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Un vero visionario

Ritratto di Elon Musk, l’uomo che ci porterà su Marte: le sue grandi realtà imprenditoriali, dallo spazio alla guida verde, anticipano semplicemente il futuro. Un’ascesa straordinaria, ma non semplice. A cominciare dal bullismo

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Elon Musk occupa il terzo posto tra gli uomini più ricchi del pianeta, con un patrimonio stimato in 146,7 miliardi di dollari, e chissà cosa penseranno, scorrendo la classifica di Forbes, i bulletti che lo perseguitavano da bambino, arrivando a buttarlo giù dalle scale e pestarlo fino a perdere conoscenza. Lo svelano le biografie, ma non tutti lo sanno, ed è opportuno ripeterlo per trasmettere coraggio a chi subisce oggi tra i banchi o nei cortili, ricordare che la vita non premia l’arroganza e la violenza, ma l’applicazione, l’intelligenza e la tenacia.
Forse prendevano in giro Elon perché era introverso, perché preferiva la quiete di una libreria alla bolgia di un impianto sportivo; più facilmente perché era già un visionario: è questa la sua definizione più diffusa, adesso naturalmente in accezione positiva, poiché il successo affonda radici nella capacità di immaginare la realizzazione di scenari futuristici. Raccontano che il suo primo vero esperimento imprenditoriale risalga all’università, quando trasforma in locale notturno la casa affittata con altri studenti, in realtà l’ascesa comincia a dodici anni quando crea un videogioco e lo vende per 500 dollari a una rivista di computer. Il suo percorso di studi è una gimkana tra Paesi, occasioni e passioni: si diploma in Sudafrica, dove resta a vivere con il papà dopo il divorzio, si iscrive all’università in Canada dove raggiunse la mamma, completa gli studi di fisica ed economia in Pennsylvania, inizia il dottorato alla Stanford ma lo interrompe per immergersi nel lavoro. Letteralmente, negli anni dell’ascesa vive in ufficio.
Comincia chiedendo al padre un prestito di 28.000 dollari, utilizzati per fondare la prima azienda con il fratello: vende e acquisisce, ingrandisce e allarga, varia dall’online banking alla ricerca spaziale e alla guida verde. Un visionario, si diceva. Vuole colonizzare Marte e pensa alla traduzione im­prenditoriale di pagine e pellicole di fantascienza divorate, medita di acquistare dei razzi russi dismessi e poi conclude che gli costa meno fabbricarli. Con la sua Space X, prima agenzia spaziale privata, li costruisce davvero, inseguendo e centrando l’obiettivo di abbassare i costi dei viaggi nello spazio, e intanto produce anche auto elettriche con la Tesla Motors. Un’ascesa, si dirà, tutto rose e fiori, invece i momenti bui non mancano, il peggiore nel 2008 quando le aziende soffrono tutte e lui attinge a prestiti personali: è il momento in cui gli danno del visionario ma in senso negativo, finché la Nasa non chiede a Space X di portare materiali nello spazio, firmando un contratto da 1,5 miliardi di dollari, e Tesla non trova finanziatori esterni. Non finisce qui. Musk mette su una no profit di ricerca per assicurarsi che l’intelligenza artificiale non prenda il sopravvento, pensa all’impianto di un computer nel cervello umano, concepisce un tunnel sotto Los Angeles, studia un sistema di trasporti che colleghi Los Angeles e San Francisco in mezzora, è un passo dal mandare le persone su Marte. Forse dietro il suo successo c’è anche la sindrome di Asperger, di cui soffre, appartenente allo spettro autistico: oltre poter creare problemi relazionali, comporta la concentrazione ossessiva su un tema complesso. Forse è solo una coincidenza, ma è stata diagnosticata anche al compianto Steve Jobs e Bill Gates. Gli uomini che ci hanno portato nel futuro.

BaNNER
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