Nonostante il campionato si sia già concluso, fermandosi a otto giornate dal termine per le conseguenze della pandemia di coronavirus, abbiamo comunque voluto parlare di pallone. Lo abbiamo fatto intervistando Giacomo Germanetti, patron del Bra calcio.
Presidente Germanetti, che stagione è stata quella interrotta a causa del coronavirus?
«Davvero strana. Per via dell’emergenza Covid-19, il campionato è stato bloccato e poi dichiarato concluso “a tavolino”. Negli ultimi giorni di febbraio era sorto il problema di come gestire gli allenamenti. Poi, in seguito alle comunicazioni ufficiali che imponevano lo stop completo, ci siamo tempestivamente fermati. Dal punto di vista sportivo non era iniziata nel migliore dei modi, anzi, era partita molto male (la squadra aveva subito sette sconfitte consecutive, ndr). Ci siamo ripresi in un secondo momento, con grande orgoglio, e questo ci ha permesso di raggiungere una posizione che ci è valsa la salvezza diretta (13° posto con 35 punti, ndr). Al di là di tutto si tratta di un traguardo meritato. In questo momento, nonostante l’incertezza generale, siamo impegnati a programmare la prossima stagione».
A guidare la squadra in Serie D ci sarà ancora Fabrizio Daidola. Quali sono le aspettative?
«Abbiamo effettuato alcuni interventi in aree nevralgiche della società, attingendo da risorse umane interne, ritenute estremamente valide. Marco Moretti, ex viceallenatore, è diventato direttore sportivo. Un grosso grazie va al suo predecessore, Paolo Scalzi, per il lavoro svolto negli ultimi anni. Un uomo dalla grande sensibilità e dalla grande professionalità: con lui ci siamo lasciati benissimo. Dal punto di vista tecnico, in Fabrizio Daidola c’è la mia e la nostra massima fiducia. In Roberto Floris, invece, abbiamo individuato la persona ideale per affiancare il mister. Un ragazzo giovane e promettente, Roberto, promosso dal nostro settore giovanile e con il quale, nella passata stagione, ha vinto lo storico titolo di campione regionale con la squadra degli Allievi 2003. Lui rappresenta la sinergia perfetta tra la prima squadra e i giovani».
Mi pare di capire che lo stop forzato non abbia spento il vostro entusiasmo. È così?
«Esatto, nonostante il “lockdown”, non ci siamo mai fermati. Di fatto, per noi, si sono interrotte solo le partite ufficiali. L’attività societaria è proseguita ad alti ritmi. Abbiamo terminato il progetto e la realizzazione del campo a 7 in sintetico, stiamo ultimando i lavori negli spogliatoi del campo centrale e del campo esterno “due”, della lavanderia, dell’impianto d’irrigazione dove svolgiamo le partite della Serie D. Considerando gli impianti a disposizione, forti anche del nuovo sintetico a 11, possiamo considerarci come una delle società dilettantistiche meglio attrezzate del Piemonte. Tali investimenti daranno dei frutti».
Quali sono, invece, gli obiettivi della prima squadra?
«Siamo senz’altro ambiziosi. L’emergenza sanitaria è molto pesante, sotto tutti i punti di vista, ma questo non ci ferma. Voglio e vogliamo una squadra che in Serie D tenga testa alle squadre più importanti, che possa giocarsela con tutti e che possa togliersi e toglierci soddisfazioni».
Diversi giocatori passati per il Bra si sono affermati ad alti livelli. Un pensiero per Mauro Briano e Mbaye Diagne.
«Mauro Briano, con la fascia da capitano, ha vissuto l’intera cavalcata partita dall’Eccellenza. Dai dilettanti ci ha portato tra i professionisti. Ha esordito in Serie A e totalizzato quasi 170 presenze in Serie B. Un grande! Mbaye Diagne, protagonista nel 2019 nelle massime divisioni di Turchia e Belgio, ha segnato 23 gol nella vittoriosa e storica stagione in Serie D. Arrivato come riserva, è stato un “tornado”. Ricordo il lavoro svolto dallo staff tecnico di Fabrizio Daidola per farlo crescere e l’apporto assicurato dall’allora direttore sportivo Marco Rizzieri».
Il momento indimenticabile?
«Più di uno. Il 14 aprile 2011 quando superammo il Busca 2-1 e strappammo la salvezza in Eccellenza. La vittoria dell’Eccellenza nel 2012 e poi quella della Serie D, nel 2013, con il “salto” nel calcio professionistico. Un’esperienza che, in ogni caso, ci ha fatto crescere».