Il sogno italiano di Yannick Alléno

Lo chef francese approda da Réva a Monforte d’Alba per il progetto di un borgo di eccellenze

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Un borgo di eccellenze: ecco svelato il nuovo progetto del Réva di Monforte, il resort adagiato nel cuore delle Langhe del Barolo, tra vigneti e campo da golf, che ha al suo interno il ristorante “Fre”, dallo scorso anno incoronato dalla rossa Michelin con una stella.
Abbiamo partecipato alla presentazione dei lavori che per i prossimi tre anni vedranno impegnata la struttura in una serie di ampliamenti che la renderanno ancora più esclusiva, unica e di prestigio.
Il resort è nato nel 2013 dalla visione, e dagli investimenti anche, di Miroslav Lekes, im­prenditore cinquantenne di origine ceca, che dopo aver degustato le bontà della zona ha acquistato la proprietà d’impulso, da un annuncio online, con un contratto in cui «c’erano anche dieci nomi che credevo fossero i di­pendenti, e ho poi scoperto che erano i cavalli inclusi nella proprietà!» come ci rivela lui stesso sorridendo.
Lui che ha ristrutturato la proprietà con gusto e dovizia, con l’intento di tradurre il suo amore per l’Italia in bellezza, in lusso, in sostenibilità, in impresa. Quell’impresa che a oggi, seguendo la sua passione per il vino, ha portato anche allo sviluppo di una serie di enoteche sul territorio del cuneese dal nome “Vicino DiVino”, dove i grandi vini di Langa si affiancano ai nomi di piccoli produttori del territorio e alle etichette internazionali.
C’è armonia e invidiabile complicità imprenditoriale tra lui e Daniele Scaglia, il direttore “tuttofare”. Langarolo di nascita, classe 1983, si è affiancato a Lekes in questo progetto nel 2015, sposandone la visione e l’amore per il buon mangiare e bere, diventando di fatto l’interprete di questa visione in terra di Langa e il supervisore di tutti i lavori di ristrutturazione, inclusi quelli dedicati al nuovo ristorante in collaborazione con lo chef parigino tristellato Yannick Allèno.
Che cosa vuol dire “Fre”? «Fabbro, in dialetto», ci spiega Scaglia, e in effetti grossi chiodi forgiati a mano sono i portaposate sulla tavola del ristorante, che è stato ricavato proprio dagli spazi un tempo adibiti all’officina del fabbro.
E cosa vuol dire Réva? «Ripa, in dialetto», risponde nuovamente Scaglia. «Grappolo d’uva, in ceco» fa eco Miro Lekes. Vere entrambi, una più ufficiale dell’altra, ma che insieme fanno intendere come il nome spiega un luogo può risuonare in un nome e di come un nome può essere compreso in un luogo.
Del resto se tra le risposte includiamo anche quella dello chef parigino arriviamo alla spiegazione di Réva come italianizzazione di “Reve”, sogno in francese, e tutto torna! Tutto riporta alla realtà di oggi, una ripa, un grappolo, un sogno, un progetto.
Dal 2013 il Réva è cresciuto, ora si presenta come un “relais” con ristorante stellato, dodici camere e suites, piscina esterna, spa, cantina, area giochi per bambini e un parco di 6 ettari tra vigneti, noccioleti, bosco e golf a 9 buche.
Ma il sogno prosegue, ed ecco quindi il progetto che ha dato il via a questo racconto, un progetto che nei prossimi tre anni vede come cardini principali l’ampliamento della capacità d’accoglienza e la riabilitazione delle cantine, il cui edificio sarà dedicato al nuovo ristorante in collaborazione con lo chef pluristellato Yannick Alléno, che ha già presentato il suo menù tra il “parisien” e il langarolo, senza nessuna mira, come lui stesso ha chiarito, a prendere il posto di qualche chef italiano. Ingredienti della zona e mano francese, la sua. Tutto qui. Per arrivare a creare dei plin curiosi, innovativi, croccanti. E tanto altro, con nocciole nostrane e salse d’oltralpe, con burro francese e tartufo locale…
Tutto lo sviluppo fortemente voluto da Lekes è curato dallo studio di architettura e di design Jean-Michel Wilmotte & Associés, con alle spalle progetti invidiabili.
In programma, oltre alla creazione di un nuovo ristorante gastronomico (con 54 coperti tra sala e terrazza, per un totale di 162 metri quadri, con cucina e zona di preparazione a vista), c’è uno spazio multifunzionale adibito a meeting ed eventi privati.
Inoltre, si prevede la realizzazione di una nuova piscina esterna a corridoio lunga 25 metri, con solarium di ampia metratura per accomodare un maggior numero di ospiti. è poi in progetto la costruzione di un edificio su due piani che ospiterà dieci nuove camere e suite, alcune con terrazza e altre con giardino, solarium privato e accesso diretto alla piscina. E ancora la creazione di una nuova reception e la trasformazione dell’attuale ristorante in bistrot. L’arredamento interno è ispirato a materiali naturali e nuances minerali, tanto nel ristorante come nelle camere, così da fondersi perfettamente con l’ambiente circostante. L’inizio dei lavori è previsto per i primi mesi del 2021. Il termine auspicato per la prima fase della ricostruzione è per la fine del 2022.
Assieme ai già presenti golf, spa e area benessere, e di pari passo con lo sviluppo dell’omonima azienda vitivinicola, Réva Wine, il resort continua dunque il suo percorso di sviluppo per raggiungere i suoi obiettivi in termini di servizi, puntando a diventare un vero e proprio borgo di eccellenze sul territorio.
Le parole del direttore Scaglia chiariscono questo aspetto: «Senza andare ad intaccare l’essenza di Réva e della sua offerta, da sempre vicina al territorio, vogliamo fare sempre meglio sia a livello di servizi, sia dal lato strutturale. Questi lavori ci permetteranno di fare un grande passo in avanti su entrambi i fronti, senza tralasciare quello gastronomico».
Anzi, l’aspetto gastronomico è portato su palmo di mano, un grande investimento in una commistione tra Italia e Francia, dove l’anima della cucina piemontese è omaggiata nella sua essenza, e la materia prima non è da meno.
Un investimento importante anche, soprattutto, dal punto di vista economico, e forse chi si permette di farlo in questo periodo è un folle o un sognatore. O semplicemente qualcuno che tra queste vigne è riuscito a trovare il suo grappolo d’oro, il suo Réva.

Articolo a cura di Nadia Toppino