Dall’inizio della pandemia ad oggi sono arrivati alcuni aiuti economici, ma non tutti i circoli Acli hanno potuto usufruirne: nella Granda sono 174 quelli, attivi in vari ambiti, che non hanno ricevuto nulla e, per ora, risultano esclusi da ogni forma di “ristoro”.
Le Acli provinciali di Cuneo chiedono con forza maggiore attenzione da parte del Governo, in questa grave situazione sanitaria ed economica, per il mondo dell’associazionismo e del no profit.
Il momento è senza dubbio grave, nei mesi scorsi sono stati effettuati sforzi pesanti per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza nei circoli Acli, con la realizzazione di protocolli e l’applicazione scrupolosa delle direttive emanate, in modo da salvaguardare la salute di tutti. Se però questo non è sufficiente, ora bisogna che si mettano in campo interventi politici ed economici di sostegno per salvare i territori dalla desolazione totale e combattere l’impoverimento sociale e materiale della gente.
“Nel momento del bisogno – dice Elio Lingua, presidente delle Acli di Cuneo, presenti capillarmente sul territorio con 260 circoli affiliati – il Terzo Settore è sempre chiamato a collaborare e ogni volta presta il suo sostegno, ma spesso non riceve nulla in cambio, se non lusinghieri ringraziamenti che però lasciano il tempo che trovano e non aiutano a sostenere e valorizzare tutto l’impegno del volontariato in mezzo alla popolazione”.
L’associazione cuneese teme fortemente per la tenuta dei circoli affiliati e dei tanti territori in cui essi costituiscono l’unico baluardo di difesa contro l’abbandono e la solitudine. Alcuni non hanno ancora riaperto dopo la chiusura della scorsa primavera e altri, che con fatica sono riusciti a rimettersi in piedi, senza un aiuto e un sostegno concreto, sono destinati a seguirli.
“Siamo disposti a continuare a lavorare sodo, nel rispetto della legge e di tutte le norme sanitarie – concludono i membri della presidenza delle Acli di Cuneo – ma non accettiamo decisioni che risultano solo penalizzanti, non aiutano a sostenere i territori e mettono a rischio la crescita, la democrazia e la coesione sociale”.
c.s.