Settimana di Covid «Ecco cosa mi toglie»

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Gentile allegro chirurgo, sono uno dei tanti cuneesi stoppati dal Covid. Per fortuna mia, appartengo alla schiera, piuttosto nutrita, di coloro i quali hanno sviluppato sintomi abbastanza lievi. La controindicazione peggiore (ma quanto mai necessaria) è senza dubbio quella di dover vivere 10-15 giorni isolato da tutti, a partire dai miei famigliari.
La sfera degli affetti è l’aspetto più difficile da gestire, almeno per quello che mi riguarda. Intanto perché un attimo dopo aver saputo di essere positivo, il mio pensiero è andato alle persone con cui vivo e almeno per qualche giorno ho convissuto con il terrore di aver potuto trasmettere loro il virus, temendo che avrebbe potuto manifestarsi con sintomi molto più pesanti dei miei. Anche quando ciò non accade (come nel mio caso), rimane il disappunto, o meglio il dispiacere, di averli costretti a passare due settimane rintanati in casa, pur stando (per fortuna) bene. E mentre me ne sto rinchiuso in un angolo della mia abitazione, percepisco i rumori della vita della mia famiglia che va avanti senza di me. È un po’ una sensazione alla “Ghost”, il film con Patrick Swayze e Demi Moore, ma senza Whoopi Goldberg a fare da tramite: ci sei, senti tutto, ma non puoi interagire.
Dopo qualche giorno, però, mi sono reso conto di come le risate dei miei figli, i dialoghi surreali tra loro e la madre, la divertita concitazione nel preparare cena me li sarei persi comunque, perché sarei stato altrove. Mi sono anche reso conto di come in questi giorni di quasi totale mancanza di impegni, non mi sia comunque prodigato nel programmare di fare ciò che rimando sempre per mancanza di tempo.
E che dire del cibo, di cui non sento odore e gusto, ma che ho comunque ingerito smodatamente in questi giorni? Per carità, buon segno aver fame, ma è evidente che se non puoi assaporarlo, non puoi nemmeno apprezzarlo. Dimostrazione, quindi del fatto, che il mio modo di mangiare è più un riflesso condizionato che una più o meno deprecabile forma di soddisfacimento di un piacere.
Penserai: “E cosa vuoi dirmi, con tutto ciò”? .
Soltanto questo: che il Covid (o meglio, l’isolamento che ne è seguito) mi ha tolto una cosa importante. Ha vanificato la marea di autogiustificazioni che usavo per non sentirmi in colpa rispetto alle mie mancanze. Per carità, non voglio dire che da adesso sarà tutto diverso. Però ora sento di essere scoperto e in qualche modo più consapevole.
Giuliano (Carmagnola)