Un insegnante che canta (o viceversa)

Daniele Trucco nasce come musicista, ma con gli anni si è dimostrato assai poliedrico

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In più occasioni la Granda ha saputo fare da utile bàlia a chi ha dimostrato di avere talento per la musica. Tra questi virtuosi figura Daniele Trucco, nato a Fossano, il quale ha mosso i primi passi in campo musicale a Falicetto, vicino a Verzuolo.

Partiamo dalle origini Daniele, come nasce la passione per la musica?
«Ho iniziato a suonare all’età di 6 anni; poi ho seguito un percorso di studi regolare in conservatorio, prima alle prese con il pianoforte e poi con la composizione, in cui mi sono diplomato. Mio padre è sempre stato un musicista e amante del jazz: dalla sua passione ha preso le mosse il mio cammino.

Il maestro Antonino Aimone di Sa­luzzo mi ha aiutato molto: abbiamo trovato il giusto feeling per collaborare. Paralle­lamente ho messo i piedi in altre scarpe, mi sono iscritto a lettere, per avere una finestra aperta sull’insegnamento. In­segno lettere da 17 anni: ho fatto tanta gavetta, lavorando nei licei di Cuneo, Saluzzo e ora sono fisso a Centallo. Ho continuato però a fare il musicista, non solo come compositore. Dal vivo porto avanti due progetti che ritengo importanti. Uno è con Jean François Bernard, ingegnere nucleare e laureato in fisica, ultraottantenne.

Parla 4/5 lingue e ha sempre coltivato la passione per la musica francese. Con lui ho battuto i circoli uf­ficiali della Marina, suonando anche al Ministero della di­fe­sa a Roma. L’altro è “L’ora ca­nonica” di Filippo Bessone, uno spettacolo che il 14 agosto tornerà a Cuneo all’Arena Live Festival. Si tratta di un progetto importante che mi ha permesso di suonare nei più rinomati teatri del Pie­mon­te.

Ci sono delle evidenti contaminazioni tra le sue due anime, quella di musicista e quella di insegnante di lettere?
«I due lavori influiscono l’uno con l’altro: come insegnante d’italiano suggerisco anche ascolti agli alunni e prima del Covid sono stato invitato a Saluzzo per tenere lezioni di storia dell’opera che erano indirizzate in questo senso, con una commistione tra letteratura e musica».

Lei è nato a Fossano. Ha un ricordo particolare legato al territorio fossanese?
«A Fossano ho molti parenti ma, non avendoci vissuto, la città non ha influito sulla mia musica. Ricordo invece le prime uscite sul palco a 6-7 anni, per piccoli spettacoli nei paesini limitrofi a dove vivevo. Le prime volte nel teatro parrocchiale di Falicetto, poi Ver­zuo­­lo e Saluzzo. Ai tempi si organizzava il Festival della canzone e quando avevo 16-17 mi occupavo io della parte musicale».

Qual è stato il progetto che più l’ha soddisfatto finora?
«Un progetto a cui tengo molto è “Villa temi”, pubblicato anche “grazie” al Covid perché rimanendo a casa ho potuto completare i testi e la musica. Oltretutto “Voglio Elena”, ultima traccia del disco, ha in lavorazione un videoclip con la “Filmalo Production”, ragazzi delle scuole superiori di Cuneo con alle spalle già diverse produzioni interessanti. Uscirà a settembre e credo che avrà abbastanza risonanza».

Da 17 anni è il presidente della Cooperativa Librarsi. Com’è nata e di cosa si occupa?
«Questo è un altro aspetto della mia vita, un’attività portata avanti con il mio socio e collega Diego Ponzo che si è sviluppata in diversi settori. Abbiamo iniziato con le biblioteche pubbliche e siamo passati poi alla catalogazione e immissione online dei libri. Abbiamo catalogato ven­ti mila volumi a Sa­luzzo per il convento San Nicola, biblioteca storica con libri importanti. Parallelamen­te anche il centro di formazione artistico musicale di Verzuolo è gestito da me e Diego Ponzo.

È una scuola di musica effettiva, con la predilezione per quella d’insieme, in cui io mi occupo del moderno. Ho studenti dai 7 ai 60 anni: li met­tiamo insieme e li facciamo provare, poi mezze le volte durante l’anno li mandiamo in locali della zona per suonare di fronte al pubblico. Abbiamo fatto anche corsi di aggiornamento per gli insegnanti».

Lei cura un podcast in cui parla di storia, italiano e musica. Perché ha deciso di crearlo e come si prepara?
«L’idea è nata per via della didattica a distanza causa Co­vid-19, ha imposto le lezioni online e forse sarà così anche per il prossimo anno. Era la prima volta in cui parlavo da­vanti a un video sapendo che dal­l’altra parte mi potevano ascoltare come no. Ho anche un canale YouTube su cui ho caricato alcune lezioni di ripasso, con alcune riflessioni per i ra­gazzi per il programma d’italiano e storia.

Tenden­zialmente vado a braccio, ma faccio riferimento ai libri di testo, seguo una linea che si va a sviluppare sul contesto però non c’è nulla di preparato. Ho deciso di archiviare queste lezioni e trasformare il canale, così il prossimo anno potranno servire di nuo­vo. Sfrutto il podcast per caricare anche altre informazioni, conferenze. È uno spazio libero e usufruibile da tutti».