Boom di collegamenti per il “Mosaico”, esperienza formativa web dell’Istituto Comprensivo di Govone (FOTO)

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Quasi duecento insegnanti del Roero, dell’Albese e di altri punti lontani dell’Italia collegati in contemporanea: e, in più, dieci workshop tra poesia, letteratura, tocchi di musica “alta” ma sorprendentemente alla portata di tutti, coordinati da insegnanti in gamba. Vocazione all’aria aperta e all’educazione ambientale, ma anche matematica, scienza pura, colori, educazione civica e sguardi attenti anche a temi delicatissimi come il cyberbullismo.

Non basta ancora? E allora, ben volentieri, aggiungiamoci una sana dose di condivisione “vera”, partecipazione attiva di alunni che diventano a loro volta insegnanti. Ed un ruolo, quello di Scuola Polo Regionale delle Avanguardie Educative, che per l’Istituto Comprensivo di Govone non è solo un fregio, un qualcosa di cui andare giustamente orgogliosi. E sì che, in giornate come quella di lunedì 19 aprile, la scuola diretta dalla prof. Gabriella Benzi ha mostrato un’altra volta come questo compito di regia, di impulso, sia un grande impegno quotidiano: una missione, di cui sono investiti solo 35 Istituti scolastici in tutta la Penisola, ma da cui altri 1.364 hanno colto nel tempo gli esempi, gli spunti, gli esperimenti.

Così ora: così dal 1925, quando in Italia nacque l’idea di provare, progredire, sperimentare, con l’imperativo assoluto di porre essenzialmente l’alunno al centro di ogni cosa.
Così qui, così con “Il mosaico dell’apprendimento: il linguaggio polifonico delle intelligenze”: un evento che è stato più di un seminario, più di una serie di laboratori, filtrati obbligatoriamente ora tramite i canali del web, delle videoconferenze, ma che per tutto il pomeriggio hanno dato quasi un’idea di presenza diretta, mediata appena appena dalle emozioni del sapere. Queste, del resto, sono state le sensazioni emerse a consuntivo tra chi ha aderito e si è gustato ogni singolo secondo dell’incontro tra reale e virtuale: ed in cui abbiamo avuto la possibilità, e la fortuna, di spaziare tra le singole “stanze” su cui si è strutturato l’evento dopo la parte iniziale.

E’ parso di vivere in una grande casa, in quelle ore: le cui porte sono state spalancate dalla stessa Benzi in apertura, in un intervento che con il suo titolo (“Ricomincio da tre”) ha richiamato sia alle suggestioni dell’omonimo film di Massimo Troisi, sia a quell’azione di ripartire per un qualcosa che -per la verità- non si è mai fermato. La didattica, sì: quella delle origini, ma anche la Didattica Digitale Integrata che qui si fa da molto tempo prima che si parlasse di zone rosse, virus, chiusure coattive.

Si era iniziato tra il 2014 e il 2015, partendo dal principio della “classe capovolta” come forma di inclusione piena dell’alunno nel processo di educazione, formazione, conoscenza e sapere: in un percorso a tappe mai forzate, in cui la DDI ha sostituito progressivamente i libri di testo per poi proseguire con la creazione delle aule “3.0” (un qualcosa di più che semplice multimedialità) e ancora con la didattica “dentro/fuori la scuola”, outdoor education, scuola all’aria aperta e ambiente. La Benzi ha precisato: «In quest’ultimo anno, siamo stati tutti catapultati dentro uno tsunami e ci auguriamo che la scuola possa “uscire dallo schermo”, ma ricordiamoci che la didattica a distanza non è stata un’esperienza del tutto negativa. Al contrario, ha rafforzato il patto educativo tra scuola e famiglie».

Anche perché è tutta una sfida: «Le esigenze didattiche non si inventano dall’oggi al domani, la scuola deve evolversi e aderire ai bisogni degli studenti. Tra il ritorno al passato e l’atto di proiettarsi al futuro, la soluzione è investire nella formazione del docente, in ogni ordine di scuola». Quindi, quello di lunedì scorso è stato un momento in cui gli atti programmatici prendono piena concretezza: passando ancora una volta dalla buona idea alla pratica virtuosa.

Ne ha dato atto anche Alessandra Anichini, ricercatrice nazionale di Indire-Avanguardie educative, segnando come l’Istituto comprensivo di Govone abbia dimostrato di trovarsi più pronto di altri nel momento rivoluzionario della Dad: mentre Angelo Bardini, amico del Roero e Ambassador Indire, in un simposio divenuto tutto un gioco tra i concetti di educatività e la musica jazz (con tanto di citazione per Django Reinhardt, virtuoso della chitarra ma privo di alcune dita, inventore del genere “manouche jazz” e a lungo blandito da Duke Ellington) ha avuto modo di dire: «Il jazz ha, tra le sue regole, il saper gestire le situazioni divenute difficili: questo deve essere la scuola, tra cervello ma anche maggiore poesia, creatività, inclusione».

Paolo Destefanis – Marialuisa Tomasi