Alessia Bertolotto «meno burocrazia più velocità»

«I giovani, che sono il nostro futuro, hanno bisogno di esempi e non di tante belle parole. Per loro, così come per le imprese, è basilare che la speranza diventi reale concretezza»

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Alessia Bertolotto, General manager di Marcopolo è un’imprenditrice che ope­ra nel campo delle energie rinnovabili, dell’ecosostenibilità e dell’economia circolare. L’ab­biamo incontrata per poter tracciare un aggiornamaento sul mercato dell’energia e dell’ambiente.

Quale la reale situazione alla luce di quest’ultimo anno di pandemia internazionale?

«Nel 2021 le energie rinnovabili cresceranno vigorosamente in tutto il mondo, in contrasto con i forti cali innescati dalla pandemia di Covid-19 in molti altri comparti del settore energetico, come il petrolio, il gas e il carbone. Spinta dalla Cina e dagli Stati Uniti, la capacità installata per la produzione di energie rinnovabili in tutto il mondo aumenterà quest’anno di quasi il 4%, a un livello record di quasi 200 gigawatt (Gw), pertanto non sono smentiti gli accordi di Kyoto e gli ultimi del Cup 21 a Parigi. Importanti sono stati i provvedimenti dei governi di alcuni paesi chiave, come appunto Stati Uniti, India e alcuni Stati europei, che hanno autorizzato gli operatori del settore a completare i loro progetti, diversi mesi dopo le scadenze originariamente fissate. Si prevede inoltre che anche gli obiettivi di emissioni nette pari a zero nei mercati chiave accelereranno la diffusione delle rinnovabili e questo non può che farci piacere, in quanto il trend futuro non potrà che essere green se realmente vogliamo preservare la nostra stessa esistenza. Sebbene sia troppo presto per valutarne con precisione gli impatti, è molto probabile che queste dichiarate ambizioni accelerino ulteriormente la diffusione delle energie rinnovabili in tutti i settori, con effetti potenzialmente significativi sui mercati globali e quindi sull’economia e sull’occupazione».

La vostra impresa ha risentito di tutto questo? Se sì, come avete reagito?

«Per quanto riguarda in primis l’Italia, le rinnovabili sono resistenti alla crisi del Covid-19, ma non alle incertezze politiche. La scadenza degli incentivi nei mercati chiave e le conseguenti incertezze politiche potrebbero portare ad un lieve rallentamento nella crescita della nuova capacità nel 2022. La burocrazia agirà da sprono o continuerà a far ritardare tutto? Per quanto riguarda il nostro Gruppo, essendo il nostro un settore strategico per il Paese, abbiamo potuto lavorare, risentendo però del calo del prezzo dell’energia sotto l’influenza degli impatti del coronavirus sui mercati delle commodity, in primis il gas, e che ora, è tornato, fortunatamente ai livelli ante Covid -19. Ad ogni modo, il Covid è stato ed è pesante per tutti, persone ed imprese. Il Covid ci ha cambiato la vita, ma ci ha dato anche tante nuove opportunità, perché eravamo tutti nella fase di “bisogno” e quindi ci siamo ingegnati. Abbiamo scoperto di poter lavorare in modo più “smart”, ci siamo avvicinati tutti molto di più alle tecnologie, abbiamo riscoperto il valore dello stare insieme. Tante nuove imprese nasceranno e avranno una visione diversa da quella di oggi; purtroppo tante imprese ci hanno lasciati (anche colossi a livello internazionale), ma dobbiamo sempre più essere consapevoli (questo evento c’è lo ha fatto chiaramente capire) che sul lungo periodo le imprese che sopravviveranno a ciò che ci riserverà il futuro saranno quelle che sapranno cambiare pelle molto velocemente ma soprattutto quelle che sapranno reinventarsi dall’oggi al domani in un click. Quelle invece, che rimarranno radicate ai vecchi “clichè”, a vetusti privilegi e modi di fare impresa saranno destinate a soccombere. Certamente in tutto questo, lo Stato, il nostro Stato, dovrà rendere più semplice la complessa normativa e rendere tali processi più snelli e, soprattutto, veloci… Anzi, smetterla di confrontarsi con noi produttori con modi repressivi, vedendoci tutti come non conformi o altro. Purtroppo tali atteggiamenti sono riscontrabili in molti funzionari pubblici…».

Come sarà il futuro “green” e quali imprese resisteranno, secondo il suo osservatorio privilegiato?

«La domanda sorge sul finire di un anno che ha trasformato l’economia mondiale, con un consuntivo che si profila particolarmente amaro per il tessuto imprenditoriale globale. Tra i vinti certamente il greggio che, dopo aver guadagnato sul campo lo “status” di “asset finanziario” altamente solido, ha mostrato nel corso di questi mesi delle performance altalenanti. Ritengo che lo Stato debba legiferare bene, in modo chiaro e non interpretabile al fine di poter applicare controllo, facendo anche meno le vesti imprenditoriali. Poi aggiungo altri due tasselli fondamentali: tasse coerenti e Diritto veloce e certo. Sarebbero i presupposti per rendere e far diventare lo Stato più simile al modello americano. Oltreoceano infatti un impianto può essere iniziato subito; in Italia invece, ti fanno avviare iter autorizzativi infiniti e non sai mai se poi alla fine il tuo impianto potrà partire».

Quindi la burocrazia gioca davvero a sfavore dell’impresa?

«Direi proprio di sì. A ciò si aggiunga che a livello economico sul breve periodo gli esperti sono abbastanza concordi nel rilevare che il forte impatto sull’economia della seconda ondata di coronavirus, il ritorno dei lockdown e la rigidità climatica peseranno negativamente sui primi tre mesi del 2021. L’arrivo dei vaccini ci consente di vedere la fine del tunnel della crisi pandemica».

Quindi il 2021 sarà l’anno della tanto “sospirata” ripresa?
«Per gli esperti è difficile pensare a un forte rimbalzo nel primo trimestre, anzi il rischio è che la crescita torni negativa, mentre sono in molti a scommettere forte sul secondo trimestre. Fortuna­ta­mente poi, le maestranze valide di quelle imprese che non c’è l’hanno fatta, andranno a rafforzare nuove imprese: non sempre quando chiude un’azienda è solo danno, c’è anche un rovescio positivo del saper fare individuae delle persone».

I nostri giovani tutto questo lo hanno compreso appieno e san­no con quale sistemi do­vran­no confrontarsi per fare impresa?
«Beh, questa domanda meriterebbe una risposta piuttosto lunga ed articolata,… Ritengo non si possa pensare di cambiare tutto ciò che di sbagliato esiste in questo mondo, ma occorre pensare di poterlo fare e almeno provare, oppure impegnarsi dandosi degli obiettivi realizzabili e buttando, talvolta, il cuore al di la dell’ostacolo perché nessuna impresa a questo mondo, è mai stata fatta, senza un po’ di sana follia. A tal proposito come non ricordare la frase del compianto Steve Jobs “Stay Young, Stay folish”?, Penso che solo così ognuno di noi, nel suo piccolo, può pensare di cambiare ciò che non funziona. I giovani che rappresentano il nostro futuro, hanno bisogno di esempi e non solo di tante belle parole; per loro è indispensabile che la speranza diventi concretezza, chiedono di essere ascoltati e capiti in virtù del particolare momento storico che stanno e stiamo vivendo. Le nuove generazioni però hanno anche bisogno di essere spronate: perché nemmeno nel vocabolario la parola “successo” viene prima di “fatica”. Soprattutto hanno veramente bisogno di trovare sistemi semplici, chiari e veloci».

Come riesce a conciliare il grande impegno nelle sue aziende di famiglia con la carriera televisiva e di giornalista?
«Semplice, lavorando 25 ore al giorno, perché questa è la mia grande passione ed hobby, ovvero il mio lavoro. Quindi la domenica, mentre altri vanno a spasso, io preparo le mie interviste televisive. Adoro fare la conduttrice e la giornalista e mi auguro sempre di poterlo fare al meglio dando risalto alle tante realtà che da oltre cinque anni ho intervistato. Il mio primo mestiere rimane quello dell’imprenditore e quindi so molto bene cosa significa esserlo, quanto sia complicato farlo in Italia e quanta tenacia ci voglia per portare avanti delle idee che, la maggior parte delle volte, vengono all’inizio non capite, talvolta anche denigrate e solo dopo che si ha successo, quegli stessi che ti avevano osteggiata, sono i primi che si presentano alla tua porta. Le aziende di famiglia, che dirigo con i miei famigliari, mi occupano molto tempo e io sono stata abituata da mio padre a mettere il lavoro al primo posto in quanto dalle mie scelte e dal mio tempo dipendono le sorti di oltre 50 famiglie, più tutto l’indotto… Cerco quindi di farlo nel migliore dei modi e finalmente, oggi, posso dire di avere al mio fianco dei collaboratori capaci e seri che colgo l’occasione per ringraziare. Negli anni passati, quando abbiamo vissuto una crisi aziendale epocale causata dallo Stato che non ha fatto il suo mestiere, si è conseguentemente, e oggi posso dire per fortuna, innescata una selezione darwiniana naturale».

Quale sarà la sua prossima sfida vincente?
«Favorire la diffusione dell’economia circolare attraverso un sistema di razionalizzazione del processo di autorizzazione degli impianti; risolvere le sfide legate all’uso del territorio e implementare politiche aggiuntive per stimolare la diffusione degli impianti distribuiti. Accanto a ciò si aggiungono altre nuove sfide legate al biometano e all’economia circolare, nuova filosofia del nostro Gruppo. Nonostante tutte le difficoltà affrontate ed i danni subiti negli scorsi anni dallo Stato Italiano, non solo non abbiamo mai smesso di garantire il presidio ambientale sulle discariche italiane dove svolgiamo la bonifica, ma soprattutto non abbiamo mai smesso di affrontare le nuove sfide tenendo alta la bandiera italiana».