L’arrivo di 24 migranti nella frazione di Roata Canale (dovrebbero essere ospitati nella Casa delle Opere parrocchiali), le preoccupazioni dei residenti, i manifesti con frasi razziste comparsi in paese. La questione è arrivata nel Consiglio Comunale di Cuneo del 26 aprile, l’ultimo di questa amministrazione.
A presentare un’interrogazione urgente il consigliere di minoranza Beppe Lauria: “Chiedo cosa sta accadendo: perché quello spazio che non sembrava idoneo per fare determinate cose, ora improvvisamente lo diventa per farne altre? Le regole o valgono per tutti o non devono valere per nessuno”. Diversi i consiglieri che hanno voluto intervenire: “Spero che la cosa non vada in porto, perché inserire 24 migranti in una frazione piccola come Roata Canale sarebbe difficile – ha detto Valter Bongioanni della Lega Nord -. Non vorrei che anche a Cuneo arrivino problemi che si sono già verificati da altre parti a causa di una politica permissiva”.
“Io sono più preoccupato dei fogli comparsi in frazione, mi sento più minacciato da chi li ha scritti che non dalle 24 persone che arriveranno – ha controbattuto Gigi Garelli (Costituente Beni Comuni) -. Nel nostro territorio prevalgono situazioni positive, di richiedenti asilo che fanno lavori socialmente utili. Certo che non è una cosa facile che arrivino 24 persone in un posto nuovo: siamo capaci di rendere questa integrazione una forza in più e non far restare questi individui dei corpi estranei? La preoccupazione c’è, ma sicuramente non è colpa loro”. Per Giancarlo Arneodo (Cuneo Solidale), “giocare sulla paura è facile, ma la paura c’è quando non si sa cosa sta succedendo. Per questo è importante informare, e poi serve una politica seria di inserimento”.
Luca Pellegrino (Per Cuneo) ha spostato l’attenzione sull’edificio che dovrebbe accogliere i migranti: “L’unico luogo di ritrovo per i frazionisti è il circolo Acli che si trova all’interno dell’edificio in questione, e che rischierebbe di chiudere: penso che sia importante anche valutare le legittime richieste del quartiere”. Manuele Isoardi del Movimento 5 Stelle ha proposto di “valutare la collocazione di questi ospiti in più punti”. “Porre la questione in termini numerici svilisce l’argomento, ci fa dimenticare che parliamo di persone – ha ribattuto Cristina Clerico (Centro Lista Civica) -. Mi rendo conto che ci sono ansie e preoccupazioni, per questo credo che sull’argomento si debba tornare in maniera costante e continua e non in modo estemporaneo; bisogna creare una cultura che non ci porti più a vedere manifesti come quelli”.
Gianfranco Demichelis (Pd), da residente della frazione chiamata in causa, ha espresso la propria opinione: “Sicuramente condividere la questione con i residenti avrebbe stemperato un po’ la situazione. Auspico che la vicenda non venga trasformata da qualcuno in campagna elettorale, ma che il problema sia affrontato seriamente. Sottolineo che per ora è solo una possibilità che si sta studiando, non è una cosa certa e comunque ci vorrà del tempo. Prendiamo esempio da Ormea, dove si è passati dalla preoccupazione ad una buona gestione che ha portato ad una situazione in cui il lavoro rafforza l’integrazione, e i residenti sono contenti”.
A tutti ha risposto il sindaco Federico Borgna: “I residenti hanno una legittima preoccupazione, perché tra qualche mese potrebbe accadere qualcosa che non conoscono, ma sono convinto che il contenuto di quei manifesti non rappresenti la frazione. La gestione migranti si fa attraverso i Cas (Centro assistenza straordinaria) e gli Sprar (Sistema protezione dei richiedenti asilo) che a Cuneo ci sono già: 52 persone sono ospitate dai Cas, 18 negli Spra. Per questo non vedo l’urgenza della questione, ma è bene che ci si confronti su un argomento importante. L’operazione va comunque condotta perché i migranti continuano ad arrivare”.
“Prendo le distanze anche io da quei manifesti, idioti e inutili – ha concluso Lauria -, ma la non risposta del sindaco non mi soddisfa. Considerate che solo il 3% dei richiedenti asilo ottiene il permesso, il restante 97% dopo due anni sparisce e non si sa dove va. Questa operazione di accoglienza, che si fa da 4 anni, vale 1 milione e 400 mila euro. Credo che in questo Paese ci sia spazio per tutti, ma ci siano anche regole che devono valere per tutti. Perché se quell’edificio non andava bene ieri per fare certe cose, oggi è idoneo per farne altre? Forse perché ballano quei soldi”.
Gabriele Destefanis