F lessibile e innovativa è la strategia che caratterizza Acqua S.Bernardo, la quale ha puntato sulle qualità di leggerezza eccezionale e design. A parlarcene è Antonio Biella, classe 1978, direttore generale della storica azienda dal 2015.
Dottor Biella, lei è anche Ceo del gruppo Montecristo e rappresenta la quinta generazione di imprenditori della sua famiglia. Tratteggia per IDEA la sua storia e quella della sua società?
«In verità due sono le narrazioni che si congiungono: quella della mia famiglia anzitutto, una storia di imprenditori di acque minerali e di bibite fin dal 1888, anno in cui a Como il mio trisnonno ha fondato la Spumador, azienda tuttora esistente e ceduta soltanto nel 2005 a un fondo di investimento.
Siamo a tutti gli effetti la naturale conseguenza generazionale di una visione familiare pionieristica ben precedente a cui si deve l’invenzione di una serie di bibite, tra cui la “Spuma Nera”, “il Ginger”… Intuizioni imprenditoriali che si sono poi intrecciate con quella della San Bernardo, anch’essa antichissima e risalente al 1926. Ecco perché il gruppo Montecristo rappresenta due famiglie chiave in questa storia: la famiglia Biella e la famiglia Colombo, che per anni hanno condiviso un gruppo comune, la Spumador “San Carlo” per l’esattezza, un vero e proprio insieme di aziende riunite proprio come l’attuale Montecristo. Una volta superato il passaggio generazionale, si è quindi deciso di vendere la Spumador per ripartire con il gruppo Montecristo, di cui fanno parte S.Bernardo ed altre due aziende toscane e venete».
S.Bernardo, un “sogno che diventa realtà” e che implica, molte responsabilità….
«S.Bernardo è un sogno come marchio per chi opera nel settore delle acque minerali perché negli anni ottanta è diventata una delle acque più famose, essendo tra le prime a credere nello sviluppo del Pet in parallelo al tradizionale vetro. Quando abbiamo saputo che Nestlé aveva deciso di dismetterla, è stato un amore a prima vista, data la stima per il brand e la purezza delle fonti. L’abbiamo un po’ identificata come una “principessa che vive in un castello isolato”: meritava di essere scoperta.
La S.Bernardo produceva tre milioni di bottiglie e veniva da una riduzione pesante del personale al momento del nostro acquisto. Ora, grazie al nostro impegno può contare su una produzione superiore a duecentocinquanta milioni di bottiglie, malgrado la leggera frenata dovuta all’arrivo del Covid, ma ciò che è importante e che abbiamo ricominciato ad assumere, costruire e crescere».
Partiamo dalle caratteristiche dell’acqua che sono alla base del trend di costante crescita.
«Le caratteristiche dell’acqua che ci rendono unici dipendono innanzitutto dalla natura d’origine, una zona che si estende dalle Alpi Marittime fino al Monte Rosa. La conformazione geologica di quest’area favorisce la nascita di un’acqua estremamente leggera, dovuta alle peculiarità naturali del terreno che, come è noto, fa una sorta di filtrazione arricchimento dell’acqua minerale. Le nostre rocce e queste montagne in generale sono calcaree e permettono perciò all’acqua di penetrare nel terreno e di perdere le impurità. Al contempo, esse sono poco ricche di sali minerali e di qui deriva un’acqua dalla naturale leggerezza. E ancora, contengono soltanto un nitrato, un indice molto basso di sodio, soltanto lo 0,8, un residuo fisso di 34 mg/L, uno tra i più bassi in Europa, un pH neutro. Tratti fondamentali che ci distinguono e che sono ascrivibili alla natura».
Un’altra caratteristica dell’acqua è il design curato e particolare. A tal proposito com’è nata la collaborazione con Giugiaro?
«L’abbinamento di Giorgetto Giu-giaro con Garessio deriva dall’amore di quest’ultimo per la cittadina natia. Nel disegnare la nostra bottiglia, egli ripercorre un ricordo d’infanzia, quando con il padre andava a passeggiare nei boschi delle fonti S.Bernardo, che all’epoca erano anche uno stabilimento termale, e ricordava le gocce di rugiada che scendevano sulle foglie. Quella goccia l’ha trasformata nella goccia di design che riveste la bottiglia.
Il legame è stato fatto da Nestlé prima di noi, ma da parte nostra c’è stata sempre la convinzione di portare avanti questo progetto continuando nell’opera di dargli valore. Da vent’anni questa bottiglia è diventata una vera e propria icona».
Quali gli obiettivi raggiunti e quali invece quelli in cantiere?
«Quando abbiamo comprato l’azienda, la mia scommessa era di raggiungere i duecento milioni di bottiglie nel 2020, ma abbiamo bruciato le tappe arrivando alla stessa cifra già nel 2018.
Quest’obiettivo, vale la pena ricordarlo, è frutto del duro lavoro di tutta la nostra squadra e della completa dedizione che, non mi stanco di ricordarlo, ci anima “dal mattino alla sera” e che ci ha portati presto a una grande competitività sul mercato. L’altro obiettivo, di medio e lungo periodo, rimane quello di continuare a crescere, rafforzando il ruolo del “brand” S.Bernardo laddove ci manca.
Abbiamo, infatti, due grosse linee di S.Bernardo: una è la versione da un litro e mezzo in Pet che viene venduta alla grande distribuzione, l’altra per il mercato “Horeca”. Vorremmo trovare una terza gamma, rivolta all’export, e su questo punto stiamo lavorando, ma il Covid ha indubbiamente rallentato questo processo. Sarebbe un sogno portare la bellissima bottiglia disegnata da Giugiaro e la qualità dell’acqua S.Bernardo sulle tavole di tanti luoghi del mondo.
Abbiamo tuttavia diverse esportazioni, non ancora del tutto sviluppate, nei paesi asiatici (Hong Kong, Shanghai, Taiwan), in Albania, dove “l’italianità” è un valore molto importante, in alcuni paesi arabi come il Qatar o l’Oman , ma ci rimane da colmare il resto del mondo».
Negli ultimi anni, accanto all’acqua, avete investito sulle bevande in vetro e sui soft-drink, lanciando addirittura la lattina. Come è maturata questa scelta?
«La lattina è l’espressione di un sentimento di sensibilità ecologica e di sostenibilità, un impulso innegabile soprattutto prima dello scoppio della pandemia. La nostra convinzione è che l’Acqua S.Bernardo, debba rendere il consumatore felice, dandogli allo stesso tempo la possibilità di comprare il prodotto nel “package” che più ritiene consono. Per quanto riguarda le bibite, venendo da una storia significativa nel settore delle gazzose e ritenendo che la base per una bibita buona sia un’acqua altrettanto eccellente, ci sembrava giusto realizzare con la nostra acqua in maniera del tutto biologica e naturale. Disponiamo così di una gamma di sedici gusti, che hanno riscosso crescente successo».
La recente emergenza sanitaria vi ha visto impegnati sostenendo gli ospedali delle zone più colpite…
«I nostri aiuti si sono distribuiti su due fronti durante l’emergenza sanitaria che ha coinvolto il nostro Paese: da un lato, abbiamo voluto dare un piccolo sostegno, proporzionato a ciò che volevamo fare, a tutti gli ospedali che ci rappresentano (Cuneo, Lucca, Vicenza, cuori pulsanti dove sono situati i nostri principali stabilimenti), dall’altro, abbiamo deciso di devolvere una parte a Como e a Bergamo, luoghi di provenienza delle famiglie Colombo e Biella.
Un ulteriore contributo, lo abbiamo dato ai nostri dipendenti, non ricorrendo alla cassa integrazione pur avendone tutti gli interessi e orientando i lavoratori ad altre mansioni non fondamentali, oltre ad un premio dato a tutti coloro che venivano a lavorare nei due mesi di “lockdown”, raddoppiato rispetto a quello del Governo. Questa scelta non è stata certo il frutto della volontà di premiare il “rischio di venire a lavorare”, semmai proprio un incentivo per far capire quanto fosse ed è importante il lavoro, a partire da noi imprenditori».
Spiccata è la vostra sensibilità allo sport e alle sponsorizzazioni…
«Per noi, lo sport è un veicolo di emozioni e di valori. Cerchiamo perciò di scegliere delle opportunità che ci rappresentino territorialmente con Cuneo e con Como, oppure che incarnino dei sentimenti tali da far vivere la sensibilità del nostro marchio. Pertanto, abbiamo deciso di abbinarlo alla Sampdoria, una società che aveva sicuramente bisogno di forze nuove e la cui maglia è stata votata la più bella del mondo. Lo sport è anche il modo di trasmettere efficacemente il nostro messaggio, con la semplicità e la naturalezza che ci contraddistinguono».
Ci sono precedenze, riflessioni legate alla sua esperienza…
«Tra le priorità ci sono il lavoro, lo sport, ma essenziale resta la famiglia, avendo due figlie. Una intensa attività lavorativa comporta una continua attenzione ai problemi e agli impegni del mestiere. Ho sempre lavorato tanto, ma nel momento in cui ho iniziato a fare l’imprenditore ho capito che in termini di ore, forse si lavora meno, ma la testa non si stacca mai dalle responsabilità».