«In pratica si arriverebbe a una situazione dettata dal populismo esasperato e in direzione contraria al concetto di democrazia. Sarebbe comunque una riforma monca. L’effetto peggiore sarà quello di dare ancora più potere alle segreterie dei partiti. La demagogia sta anche nel sottolineare l’eventuale migliore qualità che deriverebbe da un taglio dei parlamentari. Ma questo obiettivo potrebbe essere raggiunto dando ai cittadini la possibilità di esprimere le preferenze. Ne parleremo giovedì in Regione dove chiederò l’azzeramento del listino, cioè di quei candidati che vengono abbinati alla lista che si presenta alle elezioni senza passare dalle preferenze. Anche a Roma dovrebbe accadere così, con l’elezione diretta. E comunque è questo il
vulnus del sistema: si ragiona sui numeri e non sulla qualità dei candidati. Oggi abbiamo in carica ministri che nella vita mai si erano occupati delle
questioni che seguono in nome del Paese. E allora, non è tanto lo stipendio che guadagnano il vero problema, ma il curriculum vitae. Sono stato un direttore di azienda, prima di entrare in politica: nella mia attività non avrei mai assunto certi attuali politici, anzi ministri. I risultati, del resto, li vediamo: in Piemonte, per la riapertura delle scuole, abbiamo portato avanti la decisione di imporre la misurazione della temperatura ai ragazzi a scuola se si presentano senza autocertificazione. E la ministra Azzolina ha pensato bene di impugnare il nostro provvedimento. Senza capire quanto sia importante, per evitare un secondo pesantissimo lockdown, prevenire i contagi. Lo abbiamo visto nei mesi estivi con i vacanzieri di rientro da zone a rischio come la Croazia o la Spagna: il virus ha ripreso a girare, anche se in forma meno pericolosa di prima. Ma con la scuola serve attenzione. Perché allora opporsi a un provvedimento che vuole tutelare la salute di tutti, compresi i nonni a casa che restano i più esposti? Ribadisco che i politici devono avere sempre più professionalità e competenze. I costi da tagliare? Interveniamo sui compensi per le consulenze delle partecipate e risparmieremmo dieci volte di più rispetto al taglio dei parlamentari. Votiamo “no”».
L’opinione di Paolo Bongioanni – Verso il referendum – Vi spiego perchè
«Chi parla di numeri fa demagogia: bisognerebbe invece guardare alle capacità e ai curriculum di chi ci amministra»