Nella giornata di martedì, 26 maggio, l’assessore Icardi aveva annunciato la riapertura dei Pronto Soccorso chiusi dalla sera alla mattina il 20 marzo scorso, non dicendo che l’unico a non riaprire sarà quello di Bra.
Sollecitato da una nostra richiesta per non aver neppure citato il nostro territorio, dimenticando così circa 55000 cittadini che ne fanno parte, ha prontamente replicato che il Pronto Soccorso di Bra non aprirà più, smentendo così le sue stesse parole di marzo (la lettera da lui firmata parlava di sospensione dell’attività).
Ben sappiamo, noi braidesi, che la prospettiva era quella di un ospedale unico a Verduno e della chiusura degli ospedali di Bra e Alba. Ma sappiamo altrettanto bene che gli accordi tra regione, ASL e enti locali erano chiari: nessun depotenziamento dei presidi cittadini finchè l’ospedale Ferrero non fosse stato pienamente operativo. E in contemporanea istituzione a Bra e Alba delle Case della Salute con presidi sanitari di primo intervento. I vertici regionali hanno invece disatteso totalmente questi accordi, con una decisione assolutamente anomala anche tenendo conto dell’emergenza, di fatto chiudendo l’ospedale di Bra, adibendo quello di Alba in forma ibrida e pericolosa a parziale ospedale COVID, mentre l’utilizzo della
struttura di Verduno per l’emergenza si è trasformato in pochi posti dedicati ai convalescenti.
Si arriva così alla richiesta, tanto della Giunta Braidese quanto dei gruppi consigliari di maggioranza, di garantire all’interno della Casa della Salute di Bra, a servizio di tutto il territorio circostante, un Punto di Primo Intervento (PPI) sul modello di quello già operativo a Giaveno, in collaborazione con il 118. La risposta dell’assessore è lapidaria: non se ne fa nulla perché a 9 km di distanza ci sarà (tra almeno due mesi) un DEA. Vogliamo evidenziare come tale ragionamento sia legato a una concezione di sistema sanitario ormai vecchio di 30 anni, totalmente ospedalocentrico, mentre la moderna concezione di sistema sanitario è basata su centri ospedalieri di eccellenza affiancati da servizi territoriali diffusi per l’assistenza al
cittadino. Crediamo che nel 2020 sia opportuno cominciare a ragionare in modo più moderno, secondo le più recenti linee guida di sanità territoriale, abbandonando l’approccio in uso 30 anni fa. Approccio che ha dimostrato tutta la sua debolezza proprio con la pandemia di COVID19, per la gestione della quale il Piemonte si è rivelato carente, mentre regioni come Veneto ed Emilia Romagna, che avevano puntato sulla medicina di territorio, sono risultate decisamente più efficaci.
Segnaliamo poi come il criterio della distanza da un pronto soccorso DEA risulta totalmente arbitrario, tanto che altre regioni utilizzano altri parametri, come il numero di utenti potenziali. Il territorio braidese, con i suoi 55000 abitanti, merita un presidio sanitario all’altezza.
La richiesta di avere a Bra un Punto di Primo Intervento si inserisce proprio in un’ottica contemporanea e moderna di sistema sanitario: un sistema in cui al cittadino si fornisce una rete di assistenza territoriale capace di occuparsi direttamente di casi meno gravi, e di indirizzare tramite 118 all’ospedale più adeguato (Verduno o altri) i casi di maggior gravità. Un sistema in cui non è il cittadino a farsi medico decidendo in quale ospedale recarsi, ma il sistema sanitario ad essere facilmente accessibile e a gestire le necessità
secondo le migliori pratiche.
I gruppi consiliari del centrosinistra braidese
Partito Democratico
Impegno per Bra
Bra Bene Comune
Bra Città per Vivere