«Conoscevo meglio la bassa Langa, anche per via delle origini di mia madre, albese», aggiunge Gianni Farinetti. «È stato Fenoglio (Beppe, ndr) ad avermi indicato la via. Mentre rileggevo le sue opere, eravamo intorno all’anno 2004, mi sono imbattuto in “Un giorno di fuoco”, un racconto meraviglioso che lui ambienta a Gorzegno, facendomi venir voglia di conoscere i posti descritti nel libro. Devo dire che mi hanno subito conquistato. Da un punto di vista paessaggistico, ma anche umano, perché le persone sono curiose, pure nei confronti di chi arriva da fuori. Sono luoghi pieni di vivacità e di storia. Inoltre sono incappato in una casa, che una volta acquistata, ho iniziato a restaurare insieme a una mia amica. Non sono partito con l’idea di volere una casa in campagna. È la casa che mi ha chiamato. Mi ha cercato e accolto. Quelle dell’alta Langa sono zone marginali, ancora poco conosciute, ma piene di sorprese, anche da un punto di vista architettonico e decisamente interessanti per che uno che, come me, si occupa di ambiente e di salvaguardia del paesaggio».
«Vivo stabilmente in alta Langa da due anni», conclude lo scrittore, «dividendomi tra Prunetto (nella foto sopra, lo splendido castello del paese) e Gorzegno, dove trascorro i mesi estivi. Frequento queste valli da oltre 10 anni e ormai mi muovo all’interno del triangolo “Prunetto-Gorzegno-Monesiglio”. Mi è piaciuta anche l’idea di entrare a far parte di una comunità altra rispetto alla mia. Il nuovo deve metterci del suo per essere accettato, e nel mio caso, devo dire che mi sento pienamente integrato».