progettazione recupero aree degradate; redazione grafica di elaborati di progetto mediante rendering ed editazione; progettazione paesaggistica e ambientale, aree verdi e relativa D.L.; collaudi statici e collaudi tecnico amministrativi; restauro architettonico ed artistico di immobili sottoposti a tutela ex Dlgs 42/2004; validazione di progetti e attività di supporto al Rup; progettazione di arredo urbano; predisposizione di candidature a bandi di finanziamento; certificazione energetica. Si occupa di edilizia scolastica fornendo consulenza tecnica e progettuale.È stata sindaco di Baldissero d’Alba, mentre, per il Comune di Bra, ha svolto i ruoli di componente della Commissione urbanistica, consigliere delegato ai musei, vicepresidente del Consiglio comunale, componente della Commissione cultura. Sino al 2014, nominata nel Consiglio d’amministrazione del Consorzio socioassistenziale con sede ad Alba.
Dal 2019, vicepresidente della Commissione edilizia del Comune di Fossano e dal 2020 componente Commissione lavori pubblici Bra, Commissioni Paesaggistiche Centallo e Saliceto. È presidente della Commissione Paesaggistica di Caramagna Piemonte. Di recente, consulente per diverse Amministrazioni comunali e scuole della provincia di Cuneo per quanto riguarda il settore dell’edilizia scolastica.