Beppe Ghisolfi: “Immunizzare la popolazione per immunizzare l’economia reale”

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Beppe Ghisolfi

La campagna rafforzata di vaccinazione deve proseguire di pari passo ed è inseparabile dai provvedimenti di rilancio economico del Paese. Immunizzare il maggior numero possibile di cittadini, sul modello britannico, nel minor tempo possibile, è precondizione necessaria per collegarsi al principio di seppure timida ripartenza in atto a livello globale.

Lo ha ribadito il professor Beppe Ghisolfi, saggista finanziario di successo e Vicepresidente del gruppo Europeo delle Casse di Risparmio nel corso della propria intervista rilasciata alla conduttrice di Tele Venezia Maria Stella Donà.

La conversazione, molto interessante dal punto di vista delle prospettive delineate, ha passato in rassegna il bilancio del primo periodo di insediamento del governo Draghi in Italia, nel corso del quale l’Italia ha avuto modo e occasione di riacquistare una sostanziale autorevolezza a livello europeo e internazionale, sebbene permanga il freno a mano rappresentato dai vero incrociati dei partiti che pure da posizioni ministeriali evidenziano atteggiamenti di tipo oppositivo tali da rendere necessaria la ricerca del compromesso continuo e non sempre al rialzo. Come sul tema dei ristori ora ridenominati in sostegni.

Il professor Beppe Ghisolfi è stato fra i primi a sollevare fin dal 2020 la necessità di allineare l’Italia alle politiche adottate dagli Stati Uniti d’America e dalla Germania nel senso di aiuti diretti, proporzionati e immediati a famiglie e piccole e medie imprese, che in Italia sono in pratica due entità corrispondenti. Erogare poche migliaia di euro a tutti, in maniera indistinta, è una “non soluzione” che dovrebbe essere abbandonata a favore della messa a punto di una strategia di intervento a reale risarcimento delle aziende medio piccole appartenenti ai settori più flagellati dalla pandemia, a cominciare dal turismo e dalle attività di hotel, ristorazione e bar che rappresentano una diffusa eccellenza del nostro Paese e un fattore distintivo dello stesso nel mondo, oltre a mettere in movimento una vasta domanda di forniture di prodotti dall’industria, dall’agricoltura, dall’artigianato e da altri ambiti adesso ancora fermi.

L’educazione finanziaria si conferma una disciplina in grado di concorrere a risollevare gli indici di fiducia, la cui mancanza comporta che sui conti correnti delle famiglie, titolari di rendite o redditi fissi, siano giacenti complessivi 1700 miliardi di euro frenati da paure e incertezze ma che potrebbero, se incoraggiati e incentivati anche soltanto in minima parte, rappresentare una leva di rilancio e ripresa non a debito per l’Italia. La stessa educazione finanziaria che, favorendo la conoscenza dei mercati esteri emergenti più prossimi all’Italia, in uno con la cognizione di alcuni strumenti ordinari e straordinari della programmazione UE, ha permesso a una associazione di categoria come Confedes di predisporre il progetto dei due parchi industriali in Albania, di recente approvati dal governo di Edi Rama, e all’interno dei quali un certo numero di aziende italiane potrà tornare a lavorare in condizioni agevolate scongiurando così la chiusura di strutture produttive e occupazionali in madrepatria, anzi alimentando nuovi ordinativi.