La punta dell’iceberg è una lussuosa villa con 52 terreni ad Albaretto della Torre, del valore complessivo di 5 milioni di euro, sequestrata dalla Guardia di Finanza di Cuneo. Dietro ci sono un importante giro di soldi sporchi che ha coinvolto Italia, Spagna e Svizzera, e un’associazione a delinquere transnazionale che se ne occupava. Il direttore d’orchestra? Un albese di 77 anni, Giovanni Piero Montaldo, il proprietario (anche se li aveva intestati ai figli) degli immobili sequestrati ad Albaretto della Torre. Precisamente in frazione Tre Cunei, da cui il nome dell’operazione della Guardia di Finanza di Cuneo partita nel 2017. Ad attirare l’attenzione delle Fiamme Gialle un flusso di denaro anomalo che si muoveva tra la Spagna e l’Italia e che ha condotto alla figura di Montaldo, un pluripregiudicato che dopo aver collezionato condanne definitive in Italia per ricettazione, emissione di assegni a vuoto ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla fine degli anni ’80 si è rifugiato in Spagna, dove ha continuato nella sua attività illecita. Ne è la prova la condanna per corruzione nell’ambito dell’Operazione Malaya, una sorta di “Mani Pulite” della Costa del Sol, per aver versato a un pubblico amministratore di Marbella 330 mila euro in cambio di favori nel settore urbanistico. Su di lui pende inoltre una ulteriore condanna per frode ai danni della pubblica amministrazione. In Spagna, Montaldo era riuscito a crearsi una vera e propria galassia di società del settore immobiliare: oltre 40, costituite avvalendosi della collaborazione di persone di fiducia, spesso vecchi conoscenti italiani che fungevano da prestanome.
L’indagine ha assunto una dimensione internazionale quando i finanzieri cuneesi si sono imbattuti nei 12 milioni di euro trasferiti in Italia tra il 2006 ed il 2016. I soldi, partiti da conti correnti spagnoli intestati a Montaldo e a quattro società a lui riconducibili, sono stati in parte intestati alla figlia (oltre 6 milioni), in parte veicolati in Svizzera e di nuovo in Spagna, a beneficio di società o su conti correnti riconducibili allo stesso responsabile.
Una svolta decisiva, che ha portato all’intervento di Eurojust, l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale. L’organismo, che assicura il coordinamento e la collaborazione giudiziaria tra le amministrazioni nazionali nelle attività di contrasto del terrorismo e delle forme gravi di criminalità organizzata che interessano più di un paese dell’Unione Europea, ha assunto la regia delle operazioni, costituendo una Squadra Investigativa Comune tra le autorità giudiziarie di Italia e Spagna.
Di qui lo sviluppo di tre azioni parallele, che hanno condotto a risultati significativi. In Italia si è proceduto al sequestro, finalizzato alla confisca, della villa di Albaretto della Torre, effettuato dalle Fiamme Gialle cuneesi lo scorso 21 dicembre dopo l’ok del Tribunale Ordinario di Torino alla richiesta formulata dalla Procura della Repubblica di Asti. L’udienza per la discussione della richiesta di confisca è stata fissata per il 9 febbraio.
«Tengo a sottolineare l’utilizzo del sequestro come misura di prevenzione», ha spiegato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cuneo Luca Albertario nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione. «Si tratta di una procedura di particolare rilievo, non comune in questi casi, che si basa sul concetto di pericolosità sociale del pregiudicato, resosi responsabile di una serie di reati commessi sia in Italia che all’estero».
Parallelamente, sempre in Italia, è in corso un’indagine penale su Giovanni Piero Montaldo per auto-riciclaggio e intestazione fittizia, visto che ha intestato l’azienda di famiglia ai figli per evitare i rischi della confisca. Spetterà alla Procura decidere se mandare di fronte al giudice il 77enne, che si pensa possa anche avere collegamenti con la criminalità organizzata italiana e spagnola.
Infine, l’articolata indagine iberica, l’operazione “Tenor”, condotta dalla Polizia Giudiziaria spagnola, che ha portato all’individuazione di un sodalizio criminale di stampo internazionale composto da personaggi residenti sia in Italia sia in Spagna, che operava in Andalusia: corruzione di pubblici ufficiali, traffico di influenze, evasione fiscale, riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori in Italia i principali reati. Numerosi i provvedimenti eseguiti, tra cui 13 arresti ed un mandato di cattura internazionale, 19 perquisizioni domiciliari, il blocco di 106 rapporti bancari, il sequestro di 47 immobili in provincia di Malaga, di 18 autoveicoli, di circa 70 mila euro in contanti, oltre a monili, orologi di pregio, opere d’arte e arredi del valore stimato superiore al milione e mezzo di euro.
I dettagli di questo filone sono stati illustrati dai rappresentanti della Polizia Giudiziaria spagnola, che hanno preso parte alla conferenza stampa in videocall, insieme al rappresentante spagnolo di Eurojust José de la Mata e al vicepresidente dell’organismo dell’Unione Europea Filippo Spiezia, che ha sottolineato la particolarità dell’operazione: «È la prima volta che si costituisce una Squadra Investigativa Comune per indagini che riguardano un provvedimento di misura preventiva: è la prova che si tratta di uno strumento importante. Attendiamo gli esiti finali di questa operazione, ma posso dire che siamo molto contenti del lavoro fatto». «La complessità di questa attività rendeva difficile procedere con i metodi tradizionali», ha aggiunto il procuratore di Asti Alberto Perduca, presente con il sostituto procuratore Laura Deodato. «Ci tengo a ringraziare Eurojust per il prezioso supporto, anche in termini economici, risultato fondamentale per la buona riuscita di questa operazione».
«Siamo molto soddisfatti» ha concluso Albertario. «In tutte le fasi, la collaborazione con la Spagna è stata determinante e la regia di Eurojust ha consentito di lavorare con grande sinergia».