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La principessa triste

Meghan Markle commuove con un’intervista in cui racconta la sua solitudine a Palazzo, accusa addirittura la Royal Family di razzismo. Ma la sua figura divide: c’è chi sostiene reciti una parte per scalare la società americana

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L’intervista ha suscitato clamore. E ha diviso. Come sempre divide Meghan Markle. Triste o cinica, sincera o scaltra, dolce o diabolica, prigioniera o ribelle. Ha accusato la Royal Family di razzismo, ha svelato di non essersi sentita protetta a Palazzo, ha confessato d’aver pensato al suicidio: verità d’una giovane ostaggio di una fiaba ingannevole o ingredienti da soap “shakerati” per catturare consensi e srotolare piani spietati, addirittura come qualcuno ipotizza una futura candidatura alla Casa Bianca? Sfogo di una persona triste o recita d’un personaggio? Confidenze di una principessa coraggiosa che ha reciso i legami reali o copione di un’attrice che non ha mai smesso di recitare?
Già, perché la ragazza che ha fatto innamorare il principe Harry ha un passato non banale sul set: dopo essersi laureata in teatro e relazioni internazionali alla Northwestern University ha partecipato a film e serie tv di successo. È stata anche fondatrice e anima del sito “lifestyle” The Tig, ha lasciato scene e passerelle dopo il fidanzamento, sta riavvicinandosi adesso che ha rinunciato al Sovereign Grant. Nel curriculum anche uno stage a Buenos Aires, sfilate giovanili da modella ed esercizi da stilista, vecchi lavoretti abbinati allo studio nella sua Los Angeles: «Sono stata cameriera, attrice, duchessa, principessa, ma il titolo più importante che avrò mai è quello di mamma». Archie è il suo gioiello. Presto avrà una sorellina. E proprio il piccolo è al centro del presunto razzismo: perché la mamma di Meghan è afroamericana e lei ha confidato che a Palazzo, quand’era incinta, qualcuno si interrogava su quanto sarebbe stata scura la pelle del bambino. Meghan è un fiume. Denuncia denigrazione e solitudine. Quando rovescia la verità sulla lite con la cognata, spiegando che fu Kate a farla piangere e non viceversa, aggiunge che ebbe allora percezione d’una posizione debole, perché nessuno intervenne per ristabilire una narrazione chiaramente distorta.
Meghan parla di convenzioni che intrappolano, di stanchezza benché il lavoro fosse sorridere, di libertà sacrificata all’etichetta. Che per lei, lontana dal mondo reale, americana, perfino divorziata, fosse difficile calarsi nella rigidità monarchica è comprensibile, ma le ombre della gelosia respirata, della depressione conosciuta e del razzismo avvertito non erano davvero prevedibili. Come la scelta di spezzare i cordoni per sfuggire a una situazione ormai pesante, sentendosi abbandonata mentre certa stampa l’assaliva rimestando falsità, malignità e forzature, e proprio nei giorni scorsi un detective ha inchiodato un tabloid affermando d’essere stato ingaggiato per violarne la “privacy” in maniera “tendenzialmente ostile”. Meghan che ha paura di chiedere aiuto, che piange mentre allatta, che per salvarsi lascia un mondo dorato. Meghan che nei suoi racconti salva solo la regina, vista come una nonna dolce. Meghan che è felice della sua nuova realtà. Malinconica, vulnerabile, stanca e sola come Diana, con la quale il parallelismo è inevitabile. Anche qui con divisioni annesse: sincera sulle sue orme per carattere e sensibilità oppure imitatrice sbiadita? Forse principessa triste, certo ribelle come sognava da piccola: «La mia passione», aveva scritto sul blog, «era She-Ra, la principessa del potere». Eroina dei cartoni che definiva “Ribelle reale, conosciuta per la sua forza, che brandisce la spada. Non stiamo certamente parlando di una sorta di Cenerentola”.

BaNNER
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