La prima parte della seduta del Consiglio comunale di ieri è stata dedicata alla discussione di una mozione presentata dal capogruppo di “Fratelli d’Italia – Coraggio! Si cambia” Annalisa Genta in tema di parità di genere. La consigliera Genta già in passato aveva presentato una mozione inerente a questo argomento, che era stata poi ritirata.
“Ancora oggi”, ha sottolineato la Genta, “esistono in Italia gravi disparità, soprattutto a carico delle donne. È necessario promuovere un cambio di mentalità che deve partire dai primi livelli di aggregazione sociale”. Da qui la proposta di dare attuazione al principio contenuto nell’art. 10 comma 1 bis dello Statuto comunale (per cui il “Comune garantisce a norma di legge, la presenza di entrambi i sessi nei propri organi collegiali non elettivi”) introducendo il vincolo di una presenza di genere almeno pari al 40% del totale in tutti gli organi comunali non elettivi, analogamente a quanto previsto per legge per la Giunta.
A rispondere a nome della maggioranza consigliare è stata Marina Isu (PD). Questa ha rimarcato come dall’analisi effettuata dalla Commissione Statuto e Regolamento sul tema è emerso che nell’ambito degli organi collegiali non elettivi (ovvero le commissioni comunali e le consulte, i cui partecipanti sono nominati dal Sindaco su proposta dei gruppi consiliari) l’equilibrio di genere è stato oggettivamente perseguito pur non sussistendo un obbligo specifico di rispettare precise percentuali di rappresentanti di ciascun genere tra i componenti.
“I consiglieri”, ha commentato la Isu, “conoscono il regolamento, sono informarti che nelle indicazioni dei componenti dei loro rappresentanti negli organi collegiali non elettivi devono tendere ad una parità di genere, o quanto meno ad un certo equilibrio. Cosa che non sempre è stata rispettata. Qualora però i consiglieri ritenessero che le loro nomine non siano rispondenti agli indirizzi auspicati dall’art. 10 comma 1 bis dello Statuto possono modificare le loro proposte”.
Anche gli altri esponenti della minoranza, pur condividendo i principi su cui si basa la mozione, non hanno sostenuto il testo. “La parità di genere passa da una parità di regole e muove attraverso un’educazione profonda della società. Tuttavia non si può prescindere dalla competenza, soprattutto quando si parla di organi che gestiscono la ‘cosa pubblica’”, ha commentato Giuliana Mossino (Lega).
La mozione è stata respinta con il voto contrario della maggioranza e l’astensione dei rappresentanti di Lega, Bra Domani e Insieme per Panero – Gruppo civico.
(rb)