Quando presi per la prima volta tra le mani quel batuffolo bianco di lana che mi scrutava con curiosità e si chiedeva dove fosse finito, la tenerezza e l’istinto di accudimento ebbero subito il sopravvento sui tanti dubbi che avevo nel tenere con me un animale domestico.
Milky è stata la mia prima, lunga, esperienza con un gatto: convivenza durata 21 anni e non priva, all’inizio, di qualche errore di gestione e di comprensione reciproca. Avevo letto e mi ero confrontata con chi, da tempo, ne possedeva uno, ma l’impatto con l’esuberanza di un cucciolo, la diffidenza reciproca, unita a testardaggine e grande indipendenza del gattino hanno reso i primi mesi una sfida e una conquista giornaliera. Sì, perché la fiducia di un felino va conquistata giorno dopo giorno, lasciando spazio e tempo alla sua natura di conoscere, fidarsi e diventare protagonista degli spazi che abita.
Da subito ho cercato un medico veterinario, nella consapevolezza che la salute dei nostri animali dipenda, in parte, dalla scelta di un professionista capace e competente che non solo sappia curarli, ma anche dare informazioni mirate. La ricerca non è stata difficile, ma ha richiesto alcune visite in strutture e “due chiacchiere” con professionisti che si occupano della cura di cani e gatti. Il fatto di poter vedere le cliniche, l’igiene praticata, il personale all’opera e la disponibilità nel farti sentire parte di una nuova esperienza ha determinato in me la voglia di impegnarmi al meglio per fornire al mio amico a quattro zampe non solo le cure di base ma anche tutte quelle attenzioni adeguate e adatte a un animale. Troppo spesso, infatti, vedo amici e conoscenti che trattano i “pet” come neonati umani, umanizzando e trasferendo sull’animale modalità di accudimento che nulla hanno a che fare con la loro natura: alimentazione squilibrata, eccessivo calore di cappotti e impermeabili in cui si è soliti avvolgerli nell’errata convinzione che l’animale patisca il freddo come noi, salite e discese da sedie, divani, tavoli e pernottamenti sui nostri letti sono presunte attenzioni che assecondano più un nostro desiderio di affetto che il rispetto della loro natura e di una corretta pratica igienica; tutto ciò per evitare di ritrovarceli più ansiosi, capricciosi e vulnerabili alle malattie.
I veterinari, come del resto i pediatri, hanno a che fare con pazienti che non parlano la nostra lingua: l’esperienza del professionista nel saper leggere e interpretare segni esterni e interni diventa fondamentale. Ho capito, col tempo, che la fiducia verso il professionista scelto, che lavora in cliniche specializzate e attrezzate con macchinari all’avanguardia e con tecniche diagnostiche sempre più raffinate, dev’essere alla base di ogni rapporto medico-paziente e come tale atteggiamento positivo e costruttivo possa aiutare a individuare la corretta terapia o il giusto atteggiamento da acquisire e, successivamente, da adottare.
Milky oggi non c’è più, ma se il mio desiderio di accogliere un altro gattino si è consolidato lo devo anche all’aiuto di quei veterinari che con professionalità, pazienza, garbo, disponibilità ed empatia hanno saputo indirizzare il mio desiderio di essere un buon proprietario nella maniera più corretta e rispettosa della natura dei nostri piccoli e amati
amici a quattro zampe.
Testo a cura della dottoressa Tiziana Rozio