«Sono indimenticabili quei Carlevé ed Bra»

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Per ricordare il Car­nevale di Bra (“Car­le­vé ed Bra” in piemontese), i suoi car­ri, le sue sfilate, abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Livio Sartirano, ex presidente dell’Ente Manifestazioni di Bra nonché ex speaker di tante manifestazioni.
Focalizziamo l’attenzione sul Car­levé ed Bra e sulla tradizionale sfilata di carri allegorici…
«Immaginarlo al giorno d’oggi credo che sia perlomeno molto difficile. Negli anni Ottanta e Novanta c’era un substrato sociale totalmente diverso, un sistema di vita differente, la gente partecipava ancora alle manifestazioni popolari. C’era una grande partecipazione di carri, grazie all’impegno e al lavoro di Pro loco, quartieri, paesi e città, località del Roero inizialmente, poi della Granda e del Piemonte. Può piacere o non piacere il carnevale, ma è sempre stato un momento di svago, di folklore, di divertimento. Partimmo con l’edizione braidese quando, in provincia, c’erano già quelli di Saluzzo e Mondovì, cercando di organizzarci e di trovare dei fondi. Per mettere su un carro e un gruppo mascherato occorrono famiglie disponibili, dei volontari, perché il lavoro e l’impegno sono immensi. I costumi costano, i carri anche.

Nonostante questo, l’evento crebbe molto bene.
«Lo portammo, con il passare degli anni, a un livello molto alto, secondo alcuni addirittura più alto di quelli di Saluzzo e Mondovì; diventò un evento molto seguito e atteso. Ricordo con grande piacere che c’era un sano entusiasmo. Erano anni in cui le persone si divertivano senza filtri, senza paura di essere giudicate, anche e solo per farsi una risata in compagnia. Le due tradizionali maschere braidesi erano Robaldo de Braida e Madonna Beatrice, impersonate per tanti anni da Armando Ambrogio e Maura Forneris. Furono molto d’aiuto per pubblicizzare il marchio del nostro carnevale».

Poi cosa cambiò?

«I primi problemi nell’organizzazione delle sfilate arrivarono con le restrizioni in materia di sicurezza, soprattutto per i carri e per la loro conformazione. Venendo a mancare un pochino l’entusiasmo e cambiando i tempi, invitare i gruppi mascherati e i carri è diventato via via sempre più difficile. In media, negli anni migliori, abbiamo avuto 20 o 25 carri e circa 3.000 figuranti in costume. Il percorso era da via Sartori a piazza Carlo Alberto, passando dalle vie centrali di Bra. Abbiamo avuto l’onore di ospitare carri che hanno sfilato in palcoscenici prestigiosi come Viareggio. Avremmo voluto trasformare il carnevale braidese in un qualcosa di più elegante ancora, ma i costi sarebbero stati elevati e l’Ente Manifestazioni era un’organizzazione privata, quindi non era possibile superare una certa soglia di spesa. Collaboram­mo molto con l’Associazione Commer­cianti e con il Co­mune. Il li­bretto pubblicitario e le locandine delle no­stre sfilate sono passate alla storia e sono rimaste nella mente di tutti noi».

La prima sfilata del Carnevale di Bra a quando risale?
«Fu nel 1985. Però se dobbiamo considerare le prime grandi sfilate, partiamo dall’edizione del 1987 e del 1988 per concludersi a metà degli anni Duemila. Il limite del carnevale è che tutto si consumava in due ore per ognuna delle due domeniche attorno al Mar­tedì Gras­so. Era un limite temporale, nel senso che l’euforia e l’atmosfera che si respirava finiva molto velocemente. Però, in quelle quattro ore all’anno Bra si trasformava».

Lei, oltre che presidente del­l’Ente Manifestazioni, era anche lo “speaker” delle sfilate!

«Dovevo fare del mio meglio in tutto! Devo essere sincero: mi sono sempre divertito. Mi sentivo di farlo e l’ho fatto con molto piacere, per intrattenere e accogliere!».

C’è un carro che ha sfilato a Bra e che ricorda particolarmente?

«Quelli più scenografici erano fatti da artisti veri e propri. Però tutti i carri o carretti erano ca­paci di incantare gli spettatori. Ad esempio, i carri di Racconigi erano tra i migliori ed erano fatti dai cosiddetti “magnin” (figure che facevano il verso agli stagnini, i quali durante l’anno offrono servizi di manutenzione alle massaie. Accom­pagnandosi ritmicamente con i coperchi delle pentole schiamazzano, strepitano e si presentano cantando, sulla falsa riga del “Cantè j euv”). Ricordo con piacere quelli dell’oratorio salesiano di Bra, del quartiere Madonna dei Fiori, del bar La Scaletta, delle parrocchie, della scuola di via Piumati. Indi­menticabili anche le ballerine brasiliane, con cortei formati da vere professioniste».

Bra potrebbe riabbracciare il carnevale e la sfilata dei carri?
«Secondo me sì e sarebbe importante farlo coinvolgendo le realtà produttive e i nostri prodotti enogastronomici. Ov­vi­amente ci si dovrebbe adeguare ai tempi odierni e occorre capire se le famiglie e i giovani hanno voglia di seguire e partecipare a un carnevale a Bra. Me lo auguro, però».