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«Metà infermiere, metà artista»

Il braidese Luca Virone è prossimo al trasferimento a Roma, per lavorare in ospedale e continuare a coltivare un sogno

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C’è la Sicilia nelle sue origini; il Piemonte (se­gna­tamente, Bra) nella sua formazione e Roma nel suo futuro più prossimo. Luca Virone, infermiere professionale e performer di musical, ha raccontato i suoi progetti alla Rivista IDEA.

Luca, come si è creata l’opportunità del suo trasferimento a Roma?
«Per caso. Sono stato spesso a Roma per partecipare a “workshop” di musical tenuti da Brunella Platania e Marcello Sindici, con la collaborazione di Maria Laura Platania. Il mio sogno è sempre stato quello di conciliare nella Capitale la mia professione con il mio interesse per il mondo dello spettacolo. Pur in un periodo molto complicato come quello che stiamo vivendo da un anno, si è palesata questa possibilità. Un collega infermiere di Roma ha manifestato la volontà di fare un cambio compensativo con Torino. Ho sfruttato immediatamente l’opportunità e dal primo marzo sarò in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “San Camillo Forlanini”. Dopo 32 anni a Bra, non mi aspettavo questo cambiamento!».

Di che cosa si occuperà a Roma e con che bagaglio di esperienze lo farà?

«Parto forte di tante esperienze formative e tanta gavetta in diversi reparti: ortopedia, pronto soccorso, medicina d’urgenza, terapia intensiva neonatale, ginecologia e ginecologia oncologica. Sto per concludere il mio percorso torinese al Cto (Centro Traumatologico Orto­pe­dico), in neurochirurgia. Sono pronto per questa nuova avventura».

Quando ha capito di voler intraprendere il percorso musicale e da performer?

«Di natura sono uno che opta per il basso profilo; l’umiltà è una mia caratteristica piuttosto marcata. La mia insegnante di canto, Chiara De Carlo, un giorno mi disse che avevo le capacità per fare qualcosa di importante e che dovevo credere in me stesso. Ho intrapreso con lei un percorso di studi di due anni, durante i quali ho fatto miglioramenti pazzeschi. Mi sono reso conto e mi rendo conto di vivere due vite parallele, l’infermiere e l’artista. Nei giorni scorsi ho partecipato ad un’audizione con Red Canzian, per un musical che dovrebbe partire entro la fine del 2021 e che si chiama “Casanova”. Insomma, c’è tanta gavetta da fare, anche in questa strada artistica che ho scelto».

Dunque, stare sul palco le piace.
«L’ho capito alle Medie a Bra. Il mio insegnante di allora di italiano e teatro mi fece appassionare. Io a casa leggevo spezzoni di spettacoli teatrali. Smisi nel periodo dell’Università, ma ripresi un giorno, dopo aver visto il musical “Romeo e Giu­lietta-Ama e cambia il mondo”, a Torino. Si riaccese la mia lampadina. Fu il mio primo musical visto dal vivo e decisi di cercare un’insegnante che potesse dar­mi lezioni di canto».

Come convivono il Luca infermiere e il Luca artista?
«Spesso mi sento come dottor Jekyll e mister Hyde! Se da una parte vorrei dedicarmi interamente al lavoro dell’infermiere, perché mi appassiona, dall’altra rendere felici le persone che vengono a teatro e ti ascoltano, mi gratifica molto. Vivo questo dualità, ma in senso buono. Sono molto tenace e determinato, se voglio arrivare d un obiettivo lotto e combatto, ma ci arrivo. Ho imparato a credere in me stesso e in quello che faccio».

Che cosa le ha insegnato l’emergenza Covid?
«All’inizio c’è stata tanta paura. Con il trascorrere dei mesi abbiamo imparato a conoscere il virus e a rallentarne il contagio, contenendo le fasi di espansione. Siamo in ritardo sui vaccini e purtroppo vedo poco buon senso da parte delle persone. Serve buona volontà per rispettare i decreti e le ordinanze».

Cosa si aspetta che accada dal primo marzo in avanti?

«Mi aspetto di ricominciare da capo. Di dedicarmi alla vita dell’infermiere, in un reparto adrenalinico e molto complesso. Oc­correrà molta attenzione e mol­ta accortezza. Ma anche continuare a studiare per quello che vorrei fare: salire su un grande palco ed esibirmi, per emozionare. Spero che Roma possa regalarmi, oltre ad una bella accoglienza, tante opportunità».

Lei è molto legato a Bra. Quanto le dispiace doversi allontanare dalla famiglia, dagli affetti e dagli amici?
«Tanto. Vedrò raramente persone alle quali voglio molto bene. Bra mi ha accolto da piccolo, mi ha fatto crescere e mi ha dato tanto. Mi mancheranno tante cose, ma parto con la consapevolezza che non dimentico quello che è stato e quello che ho fatto. Porterò con me la lampada del genio, il mio rifugio sicuro (in diverse occasioni si è esibito impersonificando “Il genio della lampada”, della fiaba “Aladino e la lampada meravigliosa” de “Le mille e una notte” ndr). Mi porterò dietro tante foto fatte con persone che con me hanno condiviso molto. Conservando quei ricordi e quanto imparato in questi anni, avrò con me tutto quello che mi serve per cominciare al meglio a Roma».

BaNNER
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