Santuario di San Magno gioiellino antico di rarefatta bellezza

La Valle Grana, incastonata tra le Alpi Marittime e le Alpi Cozie, è anche la patria del famoso e rinomato formaggio Castelmagno

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Il santuario di San Magno si trova in alta Valle Grana (1.760 m.s.l.m.) in provincia di Cuneo. Per disposizione della Curia Diocesana di Cuneo è aperto al culto le domeniche dei mesi di giugno e settembre e tutti i giorni dei mesi di luglio e agosto. La Santa Messa viene celebrata le domeniche alle 11 e 16, i giorni feriali di luglio alle 16, di agosto alle 11 e 16. L’accesso al Santuario per le celebrazioni liturgiche è contingentato a 42 persone. Durante i mesi di luglio e agosto è aperto anche il rifugio escursionistico gestito dal santuario dove è possibile pernottare e usufruire del servizio di pensione completa o mezza pensione. Il sito su cui oggi sorge il santuario dedicato a San Magno risulta essere frequentato già dal periodo romano, come testimonia il frammento in pietra con iscrizione dedicata al dio Marte ritrovato sotto l’altare nel XIX secolo e oggi murato sotto il porticato esterno, alle spalle della chiesa. La valle Grana, infatti, pur non avendo sbocchi diretti, era certamente nota ai Romani come importante crocevia per la possibilità di passare alla valle Stura e alla valle Maira attraverso il passo di Valcavera e il colle del Mulo. In questo luogo è già attestata una piccola chiesa nel XIV secolo, ma è a partire dal 1475 che la devozione diventa più sentita, quando il parroco Enrico Allemandi decide di costruire una nuova cappella. All’inizio del XVI secolo si rende necessario un primo ampliamento cui seguirà quello definitivo nel 1703. Nel 1861, su progetto di Antonio Bono, si costruiscono i porticati e i locali di accoglienza.
Pregevole la Cappella Allemandi. Intorno al 1450 il sacerdote Enrico Allemandi fu nominato Rettore delle chiese poste nel territorio di Castelmagno; come racconta l’iscrizione sulla parete destra, circa venticinque anni più tardi, per festeggiare l’anniversario del suo sacerdozio, egli fece edificare e decorare una cappella affiancata da una torre campanaria alta 18 metri. La cappella costituisce oggi il nucleo più antico del santuario; è decorata dagli affreschi di Pietro Pocapaglia da Saluzzo che raffigurò sulle vele gli evangelisti, i dottori della chiesa e Dio Padre in mandorla; lungo le pareti, se pure in stato frammentario, si vedono episodi della vita di San Magno e i resti di una cavalcata dei vizi alle spalle dell’altare.
Pochi decenni dopo la decorazione della cappella Allemandi si decise di ampliare il santuario, probabilmente per far fronte al grande afflusso di pellegrini. Venne così costruito l’ambiente comunemente chiamato cappella Botoneri, dal nome del pittore che lo affrescò nel 1514, come testimonia la scritta al di sopra della porta di ingresso. Lungo le pareti sono dipinte le storie della Passione di Cristo, che culminano con la Crocifissione sull’arcone trionfale; alcuni riquadri riprendono però le principali devozioni del territorio, come i sette martiri della legione tebea (qui eccezionalmente raffigurati tutti insieme), San Michele che pesa l’anima di un morto, San Giacomo che compie il miracolo di Santo Domingo de la Calzada, salvando un giovane pellegrino.