Con il set da tartufo l’esperienza legata al “tuber” più famoso al mondo è totale

Dal 2017 ad oggi, su impulso dell'Ente fiera, sono stati ideati e realizzati esclusivi oggetti di design che permettono di maneggiare, trasportare, pulire e affettare le "pepite" con stile

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C’è tanta voglia di Fiera di tartufo. C’è tanta voglia di lamellare uno splendido esemplare di “tuber magnatum Pico”. Per rinnovare la tradizione e per provare a riassaporare la normalità. Una normalità che, in pochi mesi, è stata pe­santemente compromessa dal­la pandemia scatenata dal co­ronavirus che, purtroppo, continua a imperversare. Tor­nando al “desiderio” iniziale, se è vero che le opportunità per degustare il tartufo bianco non mancano, a partire dalle esperienze digitali promosse dall’Ente Fiera del tartufo attraverso il “Truffle hub” di Roddi, è altrettanto vero che numerose sono le soluzioni che consentono di rendere quest’esperienza ancora più indimenticabile. Ci riferiamo, in particolare, agli oggetti di alto design che, ormai da alcuni anni, accompagnano e completano le “pepite bianche”. Nel 2017, il protagonista è stato l’affettatartufi, grazie all’avveniristica interpretazione realizzata dall’architetto olandese Ben van Ber­kel per Ales­­­­si. L’oc­­­ca­sio­­ne per ri­pen­­sare un uten­sile elitario, già esistente nel­le cucine del 1700, è nata dalla col­la­bo­ra­zio­­ne tra Alessi appunto, Cen­­tro na­zionale studi tartufo ed Ente Fiera internazionale tartufo bian­co d’Alba. Un incontro di eccellenze che ha “fuso” in un solo oggetto l’un­icità di un prodotto del territorio con il design più avanzato. L’affettatartufi “Al­ba”, in generale, celebra l’atto del servire il tartufo con un ac­cessorio dove bellezza e potenza del design si coniugano con la funzionalità espressa dalla forma scultorea. La torsione dell’acciaio rievoca l’intreccio delle radici degli alberi dove il tartufo nasce e cresce in simbiosi con la pianta. La linea curva pone l’accento sull’ergonomia dell’impugnatura, che sfrutta al meglio il bilanciamento dei pesi per ottenere un ta­glio perfetto. L’angolo di 18 gra­di tra l’impugnatura e la la­ma, riduce la pressione sul pol­so du­ran­­te l’utilizzo. Un mec­ca­­nismo di re­golazione permette di ottenere di­ver­si spessori del­le scaglie di tartufo, da 0 a 3 millimetri. Il progettista ha inol­tre previsto la pos­sibilità di chiudere completamente la la­ma per riporre l’uten­sile in mo­­do sicuro do­po l’utilizzo. In so­­stan­za, “Alba” è una mi­cro-­scul­tura da tavola che trac­cia una nuo­va este­tica, per un’espe­rien­za con­­­viviale che rende moderno un antico rituale gastronomico.
Design centrale anche nel 2018, attraverso il progetto “Trace”, lo speciale guanto pen­­sato per lamellare il tartufo bianco d’Alba il cui motivo è stato ideato dalla designer iberica Patricia Urquiola e realizzato dall’Ente Fiera insieme al Centro nazionale studi tartufo. «Mi capita spesso di prendere ispirazione da tutto ciò che mi circonda», spiegava in occasione del lancio Patricia Urquiola, aggiungendo: «In questo caso, mentre progettavamo il tagliatartufo per Ales­si, abbiamo creato una grafica che accompagnasse l’idea del progetto che prende ispirazione dal risultato del taglio del tartufo. La forma irregolare delle sezioni e delle scaglie ha ispirato questa “texture” che conferisce movimento al guanto».
Il 2019 è l’anno di un secondo affettatartufi “d’autore” grazie all’intuizione dello chef Davide Oldani che ha progettato l’innovativo tagliatartufi dalla lamellatura “Xfetta” (“Perfetta”). “Xfetta” su ogni piatto e per ogni tipologia di tartufo. Da qui la scelta del partner esperto nella produzione di questo genere di prodotti da cinque generazioni: Ambrogio Sanelli. Spiegava Oldani un anno fa: «Quando ho ideato questo og­getto ho fatto una riflessione che ha a che vedere con l’eccellenza di un prodotto, con la precisione di un “gesto” e con la “regola”, che per me è uno dei fattori di garanzia di qualità in cucina. Mentre affettiamo un tartufo fresco oggi andiamo ad occhio; sistemiamo la rotella, regoliamo la molla e poi tagliamo. Questo causa evidenti differenze fra lo spessore delle lamelle e un’approssimazione che finisce per penalizzare un prodotto molto pregiato. L’af­fet­ta­tartufi “Xfetta” è costituito da un unico pezzo; taglia fette tutte del medesimo spessore, perché la precisione è una delle caratteristiche che contribuiscono a realizzare piatti il più possibile ripetibili nel gusto tenendo conto delle variabili cli­ma e stagione. “Xfetta” è rea­lizzato con i migliori acciai presenti sul mercato, tra cui un acciaio damascato che lo ren­de elegante nella sua funzionale semplicità. Ho scelto questo nome per veicolare due concetti: il primo è che la fetta ha uno spessore ideale e quindi è idealmente “perfetta” per valorizzare il tartufo e il suo inconfondibile profumo; il se­con­do è che ogni fetta è perfettamente uguale all’altra. E se anche leggermente “IcsFetta”, il senso di tutte le fette uguali si moltiplicherebbe… all’infinito. Ho deciso di scrivere “Xfetta” e non “Perfetta” in modo che anche il nome risulti snello come l’oggetto che rappresenta e che è nato dall’osservazione quotidiana dell’ospite e della cucina armonizzando semplicità, funzionalità ed essenzialità. L’ap­pro­fondimento sulla materia pri­ma, durato oltre due anni, è avvenuto con la preziosa consulenza del Centro nazionale studi tartufo e non poteva che essere la Fiera del tartufo di Alba, tempio indiscusso del “tu­ber magnatum Pico”, il mi­glior luogo in cui presentare que­sta nuova creatura. Per in­gegnerizzare e realizzare al me­glio questo prodotto e garantirne un elevato livello qua­litativo, mi sono affidato ad Ambrogio Sanelli e alla sua azienda che, dal 1864, a Pre­mana (Lecco), si occupa di que­sto genere di oggetti. Fon­damentale per loro la scelta dei migliori acciai e una progettazione di soluzioni tecniche al­l’avanguardia, sfruttando un connubio di tradizione e qualità artigianale e innovazione tecnologica».
Sempre nel 2019, la prestigiosa Maison Raynaud, storica ca­sa produttrice di raffinati servizi tavola di Limoges, ha realizzato la “Pepita”, prezioso og­getto uti­le a svelare al meglio il profumo, l’aroma e la freschezza del tartufo bianco d’Alba. Dise­gnato dall’artista originaria del Pa­raguay Ma­riela Schwarz Montiel su ispirazione del­le “pietre” preziose e del logo della Fiera, questo raffinato contenitore di porcellana rap­presenta con le sue sfaccettature il perfetto modo di trasportare e offrire il più straordinario gioiello della natura. Un oggetto scultoreo e ricercato, ma al tem­po stesso fun­zio­nale ed er­go­no­mico. “Pe­pi­ta” è di­spo­ni­bile in due mi­­­sure: una “l”, per ospitare i tartufi medi e una “xl”, per i tartufi di di­men­sioni più im­­por­tanti.
En­tram­be, in colore bianco, sono com­­po­ste da una base con finitura esterna opaca e in­terna lucida su cui appoggiare i tartufi e una chiusura satinata realizzata in porcellana di Limoges non smaltata. Autentici gioielli.
Venendo all’anno in corso, dalla collaborazione con il brand piemontese di design Gufram, è nato il nuovo pezzo del kit dedicato al “tuber ma­gnatum Pico”: la spazzola da tartufo, immaginata dall’artista belga Job Smeets di Studio Job, che celebra il genio di Giacomo Morra e che, per questo, è stata ribattezzata proprio “Giacomo”.
Il designer ha scelto l’immagine iconica del “na­so”, trasformandola in un og­getto funzionale e al contempo evocativo proprio di quell’esperienza olfattiva che, anticipando il piacere del gusto, è l’essenza stessa del tartufo bianco.
Lo scultoreo naso con finitura in oro 24 carati è realizzato da maestri orafi con le più innovative tecniche della gioielleria di alta gamma, mentre la spazzola incastonata presenta setole in fibra di tampico 100% naturale, seguendo i principi di “per­formance” divulgati dal Cen­­­tro nazionale studi tartufo. “Gia­como” non è un naso ca­suale ma, come si scriveva so­pra, è quello di Giacomo Mor­ra, considerato l’ideatore della Fie­ra del tartufo bianco d’Alba e della sua storia di successo in­ternazionale. Tramite un lavoro di ricerca tra fotografie di archivio è stata ricostruita la stessa conformazione del naso di Morra e riprodotta negli esem­plari di “Giacomo”.
«Un dia­mante della terra così prezioso merita un kit dedicato, che quest’anno abbiamo arricchito di un nuovo oggetto, sempre alla ricerca del giusto equilibrio tra design e funzionalità», dichiara Liliana Allena, pre­si­den­te dell’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, aggiungendo: «La nuova proposta si inserisce alla perfezione in quel percorso cominciato nel 2017, alla ricerca di bellezza e praticità per tutti i gourmet e gli appassionati di tartufo».