Ci sono tre modi per affrontare un momento storico come l’attuale, che da oltre un anno ci vede nel tunnel della pandemia e per il quale si scorge una luce in fondo non ancora così nitida. Ci si può lasciar andare al più profondo scoramento e pensare che, purtroppo, nulla sarà più come prima, oppure vedere gli aspetti potenzialmente positivi e pensare che molto sarà meglio di prima. O, ancora, cercare di rimanere aderenti alla realtà, analizzare i numeri e, in base a quelli, prefigurare i possibili scenari post-emergenza, per farsi trovare pronti a ripartire.
Per il ruolo ricoperto, ma anche per indole, la terza via è quella che caratterizza il “modus operandi” di Mauro Gola il quale, in qualità di presidente della Camera di Commercio di Cuneo, è chiamato a rappresentare e tutelare gli interessi collettivi delle imprese della Provincia. Lo conferma l’intervista che il Presidente ha concesso a IDEA.
Presidente Gola, la 197esima indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici Studi delle Camere di commercio provinciali, ha evidenziato che la produzione nel quarto trimestre del 2020 è cresciuta, seppur di poco, rispetto all’analogo periodo del 2019. È un dato in linea con le vostre aspettative?
«Il 2020 è stato indubbiamente un anno molto difficile per l’industria manifatturiera della nostra regione. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 aveva confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale piemontese. La pandemia e le conseguenti misure restrittive introdotte per il suo contenimento hanno ulteriormente peggiorato il quadro nel 2020. Al calo produttivo del 5,7% registrato nel primo trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -15,3% e -2,4% del secondo e del terzo trimestre 2020. Il quarto trimestre si è chiuso con un dato moderatamente incoraggiante: il crollo produttivo generato dalla crisi pandemica si è fermato. La produzione industriale ha manifestato una stabilità rispetto all’analogo periodo del 2019. La contrazione media della produzione manifatturiera per l’intero 2020 è stata pari al 5,9%, inevitabilmente più intensa rispetto alla flessione dello 0,5% registrata nella media annua 2019. Il tessuto manifatturiero piemontese ha però tenuto meglio rispetto a quello lombardo (-9,8%), a quello veneto (-8,7%) e a quello medio italiano (-10,9%). Cuneo con il suo +0,1 mostra una tenuta benaugurante per il 2021, confermando la tenuta del sistema imprenditoriale cuneese. L’andamento moderatamente favorevole dei principali indicatori ci trova pronti ad affrontare gli effetti della nuova ondata pandemica, soprattutto se la campagna vaccinale attualmente in corso sarà completata in tempi ragionevoli».
La fotografia del quarto trimestre 2020 per la provincia mostra un fatturato salito dell’1,8%, con una contrazione dell’1,5 per cento della componente estera. Mentre crescono i nuovi ordinativi, sia dal mercato estero con +2,6% che da quello interno con +1,1%. Quali di questi dati la conforta maggiormente?
«La crescita dei nuovi ordinativi esteri per una provincia con grande vocazione all’export come la nostra sono un buon segnale. Conforta, anche se più moderata, la ripresa del mercato interno. Entrambi incidono sull’aumento del grado di utilizzo degli impianti».
Quale settore, al di là dei numeri, sta pagando il prezzo più alto nella nostra provincia?
«Commercio, industria, abbigliamento e tessile, alberghiero e settore servizi stanno pagando il maggior prezzo. Il fatto che lo “shock” di domanda causato dalla crisi non abbia colpito tutti i settori allo stesso modo causa forti asimmetrie, che potrebbero perdurare anche nel lungo periodo. Mentre i settori essenziali o i servizi più facilmente erogabili online sono stati almeno in parte protetti durante la crisi, i lavoratori dei settori non essenziali come gli hotel, l’intrattenimento di massa o il turismo hanno visto una riduzione quasi totale del proprio reddito».
Allargando l’analisi al 2020, la produzione manifatturiera è calata del 3,3 per cento. Quali ritiene saranno le conseguenze dell’emergenza che stiamo vivendo sull’economia e l’occupazione della provincia di Cuneo?
«L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato anche nel nostro Paese uno “shock” improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro. Donne e giovani sono quelli più penalizzati. La nostra provincia ha solide basi e un tasso di disoccupazione inferiore al 5%, molto dipenderà dalla ripartenza dei consumi interni e dall’export».
Che relazione esiste tra le dimensioni delle imprese e i loro risultati in tempo di pandemia?
«La pandemia ha evidenziato e confermato un’importante relazione con le dimensioni aziendali. La parte del tessuto manifatturiero che mostra la performance migliore è costituita dalle aziende di medie dimensioni (50-249 addetti) con una crescita dello 0,5%, a cui seguono le piccole imprese (numero di addetti compreso tra le 10 e le 49 unità) con +0,3% e le micro imprese (meno di 9 addetti) stabili».
Investimenti e innovazione sono una delle chiavi dello sviluppo delle imprese. Crede sia possibile perseguirli anche all’interno di una congiuntura economica difficile come l’attuale?
«È proprio nei tempi di crisi che si deve progettare il dopo. Il progresso economico passa dagli investimenti e dall’innovazione; occorre quindi lavorare per spingere la propensione all’innovazione delle nostre imprese. Conforta quindi il dato che quasi il 50% delle imprese intervistate nell’ultima congiuntura abbiamo deciso di aumentare di quasi il 20% i loro investimenti per il 2021».
In un momento in cui la vendita online è un canale a cui potersi appoggiare per cercare di tenere alti i fatturati, quanto pesano le carenze a livello di infrastrutture digitali della nostra provincia?
«L’esistenza del “digital divide” è una delle minacce più gravi alle possibilità di uno sviluppo equo e armonico. Il consolidamento di abitudini di consumo sempre più ibride, tra canali fisici e digitali, e la tendenza a preferire modalità di acquisto e di pagamento “contactless”, mette di fronte le imprese alla necessaria implementazione di tecnologie che si appoggiano sulle infrastrutture digitali. Il ritardo nella nostra provincia per quanto riguarda la banda ultra larga penalizza ulteriormente le imprese e i negozi di vicinato “digitali”».
Gli effetti della pandemia sul settore del turismo secondo alcuni non saranno solo economici. Il Covid, in base a questa analisi, cambierà almeno in parte in modo di fare turismo. Lei pensa che sarà così?
«Le aspettative dei turisti italiani per la vacanza post emergenza indicano che il 37% vorrebbe fare le vacanze all’aperto, immergersi nella natura».
Pensa che la proposta turistica della provincia sarà premiata?
«La nostra provincia con i suoi 109.400 ettari è prima a livello regionale per superficie delle aree protette, quindi in linea con i desideri turistici. L’interesse per l’Italia “nascosta”, il riconoscimento Unesco, la sostenibilità come la “nuova normalità” del settore turistico penso possa proprio premiare il nostro territorio».
Il vostro progetto Eccellenze in digitale” 2020-2021” è una risposta al “lockdown” attraverso la formazione. Che riscontri ha avuto il progetto?
«Gli obiettivi di Eccellenze in Digitale sono quelli di aiutare le imprese a far crescere le competenze dei propri lavoratori. Da anni il Sistema Camerale investe nello sviluppo di competenze che consentano alle micro, piccole e medie imprese di crescere digitalmente e per questo, sin dal 2013, ha avviato la partnership con Google per sensibilizzare e istruire le imprese sul tema aiutandole a potenziarne la presenza online. La risposta è buona proprio perché formare le aziende significa potenziare le competenze digitali interne e fornire ai lavoratori strumenti in grado di accrescere o trasformare le proprie abilità mantenendo o migliorando la propria situazione occupazionale».