Il fatto
Nato male e finito peggio, il progetto SuperLega ha diviso tifosi e istituzioni rubando spazio perfino al covid. Cosa resta del tentato golpe calcistico?
Una premessa: Paolo Maldini è lo stesso che più di dieci anni fa pagò la sua scarsa propensione all’ipocrisia (così frequentata nell’ambiente del calcio) e nel giorno del suo addio al calcio (il saluto di un grande campione alla sua tifoseria) mentre tutto il “Meazza” lo applaudiva, incassò beceri fischi dalla curva. Fu il prezzo che l’ex capitano dovette pagare per non essersi mai piegato alla logica del fare buon viso a cattivo gioco. E quindi per non aver mai accettato confronti diretti con gli ultras, nel bene e nel male.
Questa volta la situazione è diversa, ma ha fatto comunque emergere la personalità inconsueta (rispetto alla media) dell’ex difensore. Aprendo al tempo stesso il dibattito. Tutto è cominciato con l’annuncio della nascente (poi abortita) SuperLega di calcio, una specie di golpe ai danni dell’Uefa orchestrato dai club più potenti d’Europa. Tra questi anche il Milan. L’insolito annuncio ha provocato un clamoroso terremoto di reazioni in tutto il mondo: hanno preso posizione capi di governo e massimi dirigenti, oltre che la maggioranza dei tifosi. Tutti contrari al progetto di un torneo d’élite, troppo ricco per essere credibile. Tralasciando qui il merito della questione e dubitando del fatto che sia davvero finita così, va sottolineata la dichiarazione rilasciata da Paolo Maldini subito dopo il deflagrare della notizia: «Vorrei precisare che non sono mai stato coinvolto nelle discussioni che riguardavano la SuperLega, l’ho saputo domenica sera come tutti gli altri. Si è deciso a livelli più alti nella nostra società ma questo non mi esenta dallo scusarmi nei confronti dei tifosi, non solo quelli del Milan ma in generale». Chiedere scusa per qualcosa che non si è commesso, comprendendo la responsabilità del proprio ruolo, è comunque indice di nobiltà d’animo. Questa la prima considerazione. Ma in molti, via web, non hanno preso per buone le parole del dirigente rossonero. Non poteva non sapere, è stata l’accusa più ricorrente. Ha evitato di metterci la faccia al contrario di Andrea Agnelli, un’altra critica.
Eppure, Maldini ha già dimostrato di essere un personaggio estraneo alle manovre tipiche del calcio o, in generale, al conformismo. Pur restando lucido: «Questo è ciò che voglio dire. È anche normale che un dirigente nel 2021 sappia che i ricavi siano importanti. Ci dobbiamo chiedere cosa possiamo imparare da questa vicenda». Forse una cosa si è capita, tra annunci arroganti e finta indignazione: sono pochi quelli che hanno parlato con trasparenza. Almeno Maldini è stato sincero e umile: «Non sono stato coinvolto, ma chiedo scusa».