Sulla questione continua a tenere alta l’attenzione l’Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero. Il sodalizio, in una nota firmata da Guido Chiesa, evidenzia come «le esigenze di profitto della società autostradale “A33 Asti-Cuneo”, che sono state ampiamente soddisfatte dall’ultimo accordo governativo in fase di definizione, non possono e non devono essere comunque anteposte ai bisogni reali della popolazione. Deve essere ricercato un equilibrio tra le opposte necessità. Equilibrio che dovrebbe essere la prima preoccupazione delle forze politiche e degli amministratori locali che brillano, purtroppo, per la loro assenza. In compenso si stanno mobilitando associazioni locali, forze ambientaliste e giovani preoccupati del loro futuro che non possono accettare soluzioni rabberciate di un’opera concepita male, realizzata a spizzichi e bocconi e conclusa peggio». «Si rifacciano i conti riportando, tanto per incominciare, il rendimento del concessionario nei limiti imposti dalla legge», prosegue l’Osservatorio, «E, magari, riappaltando le opere del lotto mancante. Lo Stato non ha fondi per finanziare l’eventuale incremento di costi? Ceda al miglior offerente il 35% della Società autostradale A33 in capo all’Anas, mettendo così fine alla discutibile commistione di interessi tra concedente e concessionario. Manca ancora una manciata di milioni? La recuperi dall’utilizzo del “Recovery Fund” perché questo Paese, dopo la pandemia, deve voltare pagina e rinascere dando priorità alla tutela del paesaggio, che è la nostra vera ricchezza. I cittadini non se la sentono proprio di fare la parte dei responsabili di un’opera che durerà centinaia di anni e che rischia di diventare una pesante eredità per le generazioni future».