Un’ azienda, una grande azienda decide di chiudere. Non avvisa i dipendenti.
Chiude.
Centocinquanta persone a casa, dopo che negli ultimi dieci anni l’organico era già stato ridotto di circa 250/300 unità.
Si apre la vertenza sindacale, ma le trattative si interrompono.
L’azienda condiziona la richiesta della cassa integrazione ad un accordo tombale, una manleva che chiuda ogni prospettiva ai lavoratori. A questi viene offerta come buona uscita la somma di 7500 euro lordi. Un pezzo di pane secco.
I sindacati giustamente interrompono la trattativa.
Vi chiederete ma di quale multinazionale si tratta? Ha sede in Cina, negli USA, in Arabia Saudita?
No!
Questa è la Miroglio Tessile di Alba. Un’azienda storica dell’albese, che ha contribuito a sollevare dalla povertà il basso Piemonte langarolo. Proprietà di una famiglia con una storia prestigiosa, con volti, persone stimate, apprezzate e amate. Una famiglia che incomprensibilmente ha deciso di abdicare. Di nascondersi. Di comportarsi come le multinazionali anonime che stanno imperversando sul pianeta.
Il 30 luglio ad Alba si tiene un Consiglio Comunale aperto richiesto dall’opposizione. Ho la sensazione che le Istituzioni comunali e regionali siano “deboli” di fronte alle esigenze dei lavoratori, quasi rassegnate. Una semplice sensazione che spero sia smentita.
In realtà l’interesse di tutti – il “bene comune” – sarebbe quello della comunità, dei dipendenti e della proprietà. Un interesse comune a tutti se solo si facesse e si dicesse la verità. Sì, perché la verità è quella che è mancata in questi anni. Ci possono essere state difficoltà, difficili congiunture, ma in una famiglia autentica ci si dice sempre la verità. Purtroppo la famiglia Miroglio non ha avuto fino in fondo il coraggio della verità, quello di metterci la faccia, ricambiando quella stima e fiducia che Franco e Carlo Miroglio avevano conquistato non solo creando un piccolo “impero industriale” ma essendo sempre veri e credibili agli occhi dei dipendenti e del territorio di Alba- Langhe e Roero, anche quando hanno dovuto prendere decisioni dure ed impopolari.
Spero di essere smentito. Spero che ci sia un sussulto di dignità. Spero che la storia della Miroglio tessile possa ancora avere un futuro. Spero che i 150 lavoratori e le loro famiglie possano essere considerati per quello che sono.
Maurizio Marello- consigliere regionale del Piemonte