Intesa Sanpaolo va a sostegno del settore vitivinicolo, che sta risentendo pesantemente degli effetti della pandemia di Covid-19, pur avendo tutte le potenzialità per superare il difficile momento. A partire dal Decreto “Cura Italia”, la banca, a cui fa riferimento il 16% del settore agroalimentare italiano, ha messo a punto una soluzione per accompagnare i produttori dalla vendemmia alla vendita finale, con una importante novità per le scorte in cantina. Attraverso il meccanismo del “pegno rotativo” il vino da affinamento stoccato in cantina potrà essere convertito in garanzia utile per ottenere nuove linee di credito. Le aziende possono così smobilizzare un prezioso patrimonio che diventerà commercializzabile solo a distanza di anni.
In Piemonte il progetto di Intesa Sanpaolo si avvale della collaborazione del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
I numeri del settore
Negli ultimi trent’anni il vino italiano è passato da un sistema produttivo basato sulla quantità a un’economia che punta su qualità e valore, scommettendo su identità, legami con il territorio, certificazioni di origine. Ai nostri giorni l’Italia produce meno vino, ma questo vino vale molto di più. Secondo una comparazione della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel 1986 si produssero 77 milioni di ettolitri per un valore di 1,3 miliardi di euro, oggi gli ettolitri prodotti sono quasi 50 milioni, il 35% in meno, ma il valore è salito a 4,3 miliardi di euro, più del triplo. Il 2020 è partito molto favorevolmente, ma già nel mese di marzo c’è stato un crollo del mercato interno che ha toccato il minimo in aprile (-40,3% rispetto ad aprile 2019 per l’aggregato più ampio delle bevande). Le esportazioni di vino invece hanno tenuto fino a marzo, ma da aprile sono scivolate anch’esse in territorio negativo chiudendo il semestre a -3,4%. Le imprese maggiormente penalizzate sono quelle legate al canale Ho.re.ca. (Hotellerie-Restaurant-Café), fortemente impattato dalle limitazioni imposte per mantenere il distanziamento sociale e dal blocco degli spostamenti di piacere, turistici e di business. Le conseguenze sono state meno rilevanti per gli operatori che si appoggiano alla grande distribuzione od organizzati per le vendite online. Il canale e-commerce, cresciuto moltissimo nel 2020, ha tuttavia un peso relativamente contenuto e insufficiente a sostituire le vendite perse nei canali di vendita tradizionali.
Come è nato il progetto
Per Teresio Testa, direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria di Intesa Sanpaolo: «Abbiamo costruito questa soluzione “su misura” con il Consorzio affinché potesse rispondere al meglio alle esigenze di un distretto importante e in crescita come quello delle Langhe Roero e Monferrato, in particolare nel territorio del Barolo e del Barbaresco. Grazie alla fondamentale collaborazione con il Consorzio, la certificazione di Valoritalia e le quotazioni rese disponibili dalle Camere di Commercio, abbiamo messo a punto un sistema concreto e, soprattutto, di facile e immediato accesso per le aziende».
Per il presidente del Consorzio Tutela Barolo e Barbaresco, Matteo Ascheri: «La collaborazione con Intesa Sanpaolo fa parte dell’impegno a favore delle nostre grandi produzioni, ancora una volta un tesoro inestimabile che può soccorrerci anche in un momento così difficile. Siamo sempre alla ricerca di soluzioni innovative per le nostre aziende. Questa tipologia di pegno ha due caratteristiche fondamentali, che lo rendono particolarmente interessante per i produttori di vini con una forte propensione all’invecchiamento, come Barolo e Barbaresco. Si tratta di un pegno “non possessorio” ovvero il proprietario ne mantiene la piena disponibilità, inoltre è “rotativo” ovvero il debitore ha facoltà di sostituire i beni originariamente dati in garanzia con altri di uguale valore, in questo caso le nuove annate».
Su un punto tutti concordano: «quando ci lasceremo alle spalle l’emergenza in corso, dobbiamo essere pronti a ripartire facendo leva sulle grandi potenzialità che già sappiamo di avere: filiera completamente tracciabile, certificazioni di qualità e la grande reputazione delle nostre produzioni. Serve quindi investire fin d’ora per rafforzare invece eventuali punti deboli: esportazioni verso i mercati emergenti, canali distributivi, digitalizzazione. La capacità dei nostri produttori e la qualità dei nostri vini nobili devono quindi poter contare sulla liquidità necessaria. Il Piemonte, che si distingue per il miglior indice di reputazione enologica del Paese, è al settimo posto in Italia per la produzione di vino, con 2,5 milioni di ettolitri, ed è al secondo posto per i volumi delle esportazioni. A livello provinciale Cuneo guida la classifica sia in termini di produzione che di volumi esportati».