Gentile allegro chirurgo da qualche mese sono un 27enne single, dopo tre anni insieme a una ragazza, con la quale ho convissuto per poco meno di un anno. Ci siamo lasciati per mia volontà, non per un’altra o perché non apprezzassi più la persona con cui stavo. Semplicemente, mi sono reso conto che non volevamo le stesse cose. Io volevo conquistare il mondo e lei voleva chiuderlo fuori dalla porta di casa; io volevo conoscere gente, vedere luoghi, fare esperienze nuove (non appena l’emergenza sanitaria lo permetterà), per lei era già fin troppo estesa la Granda. Con questo non voglio dare un giudizio: non dico che il mio modo di vedere le cose sia giusto e il suo sbagliato, l’ho soltanto giudicato incompatibile e ho tratto le mie conclusioni.
Abbiamo continuato a frequentarci: la stima nei suoi confronti non è cambiata, dal momento che la consideravo e la considero una bella persona. Anche una bella ragazza. Tanto che un mese abbondante dopo esserci lasciati, siamo di nuovo finiti a letto.
Ed è successo che è rimasta incinta. Non me lo ha detto lei, l’ho scoperto io, peraltro in maniera causale, poiché non frequentiamo gli stessi giri e adesso viviamo in due città piuttosto lontane.
Ora è tra i tre e i quattro mesi e lei, dopo aver negato per settimane intere che fosse nostro, mi ha detto che non aveva nessuna intenzione di dirmelo. Le ho fatto notare come non poteva tacermi una cosa del genere.
Alla fine si è detta d’accordo con me, aggiungendo, però, che non voleva che questa gravidanza cambiasse le carte in tavola: se non volevo una vita con lei prima, non potevo “doverla” volere adesso, per cause di forza maggiore.
Io ho capito le sue ragioni, che ritengo anche nobili, ma quando ho pensato al fatto di avere un figlio “nostro” (e non nascondo che quando lo scrivo mi emoziono), mi è sembravo di vivere una rivoluzione copernicana. Cosa c’è di più nuovo che fare l’esperienza del padre e creare una famiglia? Prendersi cura di una donna e un piccolo pargolo? Più ci penso e più sono convinto che tornare con lei non sarebbe solo un atto riparatorio, ma una scelta di vita. Imprevista, ma non per forza non convinta.
Alessandro (Cuneo)