Una “stanza degli abbracci” gonfiabile destinata alla casa di riposo Ottolenghi di Alba, per favorire il contatto in piena sicurezza tra gli ospiti e i loro familiari e, qualche giorno prima, un totem per l’assistenza medica a distanza, donato all’“hospice” di Bra. Sono queste le più recenti iniziative portate avanti dall’associazione di volontariato “Ho cura” di Alba che opera nel campo delle cure palliative.
«Vogliamo cogliere l’occasione di questi momenti di incontro con la comunità per farci conoscere e riconoscere dai cittadini di Alba e dell’Albese», spiega Mavi Oddero, tra i fondatori del sodalizio, di cui da qualche mese è anche presidente. «Ci occupiamo di cure palliative per malati terminali, ovvero non sono suscettibili di una guarigione dalla malattia, ma che comunque hanno bisogno di molte cure e di assistenza multiprofessionale, tramite medici specialisti, ma anche psicologi, infermieri specializzati, assistenti spirituali e sociali, fisioterapisti e nutrizionisti. Una medicina olistica volta a diminuire la sofferenza sia fisica che psicologica del malato, ma che vuole essere anche di supporto per le famiglie».
Sulle recenti iniziative portate avanti dal sodalizio, la presidente aggiunge: «Da un anno siamo fermi con le nostre attività di assistenza visto che, a causa della pandemia, non ci è consentito l’accesso né all’“hospice” di Bra né a domicilio. Il rischio di trasmettere il virus a persone già fragilissime era troppo elevato, quindi ci siamo limitati a videochiamate e telefonate con le famiglie. Abbiamo modificato il nostro impegno rivolgendolo a supporto dell’“hospice”, per esempio posizionando lì il nostro totem per la telemedicina, che consente ai pazienti di essere sottoposti a visite specialistiche senza essere spostati. Inoltre, le Rsa di Alba hanno supplito al fatto che in città non ci sia un “hospice” accogliendo, in passato e adesso, diversi malati terminali e facendo un percorso di crescita nel senso della medicina palliativa. Per questo abbiamo pensato di dare un supporto anche a tali strutture: durante il primo “lockdown” abbiamo dato il totem in comodato d’uso gratuito per sei mesi al Cottolengo, ora abbiamo pensato di fare dono all’Ottolenghi di questa “stanza degli abbracci” gonfiabile che permette il tocco, il contatto fisico con anziani, il cui linguaggio spesso si è fatto più scheletrico e per i quali conta più la comunicazione non verbale».
Sull’associzione “Ho cura”, creata nel 2015, la presidente chiosa: «Abbiamo un centinaio di soci, mentre i volontari “dello stare”, ovvero quelli che trascorrono del tempo con i malati terminali, sono circa 30. L’auspicio è che presto anche noi volontari attivi saremo vaccinati e così, utilizzando tutte le misure di protezione, sarà possibile tornare a fare assistenza in “hospice” e a domicilio»
Vicini a chi soffre, anche in pandemia
Il sodalizio albese ha donato una “stanza degli abbracci” alla casa di riposo “Ottolenghi”