A un anno esatto dal primo lockdown ci apprestiamo ad affrontare queste prossime settimane che, a detta degli esperti, potrebbero essere anche le più dure di questa pandemia. Complici le varianti del virus troppo contagiose e i ritardi nelle vaccinazioni, la nostra economia rischia di avere un nuovo pesante collasso, da cui sarà sempre più difficile riprendersi.
La zona rossa, verso cui sta rapidamente precipitando il territorio cuneese, prevede le chiusure della maggior parte delle attività economiche, con disagi diffusi per tante realtà che già sono stremate da questo lungo periodo emergenziale.
In particolare, nelle nuove misure restrittive rientra anche lo stop alla categoria dei servizi alla persona, parrucchieri ed estetisti in primis, piccole imprese artigiane che hanno affrontato con grande serietà questa emergenza, dotandosi di tutti i dispositivi di sicurezza necessari per garantire la sicurezza sanitaria alla clientela.
«Comprendiamo pienamente la necessità da parte del Governo di porre un freno al dilagare dei contagi, – commenta Luca Crosetto presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – ma è anche nostro dovere, come Associazione, ribadire la necessità che lo stop alle attività imprenditoriali venga formulato su un’attenta valutazione di quale sia realmente il loro apporto in termini di diffusione del coronavirus. Le imprese del comparto dei servizi alla persona hanno dimostrato fin dai primi mesi di pandemia una grande serietà nel dotarsi di tutti i dispositivi necessari per tutelare la salute dei clienti, anche con significativi investimenti economici. Oggi, si ritrovano a fare i conti con nuove chiusure che da un lato vanno a vanificare gli sforzi finora fatti e dall’altra accrescono ulteriormente l’incertezza sul futuro. Stiamo parlando di imprese che generano lavoro e che ora si ritroveranno nuovamente a fare i conti delle spese senza gli incassi. Chiediamo quindi che a fronte di chiusure emergenziali, siano altrettanto considerati emergenziali equi ristori da parte del Governo per tutte le aziende obbligate allo stop, evitando che la lotta al Covid finisca per spegnere la nostra riconosciuta vivacità imprenditoriale».