Una fervida fede espressa in vere opere d’arte

I santuari mariani della Granda, con le loro peculiarità storiche, sono autentici patrimoni

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Nel mese che per i cristiani celebra la Madon­na, proseguiamo il no­stro viaggio alla scoperta dei san­­­tuari della Gran­da. In frazione Mellea di Farigliano sor­ge il San­tuario Nostra Si­gno­ra delle Grazie. Curato pri­ma dai frati Cistercensi e poi dai Francescani, il San­tua­rio deve le sue origini all’ap­pa­rizione della Vergine ad al­cuni malati, tra cui un certo An­tonio di Montmelian, il 20 maggio 1537, domenica di Pen­­tecoste. Miracolosamente i malati guarirono. Subito, la po­­­polazione costruì in quel luogo una piccola cappella do­ve un secolo do­po, nell’a­pri­le 1637, la madre di Gesù si mostrò a Giovanni Gu­gliel­mo Ferrero, pastore che invocava la Vergine contro la gran­dine. L’attuale costruzione fu completata nel 1642: la pace e l’armonia spirituale che que­ll’edificio emana, nel­l’Ottocento, furono di conforto per Sil­vio Pellico di ritorno in patria dopo le atrocità dello Spiel­berg. Oggetto del culto è un quadro che raffigura Maria Santissima seduta, con il Bam­­bino sul ginocchio sinistro, da lei sostenuto con il brac­cio destro; la madre si in­china verso il piccolo Gio­vanni Battista che gli offre un mazzo di fiori.

Alla Beata Vergine del Pilone è dedicato il Santuario di Mo­retta, lungo la strada che conduce a Villafranca Pie­monte: fu costruito tra il 1684 e il 1786, a ricordo di un evento miracoloso avvenuto il 23 luglio 1684. Per tre giorni il pilone si mosse vacillando inin­terrottamente dopo aver operato il miracolo della guarigione di dodici vacche di proprietà di una contadina. A questo seguirono altri due eventi miracolosi. Sul pilone, peraltro, era riportato un af­fre­sco riproducente la Vergine con in braccio Gesù Bambino, il quale accoglieva nelle mani una piccola colomba mentre la Ma­don­na, con la mano libera, stringeva un pera.

A Cuneo, all’inizio di via del­la Battaglia, nei pressi di Villa Tornaforte, si trova il San­tuario della Madonna del­l’Ol­mo. In un rogito del 1445 è attestata la presenza di un pilone nei pressi del quale la Madonna apparve a un sordomuto che custodiva il be­stiame, donandogli la vo­ce. L’opera raffigurata sul pi­lone miracoloso si trova oggi al­l’interno della chiesa edificata tra il 1593 e il 1595, dietro l’altare maggiore. Rap­presenta la Madonna in tro­no che allatta il Bam­bino con ai lati i santi Fran­cesco d’As­sisi, che sorregg­e la croce, e Bernardo da Men­tone, che tie­ne con una mano il bastone abbaziale e con l’altra strin­ge il demonio in­catenato ai suoi piedi. Sullo sfondo si innalza un olmo. Il padre ago­­­stiniano Lovera, nel suo “Com­­pendio delle gratie”, elenca oltre cinquanta miracoli verificatisi nel corso del 1595, anno poi denominato “di grazia”.

Il Santuario Maria Ausi­lia­tri­ce di Monticello d’Alba è in frazione Valdoza, nel luo­go ove sorgeva un precedente pi­lone votivo. Fu edificato tra gli anni 1923 e 1926 qua­­­le ringraziamento per es­sere ritornati in­­­co­lumi dalla Prima Guerra Mondiale da part­e dei giovani del posto e delle loro famiglie e in memoria dei concittadini caduti, come ricorda la lapide posta sul lato destro dell’edificio: “I Mon­ti­cel­lesi di val d’Oza agli invitti eroi che si immolarono per la patria questa Chiesa votiva de­dicata alla memoria della vit­toria edificarono ne­gli anni MCMXIII-XXVI, au­spice il sin­daco Ing. Boella Cav, Gio­vanni, progettista”. Vi si venera una statua in legno della Madonna, risalente al 1926.

Ad Alto il locale Santuario è dedicato alla Madonna del Lago perché sorge sulla riva di un suggestivo laghetto. Fu edi­ficato tra il 1630 e il 1640 e, originariamente, era dedicato alla Nostra Signora della Visitazione. La prima domenica di luglio il luogo richiama un gran numero di turisti e fedeli per la Festa della Ma­donna del Lago e della relativa e tradizionale Processione che è caratterizzata dalla “cas­sa” che rappresenta la Visita­zione di Maria a Santa Elisa­betta, dai priori vestiti con le caratteristiche cappe bianche e da varie confraternite liguri e piemontesi che portano in processione attorno al lago i co­siddetti “Cristi”, altissimi cro­cifissi variamente e vistosamente decorati. La leggenda racconta che il lago si sia formato miracolosamente e al­l’im­provviso: infatti nella re­lazione della visita pastorale del vescovo Costa di Al­ben­ga avvenuta a metà del ’600 non viene effettivamente citata la presenza di alcun lago.

Negli anni successivi si racconta che un contadino con i suoi buoi preferì continuare a lavorare la do­menica disdegnando la Messa festiva. Per questo fu punito e una massa d’acqua venuta dal cielo lo sommerse trascinandolo sul fondo insieme ai buoi. Dalla nascita miracolosa del lago si decise di costruire un santuario proprio in quel luogo.

Articolo a cura di Elio Stona