L’appello dell’Acli Cuneo «Facciamo vivere i circoli»

Il presidente provinciale Elio Lingua spiega le ragioni della protesta prevista a febbraio

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“Facciamo vivere i circoli”: è il grido d’allarme lanciato dal­le Acli provinciali di Cuneo e anche il motto di una giornata di mo­bilitazione e protesta civile co­struttiva, che potrebbe svolger­si sabato 6 o sabato 13 febbraio, attraverso la quale le Acli cuneesi chiederanno un incontro con il Prefetto e il Questore del capoluogo per sottolineare la gravità delle conseguenze derivanti dalla prolungata chiusura.

Il Dpcm del 14 gennaio ha messo nuovamente “in castigo” il mon­do dell’associazionismo e del “no profit”, costringendo i circoli, tra cui quelli associati alle Acli, a restare chiusi. I centri sociali, culturali e ricreativi che con tanti sacrifici sono riusciti a resistere alla chiusura imposta dal “lockdown” di mar­zo, ora ricevono un nuovo colpo, che potrebbe decretarne la chiusura definitiva.
A nulla è valso l’impegno ad adeguarsi alla normativa; non sono bastati gli appelli delle Acli provinciali con altre associazioni; appelli rivolti ai politici locali e nazionali perché si guardasse con attenzione a queste realtà che non solo rappresentano una fonte di sopravvivenza economica per molti gestori, ma che costituiscono anche l’unica possibilità, per tante persone, so­prattutto anziane, di soffrire me­no la solitudine e di ricevere quei servizi di prossimità che sono indispensabili, soprattutto per chi non può muoversi facilmente.

Il presidente provinciale delle Acli di Cuneo, Elio Lingua, a nome della presidenza e di tutto il direttivo dell’associazione, esprime l’amarezza, la delusione e la preoccupazione di tantissimi soci che in questo momento si sentono soli: «Siamo giunti a un punto di non ritorno», afferma Lingua, «siamo sfiduciati e abbandonati dalla politica: perché i nostri circoli, contrariamente a quanto accade per gli esercizi commerciali, pur con gli stessi limiti e con le stesse modalità, non possono svolgere l’attività sociale di somministrazione riservata ai soci? Perché questa discriminazione inaccettabile? Nelle condizioni attuali, la campagna del tesseramento è penalizzata, inoltre i circoli che sopravvivono grazie all’autofinanziamento, senza en­trate non possono pensare di andare avanti e ben poco riescono a fare i ristori che, peraltro, non sono nemmeno arrivati a tutti: ben 79 circoli sono esclusi».
Le conseguenze sociali di scelte come quelle rinnovate nel Dpcm sono incalcolabili: dall’aumento della povertà e delle disuguaglianze nei confronti delle persone più fragili, alla mancata salvaguardia dei diritti dei deboli, al pericolo per la tenuta della coesione sociale delle comunità.

Le Acli provinciali di Cuneo chiedono ancora una volta interventi che salvino i territori dall’emarginazione totale e aiutino a combattere l’impoverimento sociale e materiale della gente: chiedono che i circoli possano aprire con le stesse modalità degli altri esercizi commerciali e che i volontari operanti in Piemonte siano inseriti nell’elenco delle categorie vaccinabili.
«“Facciamo vivere i circoli”», sottolinea ancora Elio Lingua, «intende coinvolgere in modo unitario le sedi provinciali, regionali e quella nazionale e, come Acli di Cuneo, indicare parallelamente proposte per far com­pren­dere internamente ed esternamente il valore della presenza dei circoli, da intendersi come occasione di solidarietà e socialità e non solo come luogo ricreativo e di svago. La giornata di mo­bilitazione e protesta costruttiva desidera proprio far comprendere che i circoli, oltre a dare la possibilità di svolgere attività ricreative, di divertimento o sportive, danno quotidianamente forma a un impegno solidale e ci­vile concreto. È passato quasi un anno e i nostri circoli e le nostre associazioni, come purtroppo accade in molti altri settori, sono ancora chiusi o hanno ricevuto solo qualche “ristoro” neanche sufficiente a pagare i costi fissi come luce, gas, affitti, Siae, canoni. Inoltre non è stata presa in considerazione la nostra proposta di fornire un sostegno per la copertura assicurativa a favore di tutti i volontari. Con questa giornata di mobilitazione, che sarà dedicata alla solidarietà, percorreremo tutte le strade possibili per diffondere messaggi propositivi e informativi sull’importante presenza dell’associazione sul territorio. A sostegno della protesta, durante la giornata, i Circoli Acli e le sedi dell’associazione rimarranno aperti: nel rispetto delle norme sanitarie e delle misure anti Covid, muniti di mascherina e allestendo spazi e percorsi di distanziamento, si accoglieranno coloro che vorranno sottoscrivere la tessera e si proporranno iniziative di solidarietà, tra cui la raccolta fondi a sostegno di rifugiati e migranti provenienti da diversi paesi e bloccati in Bosnia, dove da parecchi anni, opera un gruppo di volontari dell’Ipsia Acli».

E Lingua aggiunge: «Sarà anche ef­fettuata una raccolta di alimenti e offerte per le persone in difficoltà del territorio, che verranno distribuiti nei rispettivi paesi, in accordo e collaborazione con le Ca­ritas diocesane e le parrocchie. Ai circoli che possono som­ministrare bevande, si chiederà di proporre, per i loro associati, un caffè solidale da a­sporto a 2 eu­ro, di cui un euro di solidarietà e uno per il circolo, e a quelli che possono preparare l’a­sporto del pranzo o della cena, per i soci, a devolvere parte del ricavato in solidarietà. Altri momenti di protesta saranno promossi con: raccolta firme, invio di lettere e, dove è possibile, coinvolgimento dei sindaci”; inoltre è in programma una conferenza stampa regionale organizzata dalle Acli del Piemonte, in collaborazione con altre associazioni, con tutti i parlamentari, i senatori e i consiglieri della Regione. Nei circoli il volontariato ha un ruolo fondamentale da sempre, non solo du­rante le emer­genze, e questo im­­pegno, che peraltro è te­sti­mo­niato dalle centinaia di iniziative intraprese negli anni, è indice della vitalità e del legame profondo con la società e la gente, che va in tutti i modi salvaguardato. A questo sco­po, si po­trebbe ve­rificare con un gruppo di avvocati gli e­stremi per un eventuale ricorso al Tar con­tro la chiusura dei circoli e per la costituzione di un collegio di difesa per tutelare i dirigenti delle sedi provinciali e dei nostri circoli».