Magliano Alpi, poco più di 2mila abitanti, è recentemente divenuto un modello, un esempio da seguire per tutta quell’Italia che crede nelle potenzialità delle energie rinnovabili, in un futuro più “green” del Paese. Grazie all’attenzione su temi quanto mai attuali, Magliano oggi è pioniere assoluto nel campo delle comunità di energia da fonti rinnovabili, una sorta di “patto” tecnico-ambientale tra le amministrazioni pubbliche e i cittadini in ambito di energia prodotta e condivisa. Abbiamo parlato del progetto con Marco Bailo, sindaco del paese dal 2009 e presidente della Comunità di Energia Rinnovabile (Cer).
Sindaco, quando e come nasce l’idea di una Cer?
«A maggio del 2020 abbiamo installato un impianto fotovoltaico da 19,5 kw sul tetto del nostro Municipio. Abbiamo quindi presentato la nostra adesione al Manifesto delle Comunità Energetiche promosso dall’Energy Center del Politecnico di Torino, aprendo contestualmente una sorta di “manifestazione di interesse” per i cittadini maglianesi».
C’è stata una buona adesione?
«Sì. Il tema ambientale è di forte interesse, ma ovviamente l’attenzione maggiore è caduta sui risvolti economici».
L’adesione alla Comunità Energetica è quindi una possibilità di risparmio concreto?
«Assolutamente: un costo dell’energia bloccato a 19 centesimi di euro al kw per i prossimi 20 anni è decisamente conveniente. Contestualmente, l’aspetto legato agli incentivi è importante. Il fotovoltaico non ha più i costi di 10 anni fa, anche con la formula della cessione del credito diventa interessante».
Sono state esaudite tutte le richieste?
«Durante la scorsa estate le domande di adesione sono continuate ad arrivare. Alcune purtroppo non siamo riusciti ad accontentarle: il limite delle Comunità Energetiche è che tutti i soci devono essere collegati alla medesima cabina di trasformazione Enel e non tutti i richiedenti erano legati a quella del Municipio».
Chi siete riusciti a coinvolgere?
«Oltre al palazzo municipale, le scuole, la biblioteca civica e alcuni privati».
Come si è arrivati alla costituzione della Comunità vera e propria?
«Una Comunità Energetica è essenzialmente un’associazione di diritto privato, con il suo codice fiscale, i suoi soci. Lo scorso settembre abbiamo iniziato a progettarla concretamente: soprattutto il versante burocratico si rivelava ostico, perché non avevamo possibilità di prendere spunti da altre realtà esistenti. Ma ce l’abbiamo fatta e a dicembre abbiamo depositato l’atto sostitutivo e lo statuto all’Agenzia delle Entrate».
Tutto con risorse proprie dell’ente comunale?
«Sì: per lo statuto mi sono confrontato con il Segretario e anche i dipendenti comunali hanno lavorato per l’obiettivo. Molte ore di lavoro. Dal punto di vista tecnico, il progettista elettrico, Luca Barbero, è maglianese, ed è anche lui è un produttore di energia da fonti rinnovabili. Ci siamo impegnati al massimo. Registrando l’associazione sul sito del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) abbiamo visto che eravamo i primi in Italia a proporre un’esperienza simile».
Ecco spiegata la grande attenzione mediatica ricevuta…
«Abbiamo iniziato a ricevere telefonate, mail, richieste di informazioni. Si è intensificato il rapporto con il senatore Gianni Girotto, che è stato il primo a recepire la normativa europea delle Comunità Energetiche. I media hanno iniziato a parlare di noi, è stato un effetto a cascata. Così abbiamo organizzato l’inaugurazione, che ha avuto altrettanto clamore».
Con l’intervento, tra gli altri, di Beppe Grillo…
«L’ho saputo un paio di giorni prima. Ero molto curioso, con lui non si sa mai cosa possa accadere… È andata bene: ci ha “benedetti”».
Nel progetto Cer sono state coinvolte le scuole?
«Magliano ha solo la “primaria”: questo è un argomento molto tecnico e complesso da trattare con i bambini. Avevamo inizialmente pensato di coinvolgere il “Vallauri” di Fossano, ma con il “lockdown” ogni iniziativa diventa difficile e per il momento abbiamo deciso di soprassedere. Ho ricevuto mail da studenti di ingegneria, recentemente anche da un ragazzo che sta preparando un dottorato di ricerca ed è interessato alla nostra esperienza».
Il prossimo passaggio?
«Con i 100mila euro acquisiti per l’efficientamento energetico e con le risorse provenienti dal successo nel bando proposto dalla Fondazione Crc, potenzieremo gli impianti alimentati da fonti rinnovabili: con l’impianto fotovoltaico sulla palestra e quello sugli spogliatoi dei campi sportivi costituiremo una seconda Comunità Energetica. Magari ce ne sarà anche una terza, che coinvolgerà la casa di riposo».
Come ci si sente a essere “i primi d’Italia”?
«Soddisfatti, soprattutto perché al progetto abbiamo creduto e abbiamo dedicato molto, molto tempo e risorse. Ci abbiamo provato, ed è andata bene».