Dal Kosovo alle periferie di Napoli «esperienze che mi hanno formato»

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Nonostante la giovane età, il capitano Gio­­­vanni Ronchi vanta un ricco curriculum. Una delle esperienze più si­gnifi­ca­tive, che gli è valsa una medaglia Nato e la Croce Italiana, è la mis­sio­ne di pace in Ko­so­vo (immagini sotto). «È stato uno dei periodi più belli di Co­mando; ho tratto insegnamenti e stretto legami u­ma­ni mol­to forti», racconta Ron­chi, ag­giun­­gendo: «Gli scontri etnici divampati ne­gli anni ’90 sembrano or­mai sopiti, ma in realtà è la pre­senza del contingente Nato che garantisce, al­le popolazioni di ogni etnia, una convivenza pacifica in un contesto di li­ber­tà e democrazia». Molto im­pe­gna­tivo è risultato il ruolo di comandante del Nucleo Operativo e Ra­diomobile di Giu­gliano in Cam­­­pania (città metropolitana di Napoli). Com­­­menta il capitano: «L’“hin­­terland” na­­­­­­poletano è complesso e ad altissima den­­sità criminale. La ca­mor­­ra opprime ogni cosa, falcidiando il patrimonio am­bientale e infiltrandosi nel tessuto economico, sociale e politico. Quel­­la che è in corso, ormai da decenni, tra lo Stato e la cri­minalità, è una guerra, che gli uomini in divisa e la magistratura combattono all’unisono senza alcun risparmio di energie».