Durante l’estate 2003 un devastante incendio distrusse 1076 ettari di bosco sulle montagne a cavallo tra i Comuni di Valdieri e Demonte. Tra questi, l’area del vallone Barma Pertusà, nel Comune di Valdieri, in Valle Gesso.
Un territorio dalla pendenza molto ripida, che guarda la rotonda da cui si biforcano le strade per Entracque e Sant’Anna di Valdieri e dove, in caso di sostanziose nevicate, è forte il rischio del formarsi di valanghe capaci di creare problemi soprattutto alla sottostante strada di collegamento con Entracque. La zona è rimasta priva di vegetazione fino al 2013, quando, il Settore Foreste della Regione Piemonte ha deciso, grazie all’opportunità offerta dai fondi del Programma di Sviluppo Rurale, di rimboschire il versante montano. “Siamo andati a rivedere – spiega Marco Rocca, responsabile delle squadre forestali delle Valli Pesio, Vermenagna e Gesso – le immagini dell’area risalenti alla fine degli Anni Ottanta e, in base a quelle, abbiamo cercato di ricostruire il bosco esistente prima dell’incendio, scegliendo piante che erano presenti sulle stesse alture nei dintorni di Valdieri. Il principio applicato sempre dai forestali è: se vuoi che il lavoro abbia delle possibilità di successo devi copiare la natura del luogo”.
Il primo intervento è stato effettuato tra l’ottobre 2013 e l’aprile 2014, con la messa a dimora di 11.000 pianticelle giovani provenienti dai tre vivai forestali della Regione (Chiusa Pesio, Fenestrelle e Albano Vercellese), di cui 2000 betulle, 500 ciliegi di Santa Lucia, 500 ornielli, 5500 pini silvestri, 1500 roverelle e 1000 sorbi montani. Gli alberelli avevano un’età compresa tra uno e tre anni e un’altezza inferiore al mezzo metro. A piantarli sono stati gli operatori forestali delle squadre delle Valli Vermenagna e Gesso, impegnando 1550 ore. Il costo totale dell’operazione, per ottenere i finanziamenti europei, è stato quantificato in 39.000 euro (14.000 euro le piante e 25.000 euro il lavoro). Ma non tutti gli esemplari hanno attecchito. “Nei periodi successivi – afferma Rocca – abbiamo attuato un costante monitoraggio della situazione, con 18 punti di riferimento per controllarne la sopravvivenza. Quella zona, però, è molto scoscesa, ventilata e con poca terra in grado di consentire alle piante di mettere le radici e prosperare. Inoltre, il mese di luglio del 2015 è stato caldo e secco, per cui è subentrato il problema della mancanza di acqua necessaria a rinvigorire gli alberelli che stavano crescendo. Il 40% di questi è seccato. Una percentuale che, per le condizioni del terreno, rappresenta già un buon risultato. Tuttavia, vista la consistenza complessiva dell’investimento, era comunque necessario un successivo lavoro di ripristino”.
Infatti, nell’ottobre-novembre 2016, questa volta senza finanziamenti, ma in economia, sono stati sostituiti 4500 esemplari, di cui 400 ornielli, 500 pini silvestri, 1100 roverelle e la new entry di 2500 saliconi: un tipo di salice che non ha bisogno di acqua e che tende a crescere soprattutto nelle zone dove in precedenza c’era il bosco. “Già nel primo impianto – prosegue Rocca – avevamo scelto le specie da interrare tenendo conto delle problematiche dell’area. Con l’esperienza maturata, il progetto di sostituzione è stato ulteriormente affinato. Una cosa importante da sottolineare è che terminati i finanziamenti europei non ci siamo dimenticati della zona e abbiamo continuato a ripristinarla. In futuro proseguiremo nella cura del luogo per riportarlo alle condizioni degli Anni Ottanta, anche se ci vorranno almeno quattro decenni di tempo. Però, non farlo significherebbe perdere tutto il lavoro eseguito fino ad ora” .
La sostituzione è stata effettuata dagli addetti della squadra della Valle Gesso, con una novità: a rotazione hanno prestato la loro opera tutti i dipendenti del vivaio “Gambarello” di Chiusa Pesio. Il motivo? “Perché – precisa Rocca – era importante che quanti producono ogni giorno le piante si rendessero conto di dove vengono messe a dimora: e non sempre questo avviene nei giardini, ma, a volte, anche in luoghi montani estremi”.
L’operazione è costata 13.500 euro: 6000 euro per gli alberelli (sempre delle stesse dimensioni del primo intervento) e 7500 euro di lavoro (400 ore). Entrambi i rimboschimenti sono stati eseguiti decidendo due particolari modalità di svolgimento. La prima: tutte le pianticelle sono state acclimatate nel vivaio di Fenestrelle che è a un’altitudine simile a quella del vallone Barma Pertusà. La seconda: il trasporto degli alberelli è avvenuto completamente a spalle da parte degli addetti su un percorso compreso tra i 30 e i 60 minuti di cammino e nella quantità giornaliera necessaria. Quindi, una doppia fatica.
Le conclusioni le trae l’assessore regionale alle Foreste, Alberto Valmaggia. “Si è trattato – sottolinea – di un intervento molto importante che sta ripristinando la situazione prima del disastro del 2003. Il fatto che servano almeno 40 anni per riportare l’area nella situazione originale ci fa capire i danni rilevanti provocati dagli incendi: nell’immediato in termini di gestione dell’emergenza, poi sotto il profilo ambientale e, infine, a livello di costi, impegno e lavoro per riportare l’esistente a come era prima del divampare delle fiamme. Una riflessione da fare soprattutto quando l’innesco del fuoco ha origini dolose”.