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Il Cuneo vince con un rigore al fotofinish di Carmine De Sena in casa della capolista imbattuta (fino ad oggi) Chieri e si riporta a sole tre lunghezze dalla vetta della classifica nel girone A di Serie D, in vista delle partite domenicali.
È stato lui il protagonista per un giorno, il braccio armato di mister Salvatore Iacolino. Compito svolto in modo egregio da Giorgio Tonino, tecnico degli Allievi cuneesi, che ha sostituito in panchina al “De Paoli” e che commenta così il successo biancorosso: “Le opportunità un po’ più nitide le abbiamo avute noi, dimostrando di meritare la vittoria. Abbiamo fatto la partita, siamo stati bravissimi a chiudere ogni varco ad una squadra importante, esprimendoci benissimo sia in fase di possesso che in fase di non possesso: avevamo il passo e li abbiamo messi in difficoltà. I nostri terzini hanno giocato benissimo contro degli esterni di altissimo livello: Campana ha rischiato pochissimo ed è stato il migliore in campo, ma in generale tutti i ragazzi sono stati spettacolari. È un gruppo che ti trascina e ti fa sudare fino all’ultimo. Io non ho fatto altro che incitarlo da bordo campo. Non era un partita normale: era un match importante ed è per questo che dico che i ragazzi hanno dato tutto. Ci siamo sempre rimessi a posto, con grande sacrificio, evitando di correre grandi pericoli contro uno squadrone. La strada è lunga ma ci siamo anche noi: questo era il sigillo che dovevamo mettere alla nostra rinascita”.
In parte amareggiato, soprattutto per la sconfitta in extremis, mister Vincenzo Manzo, che preferisce però guardare avanti: “Siamo un buon gruppo e una buona squadra, siamo stati in vetta a lungo a scapito di compagini di altissimo livello. Sarà un campionato che si contenderanno quattro o cinque squadre: c’è tempo, ce la possiamo giocare. Siamo contenti di quello che stiamo facendo, io personalmente non posso chiedere di più ai ragazzi. Bisogna avere la forza per rialzarsi, continuando a credere in ciò che si fa ogni settimana: la stagione è lunga, avremo tempo per riscattarci”.
Carlo Cerutti
